sabato 19 agosto 2006

Vacuità

"Emptiness" da Thanissaro Bhikkhu



© proprietà letteraria riservata 1997 Thanissaro Bhikkhu



La vacuità o vuotezza è una maniera di percezione, una via di guardare all’esperienza. Aggiunge nulla e prende nulla dai dati crudi degli eventi fisici e mentali. Guardi agli eventi nella mente ed ai sensi senza alcun pensiero se vi sia qualche cosa dietro di essi.

Questa maniera è chiamata vacuità perché è vuota delle presupposizioni che di solito aggiungiamo all’esperienza per trarne un senso: le storie e la visione del mondo che foggiamo per spiegare chi siamo ed il mondo in cui viviamo. Benchè queste storie e punti di vista abbiano i loro usi, il Buddha trovò che alcune delle domande più astratte che esse sollevano--della nostra vera identità e della realtà del mondo fuori--attirano l’attenzione via da un'esperienza diretta di come gli eventi si influenzano l'un l'altro nel presente immediato. Così ostacolano nella via quando cerchiamo di capire e risolvere il problema della sofferenza.

Per esempio, voi state meditando ed un sentimento di rabbia verso vostra madre appare. Immediatamente, la reazione della mente è identificare la rabbia come la"mia" rabbia, o dire che"sono" adirato. Essa poi elabora sulla sensazione, sia elaborando nella storia della vostra relazione con la madre, o sul vostro punto di vista di quando e dove la rabbia verso la propria madre possa essere giustificata. Il problema con tutto questo, dalla prospettiva del Buddha, è che queste storie e punti di vista comportano molta sofferenza. Più siete coinvolti in essi, più venite distratti dal vedere la causa reale della sofferenza: le etichette di "io" e "mio" che hanno messo il processo intero in moto. Come risultato, non potete trovare la via di portare alla luce quella causa e portare la sofferenza a una fine.

Se, comunque, potete adottare la modalità della vacuità—non agendo o non reagendo alla rabbia, ma semplicemente osservandola come una serie di eventi, --potrete vedere che la rabbia è vuota di qualche cosa degna di identificazione o di possesso. Dominando la modalità della vacuità in maniera sempre più efficace, potrete vedere che questa verità è valida non solo per emozioni così aspre come la rabbia, ma anche per gli eventi più sottili del regno dell’ esperienza. Questo è il senso in cui tutte le cose sono vuote. Quando vedete questo, comprendete che le etichette di "io" e "mio" sono improprie, non necessarie, e causano nient'altro che stress e pena. Potete allora lasciarle cadere. Quando le lasciate cadere totalmente, scoprite una maniera di esperienza che si trova più in profondità, uno che è una che è totalmente libera.

Dominare la modalità della vacuità della percezione richiede addestramento in ferma virtù, concentrazione, e discernimento. Senza questo addestramento la mente tende a stare nella maniera che continua a creare storie e visioni del mondo. E dalla prospettiva di quella maniera, l'insegnamento della vacuità suona semplicemente come un’altra storia o un altro punto di vista sul mondo con nuove regole di base. Nei termini della storia della vostra relazione con la madre, sembra dire che non c’è realmente nessuna madre, nessun voi. In termini dei vostri punti di vista del mondo, sembra dire sia che il mondo non esiste realmente, sia che la vacuità è il terreno della grande base indifferenziata dell’ essere da cui noi tutti siamo venuti ed alla quale un giorno o l'altro tutti noi ritorneremo.

Queste interpretazioni non solo mancano il significato di vacuità ma anche trattengono la mente dall’ ottenere la modalità corretta. Se il mondo e la gente nella storia della vostra vita non esistono realmente, allora tutte le azioni e reazioni in quella storia sembrano come una matematica di zeri, e vi potrete chiedere se vi sia qualche senso nel praticare la virtù. Se, d’altra parte, vedete la vacuità come il terreno dell’ essere al quale dobbiamo tutti ritornare, allora che bisogno c’è di addestrare la mente in concentrazione e discernimento, poichè stiamo tutti andando là in ogni modo? E anche se avessimo bisogno di addestramento per ritornare al nostro terreno di essere, cosa ci potrebbe trattenere dal riemergerne e dal soffrire di nuovo, ancora e ancora? Così in tutti questi scenari, l'idea di addestramento della mente sembra futile e spuntata. Per focalizzarsi sulla domanda se vi sia o non vi sia realmente qualcosa dietro l’ esperienza, essi impigliano la mente in problemi che la trattengono dal restare nella modalità del presente.

Ora, storie e punti di vista, servono a uno scopo. Il Buddha li proponeva quando insegnava, ma non usò mai la parola vacuità quando parlava in queste maniere. Egli narrò le storie di vite della gente per mostrare come la sofferenza proviene dalle non-abili percezioni dietro le loro azioni, e come la libertà dalla sofferenza possa provenire dall’ essere più percettivi. Ed egli descrisse i principi di base che sono posti sotto il ciclo di rinascita per mostrare come azioni cattive intenzionali conducano alla sofferenza in quel ciclo, mentre realmente azioni abili (buone) possano portarvi al di là di questo ciclo. In tutti questi casi questi insegnamenti sono stati mirati a ottenere che la gente si focalizzasse sulla qualità delle percezioni ed intenzioni nelle loro menti nel presente--in altre parole, ottenerli nella maniera della vacuità. Una volta là, essi possono usare gl'insegnamenti sulla vacuità per il loro scopo intenzionale: allentare tutti gli attaccamenti a punti di vista, storie, ed assunzioni, lasciando la mente vuota di ogni avidità, rabbia, ed inganno, e così vuota di sofferenza e stress. E quando arrivate lì, questa è la vacuità che conta realmente.

Nota a questo testo:

La vacuità è intesa come la mancanza di sostanza reale in tutte le cose, la mancanza di io e mio. Il che non esclude l’esistenza di una verità relativa, quella della vita di tutti i giorni. Per es. Naagaarjuna distinse chiaramente tra verità assoluta e verità relativa. Poiché tutto dipende da tutto (inter-essere o "coproduzione condizionata") non vi è niente nell’esperienza che possa essere dichiarato come sostanza reale delle cose. A meno che, naturalmente, non ci si basi su qualche sostanza "misteriosa". Ma proprio questo produce i punti di vista più svariati e l’attaccamento ai punti di vista, che porta al conflitto, alle guerre di religione, all’integralismo fanatico. E poiché non vi è liberazione se si è attaccati…

La vacuità è una delle tre porte alla Liberazione. Vi è uno specifico samadhi della Vacuità. Gli altri due sono i samadhi della non direzionalità o assenza di scopo ed il samadhi del "senza segni". La stessa Liberazione va vista come vuota di sostanza. Questo è interessante. Cosa suggerisce per la pratica meditativa?

Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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