Un mio amico, appassionato di Ufologia, dopo una certa discussione mi ha scritto:
‘Senza voler far polemica, in sintesi, io credo al fenomeno ufo perchè sono informato dei fatti. Tu non ci credi perchè non sei informato dei fatti. Ho impiegato 20 anni per capire la realtà del fenomeno. Sono stato più scettico di molti altri. Alla fine ho dovuto piegarmi alla realtà. … L'ufologia non è una materia semplice che si impara con un libro. E' una materia complessa (non lo dico io) che richiede almeno 2 anni di studio. Dopodichè uno può cominciare a parlare con senno e non a vanvera. Non prima. Con ciò spero di aver chiarito’.
La mia risposta:
Mi dispiace che la discussione si sia così tanto infervorata. Ad ogni modo io non sono scettico sugli UFO, credo che esistano, se non altro, come dice il nome, come oggetti non identificati. Mi sembrerebbe assurdo pensare che siamo soli nell’universo. Perciò non è qui il motivo del contendere. Per me il discorso importante è che vi sia un approccio critico (che, si badi bene, non vuol dire necessariamente negativo) verso OGNI ARGOMENTO. Io per esempio non ho NESSUNA VERITA’ DA DIFENDERE, e quindi posso approcciare ogni argomento con attenzione e agnosticismo.
Il fenomeno degli UFO ha una tale documentazione che sarei uno stolto a negarlo. Quello che mi disturba è l’approccio fideistico, per cui ogni giorno c’è una notizia sensazionale di cui giorni dopo nessuno dice più niente. Questo lo rilevo in Ray che frequento molto (te ti frequento meno quindi posso dire poco). Ray è sempre alla ricerca di qualcosa di sensazionale e di meraviglioso. Essendo così infervorato, ogni giorno ce n’è una e tutte vengono presentate come verità. Perché? Perché l’ha detto Tizio o Caio, perché è stato visto in televisione, perché il libro tale lo dice.... Il guaio è che siamo nell’epoca della falsificabilità assoluta e in questa società dello spettacolo ci sono infinite motivazioni per voler creare o falsificare una notizia. Grandi falsificatori esistevano già nelle epoche passate, sia in archeologia, sia in pittura e, insomma, in ogni campo. Figurarsi oggi, con i prodotti mediatici che vi sono in giro e che anche un dilettante può usare. Perciò? Io credo che un atteggiamento interessato ma critico, cioè attento alle prove ma anche (e qui sta il difficile da accettare per chi è innamorato di alcune tesi) alle controprove, sia auspicabile. Io leggo molto di storia. Capita di vedere autori, anche famosi, talmente innamorati delle proprie tesi da arrivare a vedere cose partendo da indizi risibili. Ho sempre pensato che il metodo migliore per affrontare ogni argomento sia quello in uso nei processi americani, tipo: ‘Obiezione, si tratta di un sentito dire’ oppure, rivolto al teste: ‘Dica ciò che ha visto realmente e non ciò che ha pensato sul fatto’ oppure ancora ‘questa è un’interpretazione, non un fatto’ e così via. Questo è il metodo per affrontare gli argomenti: i fatti distinti dalle opinioni. Purtroppo al giorno d’oggi anche i fatti possono essere facilmente manipolati. Il campo ufologico si presta molto all’innamoramento, alla fede, al protagonismo. Per questo non vi ho interesse, anche se l’argomento sarebbe molto interessante. L’innamoramento è sempre mendace: basta vedere come le prime volte che siamo innamorati di qualcuno ne vediamo solo i lati presunti meravigliosi: la realtà cominciamo a scoprirla quando la mente si raffredda un po’ e comincia a prendere le distanze. Per questo gli innamoramenti finiscono. A volte al loro posto subentra l’amore, che è diverso dall’innamoramento...ma questo è un altro discorso.
Questo atteggiamento io l’ho anche in campo spirituale. Io non ho innamoramenti per nessuno né fede cieca in nessuno. Né in Dio, né in Gesù, né nel Buddha e tantomeno in Krishna o altri, per non parlare dell’Islam o di Osho. Senza preconcetti mi interesso a tutto ma non sposo niente. Recentemente ho riletto la Bibbia e i vangeli e anche l’Apocalisse. Una mente libera può vedere tutte le incongruenze che vi trova, soprattutto nella Bibbia e nell’Apocalisse e anche nel Vangelo di Giovanni, e questo pur riconoscendo con obiettività la stranezza e il valore storico, sociale e spirituale di un Gesù. Per esempio è riconosciuto da molti storici che Gesù pensava che il regno di Dio fosse per venire davvero mentre egli era in vita. Lo scrittore dell’Apocalisse pensava a questo trauma storico come un fatto che doveva avvenire a brevissimo tempo. I Testimoni di Gehova, altri infatuati, l’hanno pensato a proposito del 1914 e poi, visto che non era accaduto, hanno proposto e propongono altre date! Ma lo stesso spirito critico l’ho applicato al Buddhismo. Tutti gli ‘innamorati’ delle varie fedi hanno glorificato i loro fondatori. Questo vale per Gesù, la cui resurrezione è tutt’altro che chiara. Se un giudice moderno (americano e non fideista) avesse esaminato il caso, cosa avrebbe dedotto? Avrebbe visto una vicenda dai contorni incerti dove lo stesso Matteo che parla di Gesù in vita con dovizia di particolari, diventa improvvisamente vago. Lo stesso Buddha è stato, nel tempo, glorificato finché, nel Pantheon orientale, è divenuto quasi un Dio creatore.
Mi interessa il Buddhismo storico perché dice che tutto è privo di sostanza reale, compresi i concetti e i punti di vista (intendendo con quest’ultimo termine un concetto a cui si aderisce acriticamente contando sul fatto che ‘io sono eccezionale’ e quello che credo è senz’altro vero). Ho degli amici che mi classificano come buddhista pensando, in cuor loro, di come io sia stolto. Ma si sbagliano. Da vero buddhista non aderisco a niente, neanche al buddhismo stesso, se non come un metodo di indagine del reale e di pratica. Perciò non devo difendere nulla perché tutto è privo di sostanza reale. Così puoi criticare il Buddha, il Dharma e il Sangha e io resto relativamente indifferente. Cito sempre l’episodio di mia zia che, essendo a pranzo con me e un amico, per provocare disse: ‘Il Buddha non vale niente’. ‘Ed è proprio così’ dissi ridendo, ma lei non capì ovviamente il senso che c’era dietro questa mia affermazione. Anche per questo non mi vedrai mai con una divisa (grazie, il militare l’ho già fatto e da allora detesto le divise) né mi vedrai usare bastoncini di incenso o erigere altarini (il Gonzohon che già nel nome...). Invece qualcun altro per un bel pezzo ha vestito di arancione o simile, ha portato ciondoli e catene, e tu sai a chi mi riferisco. Lo scopo del Buddhismo è quello di divenire liberi. ma si può divenire liberi aderendo a rituali, divise e concetti? Per divenire liberi bisogna praticare la libertà da subito, non aspettando un evento salvifico misterioso, un giorno X o un salvatore Y. Essere liberi vuol dire fare pulizia nella mente. La mente deve essere una stanza vuota oppure una stanza dove tutto può transitare ma niente si ferma.
Mi interessa il Buddhismo storico perché dice che tutto è privo di sostanza reale, compresi i concetti e i punti di vista (intendendo con quest’ultimo termine un concetto a cui si aderisce acriticamente contando sul fatto che ‘io sono eccezionale’ e quello che credo è senz’altro vero). Ho degli amici che mi classificano come buddhista pensando, in cuor loro, di come io sia stolto. Ma si sbagliano. Da vero buddhista non aderisco a niente, neanche al buddhismo stesso, se non come un metodo di indagine del reale e di pratica. Perciò non devo difendere nulla perché tutto è privo di sostanza reale. Così puoi criticare il Buddha, il Dharma e il Sangha e io resto relativamente indifferente. Cito sempre l’episodio di mia zia che, essendo a pranzo con me e un amico, per provocare disse: ‘Il Buddha non vale niente’. ‘Ed è proprio così’ dissi ridendo, ma lei non capì ovviamente il senso che c’era dietro questa mia affermazione. Anche per questo non mi vedrai mai con una divisa (grazie, il militare l’ho già fatto e da allora detesto le divise) né mi vedrai usare bastoncini di incenso o erigere altarini (il Gonzohon che già nel nome...). Invece qualcun altro per un bel pezzo ha vestito di arancione o simile, ha portato ciondoli e catene, e tu sai a chi mi riferisco. Lo scopo del Buddhismo è quello di divenire liberi. ma si può divenire liberi aderendo a rituali, divise e concetti? Per divenire liberi bisogna praticare la libertà da subito, non aspettando un evento salvifico misterioso, un giorno X o un salvatore Y. Essere liberi vuol dire fare pulizia nella mente. La mente deve essere una stanza vuota oppure una stanza dove tutto può transitare ma niente si ferma.
Ti ringrazio per avermi spinto a scrivere questa lunga risposta. Vista la mia pigrizia, ti avviso che me ne servirò per la mia nuova Newsletter (così avrò preso due piccioni insostanziali con una sola fava ) .
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