lunedì 19 febbraio 2007

Né ideazione né non ideazione

Stamani il mio caro amico Raimondo, una persona molto semplice, mi ha chiesto che cosa ne pensassi della religione Cattolica. Gli ho detto che cosa ne pensavo e che cioè non sono credente, che non credo che Gesù sia figlio di Dio (figurarsi se la divinità può avere un figlio) e che, per esempio, il Dio della Bibbia, che permette il massacro di intere città, inclusi i bambini (oggi lo chiameremmo genocidio!) ad opera di un popolo cosiddetto ‘eletto’ , sa di giustificazionismo storico oppure è un Dio creato dagli uomini a loro immagine e somiglianza. “Il dio della Bibbia è proprio fatto a immagine e somiglianza umana: è rabbioso, vendicativo, discrimina…” . Lo stesso Ray si pone molte domande, nella sua semplicità, ma poi conclude che lui ha fede! E poi torna però alla carica con un’altra domanda: “ Ma che ne pensi allora delle sedute spiritiche?” “ Mah, io non ho mai escluso che possano esistere altre dimensioni della mente….” “ Ma secondo te sono gli spiriti o è il diavolo?” “ Non ne ho idea e sinceramente non mi interessa nemmeno” . “Comunque anche tu pensi che qualcosa c’è!” . “ Sì, probabilmente qualcosa c’è! E’ come le onde radio: mica le puoi percepire, ma ci sono. Quindi è possibile che ci sia qualche altra forma di esistenza. Ma in ogni caso sarebbe solo una variabile delle varie forme di esistenza! Farebbe semplicemente parte di questo Universo!”.

Ho poi voluto precisare: “Anch’io sono religioso ma la mia è una religione atea. Secondo me la vera religiosità è fare pulizia nella mente. Fare pulizia di tutti i concetti, di qualunque tipo, compresi quelli religiosi – le religioni le hanno fatte gli uomini. Sbaraccare tutto il ciarpame che abbiamo nella mente, tutti i concetti che ci sono stati dati dal mondo in cui viviamo”.

Oggi, sabato, abbiamo fatto meditazione di gruppo. “ La nostra meditazione è quella di aprire il nostro campo della coscienza al massimo. Dobbiamo però evitare di esserne catturati, specialmente di essere catturati dai pensieri. Bisogna accettare che ci siano ma solo sfiorarli, vederli come i titoli di coda di un film (quante volte, negli anni, avrò detto questa frase?) . Sfiorarli e basta, evitare di soffermarsi su di essi.  Nello stesso tempo, ripeto, accettarli. Occorre osservare gli stati d’animo, anche disturbati, che possono presentarsi e fare questa semplice considerazione: ‘Ci sono cause e condizioni per cui la mia mente è così in questo momento’ . Quando mi dico questo, quando mi sono detto questo anche in situazioni difficili, di grande agitazione, ho sentito la mente che si acquietava e si stabilizzava e una sensazione piacevole. Nell’accettazione la mente è sempre piacevole.

In ogni caso noi dobbiamo evitare di soffermarci sui pensieri per non esserne risucchiati. In questo c’è ancora un certo dualismo, il fatto di evitarli in qualche maniera porta a una loro negazione. Però in contemporanea c’è anche la loro accettazione. Si crea un paradosso, li accettiamo ma li neghiamo. Poi ad un certo punto, quando abbiamo conseguito una buona stabilizzazione e concentrazione, passiamo a evitare di soffermarci anche sul non-soffermarci. Ecco, la meditazione di tipo Madhyamika (Madhyamika è una scuola buddhista e significa Via di Mezzo, via di mezzo fra gli estremi) è una NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE. E’ particolare. Non soffermarsi nemmeno sul non-soffermarsi significa effettuare il ritorno all’osservazione e all’accettazione piena questa volta dei fenomeni e dei concetti” .

“Però con un’altra qualità” interloquisce Luca, “ in pratica fai tanta strada per ritornare dove sei. E ci torni però con una consapevolezza diversa” .

“ Sì, si può definire questo stato come NE’ IDEAZIONE NE’ NON IDEAZIONE.  Non accetti l’ideazione, ne prendi le distanze, ma non accetti nemmeno la NON IDEAZIONE. Accetti tutto quello che c’è in ultima analisi ma non ne sei minimamente coinvolto. C’è la scena degli eventi e c’è la consapevolezza che resta sullo sfondo: o meglio, la coscienza e gli avvenimenti diventano la stessa cosa, ma vi è una qualità di distacco.

[Questo è un paradosso, ma è effettivamente il paradossale che si va a conciliare nella meditazione. Nella logica aristotelica A non può essere B: qui invece troviamo identificazione e disidentificazione presenti in contemporanea. Ma la meditazione deve portare a questi pardossi dove A e B superano il dualismo in una sorta di conciliazione degli opposti] .

Naturalmente all’inizio non è facile. Occorre acquisire abitudine a questo tipo di pratica, quello di guardare e sfiorare appena, quello di saper riconoscere i vari fenomeni. In particolare è importante cogliere, in una fase iniziale, la differenza che c’è ad esempio fra una sensazione o percezione fisica e i pensieri che ne derivano. Cogliere che una cosa è ad es. la sensazione o percezione uditiva e un’altra cosa è l’ideazione che ne consegue, l’identificazione o il ragionamento che sorgono subito dopo. Una cosa è il fisico, una cosa è il mentale, anche se si condizionano a vicenda.”

Superando il timore di reificazione delle parole, di dare cioè sostanzialità a concetti di insostanzialità, userei la parola ‘misticismo del reale’ per indicare la nostra pratica. Il misticismo di chi vede, cioè, come la realtà ultima sia appunto questa realtà in cui viviamo, in cui siamo immersi.

Cito qui il detto che ho messo come ‘motto-firma’ alle mie e-mail (<(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25) :

"Whatever is the limit of Nirvaana
that is the limit of cyclic existence.
There is not even the slightest difference between them,
or even the subtlest thing"

“Qualunque sia il limite del Nirvana

Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara  ) .

Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro

E nemmeno la cosa più sottile”

"The Pacification of all objectification
and the pacification of illusion:
no dharma was taught by the Buddha
at any time, in any place, to any person"
(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)

Gli strati della mente

(Meditazione camminata e altro... )

Il Cimitero di Sant’Andrea di Compito è il luogo più bello del paese. Situato a metà di una collina, da esso si vede tutta la vallata, spaziando fino al bacino del Bientina verso est e fino a Lucca e alle Apuane verso ovest; il nord e il sud sono coperti da monti. E’ uno dei miei luoghi preferiti, oltre a contenere la tomba dei miei genitori. Mi dà molta pace ed agio alla meditazione camminata arrivare fino lì.

Guardare il sorriso di mio padre e mia madre sulla foto tombale mi riscalda ancora il cuore e mi riempie di gratitudine per loro. Mi capita di scrivere questo e casualmente mi accorgo che proprio nel maggio del 2000 si è conclusa la loro malattia. Perciò è casualmente bello che mi sia ritrovato a ricordarli qui.

Come dicevo, la visita al cimitero mi dà molta quiete. C’è un lasciarsi andare e di fronte a quel meraviglioso paesaggio c’è una identificazione con il tutto che è fonte di appagamento e della sensazione meditativa di essere in contatto con “le cose come sono”: non vi sono pensieri, c’è questo senso solo di essere con il mondo.

Pure la mia pratica mi porta subito dopo a “risvegliarmi” e ad accorgermi che questa è semplicemente un’altra concettualizzazione, una delle più sottili, purtuttavia una concettualizzazione. Mi accorgo di aver fatto della metafisica ed osservo me mentre appunto faccio della metafisica, creo religione. E’ questo il livello delle (ultime?) illusioni, il livello appunto delle creazioni e percezioni “religiose”, quello che innumerevoli persone che conosco pensano sia forse il livello massimo, quello che definiscono “il livello del cuore”. In realtà questa è ancora una creazione mentale, pensare cioè di aver conseguito “qualcosa”, quello che si è conseguito è semplicemente un’ulteriore illusione, un’ulteriore concettualizzazione in un mondo costruito concettualmente.

Riprendo l’argomento della camminata con un breve brano che ho spedito ad un’amica:

“Oggi ho fatto quella camminata sulle mura, è stato bello perché per lo più sono stato in meditazione camminata. Cioè osservavo continuamente (o quasi) la mente e la sua reazione alle cose, cercando di aderire al reale e di non formare concetti, poi facevo ancora un passo indietro ed osservavo me mentre cercavo di non avere concetti, quindi osservavo la quiete relativa
della mente.

E' bello guardarsi così, si entra come in un'altra dimensione, spaziosa, simile allo spazio. e nello stesso tempo non si perde il contatto con la realtà perché quello che c'è da osservare sono appunto le nostre reazioni di fronte alla realtà”.

Fare meditazione camminata è difficile. Molti pensano che fare meditazione camminata sia semplicemente farsi una passeggiata. Viene anche detto che è un momento piacevole. Questo è vero ma in genere stiamo solo pensando. Fare meditazione camminata è qualcosa di più difficile, è fare continuamente un passo indietro e vedere cosa passa nella testa e nel corpo e magari fare un ulteriore passo indietro e vedere cosa stiamo elaborando a livelli più sottili su ciò che stiamo osservano. E forse fare ancora un passo indietro...

Perciò se stiamo semplicemente pensando, questa non è realmente meditazione di consapevolezza. Ci stiamo afferrando ai nostri pensieri o forse sono essi che ci stanno afferrando oppure semplicemente la nostra mente entra in contatto con i suoi oggetti mentali lì depositati. Perciò è forse un’illusione pensare di fare meditazione camminata se prima non si è sviluppata una certa capacità di attenzione nella meditazione seduta. E perché? Semplicemente perché nel movimento sono coinvolti troppi fattori e non c’è tempo per vedersi. Per questo non mi piace correre e mi piace la marcia veloce: perché nella marcia posso osservarmi, nella corsa mi riesce più difficile.

Questo è il perché il maestro U-Vijiaya insisteva: “ Nella vita di tutti i giorni, rallentate le attività”.

Perciò la meditazione seduta è essenziale, il sedersi è essenziale. Nella seduta si vede meglio quello che c’è, forse vediamo soltanto la semplice confusione delle nostre teste, ma lo vediamo. Una volta sviluppata una certa capacità di portare a galla continuamente questa attenzione, la meditazione camminata diventa mano a mano più importante.

Un’altra cosa che ho notato nella marcia veloce è che se il livello dei pensieri è alto, se cioè vi sono tanti pensieri e soprattutto pensieri di risultato o di scopo (“quanto manca ad arrivare a...?”), la marcia diventa estremamente faticosa e tediosa. Se invece osservo i pensieri facendo mentalmente vari passi indietro, questi tendono a scomparire e si entra in una dimensione di quiete attenta e spaziosa. Questo è significativo: è l’ennesima constatazione che la concettualizzazione fa parte del processo di sofferenza e che la libertà dalla concettualizzazione ha a che fare con la Liberazione della mente.

Noi abbiamo poi sviluppato un modo di camminare particolare, basato sulla camminata del Qigong o meglio del Yiquan (“Kungfu della Mente”) . Questo modo di camminare è molto lento, simile a quello del Taiji, ed è fatto in apertura, in apertura totale cioè verso quello che abbiamo di fronte. La postura ha infatti le braccia aperte all’altezza dei fianchi circa. Essendo fatto così lentamente permette di osservare momento per momento; essendo attento al corpo ed ai suoi movimenti (per es. snodare le articolazioni delle braccia e spalle) riduce moltissimo la distrazione. L’essere aperti, letteralmente esposti al tutto, dà un senso di calma e compenetrazione. Inoltre questo modo di camminare dà realmente energia. Ci si sente meglio dopo averlo fatto (per lo meno a me accade così) .

Questo è l’ultimo testo prima dell’estate, perciò esporrò un altro argomento di cui abbiamo trattato nelle ultime meditazioni. La meditazione non è cupezza. All’inizio forse è così per qualcuno; in ogni caso occorre trovare il senso della gioia della pratica. La gioia è collegata alla quiete, alla calma. La gioia è uno dei fattori del Risveglio (vedi sotto il titolo della Newsletter). Non bisogna aver paura di questa gioia ed anzi occorre coltivare la gioia nella vita di tutti i giorni. Dobbiamo essere in grado di riconoscerla e non farci troppo avvelenare dalle concettualizzazioni. Anche riconoscere la gioia è una concettualizzazione, ma una concettualizzazione utile. In ogni caso occorre sempre fare il passo indietro e riconoscere la concettualizzazione. Stranamente la gioia crescerà, anche se in forma più sottile, purificata.

Un’ultima cosa sulla concettualizzazione. Occorre osservare la concettualizzazione sempre o almeno più che possiamo. Capire che stiamo sempre concettualizzando, che il nostro mondo è un mondo di concetti e linguaggio. E’ un mondo che va gradualmente abbandonato nella forma della proliferazione mentale (naturalmente non possiamo abbandonare la concettualizzazione tecnica che ci serve nella vita, ma bisogna sempre osservare per capire dove questa finisce ed inizia la proliferazione). Questo deve riverberarsi in un maggiore silenzio e in un abbandono dei concetti e delle liti, nonché in un uso attento della parola.

L’altro non è il nemico o l’avversario. Occorre piano piano abbandonare i dualismi pur mantenendo capacità critica ed osservazione continua.
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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