martedì 18 giugno 2013


IL LINGUAGGIO DELLA LIBERAZIONE

La liberazione è essere liberi. Molte grazie, diranno i miei cinque lettori (come diceva Collodi) , questa è una tautologia, cioè il cane che si morde la coda. E’ esatto. Ho sempre sostenuto che la realtà ultima, la visione e il linguaggio della realtà ultima, sono basate su cose semplici. LA BANALITA’ E’ LA LIBERAZIONE.

Personalmente sono sempre stato complicato e nulla affatto semplice. Pure, in una determinata esperienza di illuminazione, ho visto che l’illuminazione e la semplicità erano la stessa cosa. In quel momento ero semplice, terra-terra. Come, dunque lo scemo del villaggio è un Liberato? Sì e no oppure no e sì, in ordine di importanza. Lo scemo del villaggio è un Buddha, Buddha, cioè una persona illuminata, liberata. Se non fosse, ahimè, lo scemo del villaggio.

Questo è il linguaggio della illuminazione, del risveglio. Linguaggio semplice e complicato alla stessa maniera, linguaggio che rispecchia l’unità degli opposti. E questa è la realtà ultima, l’unificazione degli opposti.

Il linguaggio della realtà ultima è il linguaggio delle cose banali. Si potrebbe dire un linguaggio del minimalismo. Non mi è mai piaciuto molto Confucio, che ho sempre giudicato un conservatore reazionario, però lo Zhongyong , una sua opera, è stato da qualcuno tradotto con ‘Focusing the Familiar’, cioè focalizzarsi sulle piccole cose. A volte viene tradotto con ‘’Sulla pratica dell’ordinarietà’ . Zhong è il mezzo, la via di Mezzo, ma anche il centrare, centrarsi su qualcosa. Guarda caso il Buddha e Nagarjuna hanno sempre elogiato ‘la Via di Mezzo’ .

Come si esprime questo messaggio nella vita di tutti i gionni? Come si è liberi?

La Liberazione non andrebbe scritta con la maiuscola, altrimenti diviene una ‘cosa’ . La liberazione è una ‘non-cosa’ . Come dice il nome è essere liberi. Eddai. Ma che significa? Significa accettare. ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE. Accettare la realtà così com’è da una parte ( e dall’altra fare quello che si può per cambiarla in meglio) . Ma che significa accettare, se non so cosa devo accettare? Significa vedere come siamo nella nostra realtà vera e accettarci come siamo, con tutti i condizionamenti e i bagagli che abbiamo.

Questo mi riporta a una discussione che ho avuto con Elisabetta. Ci si riferiva a un fatto che, nelle mie parole, implicava una sorta di debito verso alcuni familiari da cui mi sentivo condizionato e che intendevo onorare. Nulla di importante, tipo ricambiare una cena offerta da una sorella con un’altra cena. Lyz mi faceva notare come lei si sentisse libera, in ambiente familiare, da questo tipo di condizionamenti. Giusto. Io invece mi sento, per varie ragioni, condizionato. “ E accetto questo condizionamento” . Ecco, accettare. “Vedi, forse è meglio essere liberi da questo condizionamento, ma si è liberi anche accettando di essere condizionati” . Questo mi ha riportato al Non-duale. “ La differenza, per esempio, che c’è tra il Buddhismo e le religioni dualiste, tipo Islam e Cristianesimo, è che di qua, nel Buddhismo, non vi sono Bene o Male come assoluti. Alcuni buddhisti sono arrivati a dire che il peccato – non è questo il termine, ma tanto per usare una parola nota a tutti- è la liberazione, l’illuminazione. L’hanno detto nello Zen, l’hanno detto nel Buddhismo Tiantai, l’hanno detto nel Tantrismo. Quindi, se sei libero da condizionamenti, tanto meglio. Se sai di essere condizionato e lo accetti, sei libero ugualmente. Ma devi saperlo. Ecco perché è così importante la consapevolezza!”

Se sai questo, sei a posto. LE COSE COME SONO, è un’altra frase molto usata per esprimere la realtà ultima. Le cose come sono vuol dire che non esiste una realtà ultima. Questa è la realtà ultima. Lo scemo del villaggio è il Buddha. Ma non QUESTO scemo del villaggio. E, sì, questo scemo del villaggio. E’ tutta una questione di prospettiva.

E’ come nella meditazione. Tu puoi sperimentare la Liberazione (la liberazione) . Quando sei libero. Quando cioè ti metti fuori da ogni desiderio particolare, specie di ordine ‘spirituale’. Si può praticare per praticare, dimenticando ogni scopo da raggiungere? Se lo si può fare questa è la vera religione. Infatti quanto DESIDERIO c’è, ad esempio, più o meno evidente, più o meno nascosto, nella preghiera? Il desiderio, anche per Dio, è una forma di inquinamento. Beh, mi si dirà, ma proprio tu hai detto che se sai di essere condizionato, sei libero ugualmente. Ma devi saperlo. E questo non è generalmente il caso. Devi sapere cioè che aderisci semplicemente a una convenzione (come io nei riguardi della cena di cui sopra) , nulla di più. E questo, ripeto, non è quasi mai il caso. “Signore ti adoro”. Una mia amica scrive queste cose. E’ come per lo scemo del villaggio, in un certo senso lei è il Buddha. Peccato che non è il Buddha. Ma è il Buddha, è la buddhità, in un senso più vasto.

Ecco perché il Buddhismo è accettante e le religioni dualiste sono feroci (si veda l’Islam ma anche certo cristianesimo) . Ma anche questo, da una prospettiva più vasta, va bene così. E’ la fotografia dell’esistente. Le cose come sono. Dovuto a questa e quella causa e condizione, le cose sono così. E questo è il linguaggio criptico della liberazione.


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