venerdì 9 ottobre 2009

UTILITA’ DELLA MEDITAZIONE

Con il mio titolo precedente, ’Inutilità della Meditazione’, qualcuno deve aver pensato: ‘Oh, alla fine anche Loriano l’ha capito!’ ; qualcuno mi ha anche scritto per protestare: la meditazione mi è stata utile, ecc.


Questo è il problema di non leggere con attenzione. Il titolo era provocatorio ma ovviamente il senso era, semplicemente, che la meditazione non deve avere come scopo un risultato


Perché questo fa parte, ancora una volta, di quell’ arricchimento dell’ego, perché


conferma / tende a confermare che un sé stabile esiste,


perché ancora una volta si mette in moto


la ruota del ‘sorgere in dipendenza’: da contatto e  sensazione piacevole sorgono in fulminea successione il desiderare,


l’afferrare, il sorgere o venire in esistenza


(di esseri, situazioni ecc.) …


Quindi viene meno quella spassionatezza


Che è il tratto indispensabile


Di una pratica spirituale.



Sento già il gemito di sgomento che sorge in qualcuno: ma come, nel 2009 qui ci si parla di spassionatezza… ma dove si crede di vivere… e mica siamo dei monaci o monache?


Tranquillizziamoci: io, meno che mai sono un monaco.


Per questo è interessante affrontare il problema di che senso abbia fare meditazione al giorno d’oggi, in un mondo laico.


Prima di tutto, sgombriamo


Il campo da false concezioni.


Molti, che vengono dal Cristianesimo (in realtà tutti noi)


si affrettano a dire: ‘ Il buddhismo non


è una religione, è solo una filosofia” (con ciò


intendendo che le sole vere religioni sono quelle teiste e in particolare quella cristiana e, nel caso di chi fa anche meditazione, volendo


salvare capra e cavoli) .


In realtà tutto, tutto quello che facciamo, è filosofia,


tutti noi ci muoviamo in base a


una certa visione del mondo.


Perciò, sì, il buddhismo è una filosofia, il cristianesimo è una filosofia, l’ateismo è una filosofia,


l’agnosticismo è una filosofia ….


Ma il buddhismo (notate che lo scrivo con la minuscola) è anche una religione?


Se per religione si intende la credenza in un dio


Creatore, in un dio personale o anche impersonale, nell’eternità di alcune sostanze più o meno immaginarie, il buddhismo non sarebbe una religione.


Poiché però lo scopo del buddhismo è


soteriologico, cioè liberatorio, ebbene, sì, si può definire una religione.


Il Buddha stesso , il Risvegliato [questo è il senso della parola Buddha] , avrebbe risposto così a tutte le domande sulle varie questioni metafisiche:


‘Io non sono qui a parlarvi di questo ma solo a illustrare la via che porta alla fine della sofferenza’ .



Fatto questo richiamo all’ortodossia buddhista, visto che, come dicevo, non siamo monaci o monache, spostiamoci sulla pratica di un laico.

Il bello del buddhismo è che non c’è nessun dio o buddha da adorare. Il Buddha stesso era solo un uomo che ebbe un risveglio (liberatorio, definitivo e non transitorio come potrebbe essre capitato a qualcuno) e che svanì dall’esistenza e dal ciclo della sofferenza circa 1400 o 1500 anni fa. Svanì dal ciclo delle esistenze. Basta. Il buddhismo stesso fu definito dal suo creatore come un fenomeno e come tutti i fenomeni fu definito transitorio: 500 anni dopo la sua predicazione sarebbe cominciato a decadere con il sorgere di dottrine spurie per corrompersi sempre più e infine sparire. Insomma, predicando l’assenza di sostanza in tutte le cose, anch’esso avrebbe risentito di assenza di sostanzialità.

Interessante, no?

La legge di causalità ( se A esiste, B viene in essere) è la stessa cosa del ‘sorgere in dipendenza’.  Questa può essere verificata facilmente nella nostra vita quotidiana. Ebbene, questo è ciò che porta uno dei vantaggi della meditazione. Vedendo come le cose vengono a sorgere ( e a scomparire) , il meditatore si rende conto di come questo sorgere abbia cause e condizioni ineluttabili. In tal caso la prima regola di pacificazione con l’esistenza è: accettare le cose come sono, creare con esse il minore attrito possibile. Il nostro stesso modo di essere del momento va accettato, fossimo pure noi i peggiori delinquenti. Perché? Perché vi sono cause e condizioni per cui,

IN QUEL DATO MOMENTO SPECIFICO, noi non possiamo essre diversamente. Quello che ci interessa è cogliere perciò la visione di quel momento, per così dire la fotografia di noi stessi e delle forze all’opera in quel momento. E’ chiaro, poi, che vedendo quel che c’è e con un minimo di intelligenza comprendendo ciò che è negativo, cominceremo, anche solo inconsciamente, a voler cambiare. Serve dunque un minimo di intelligenza. L’ottusità di chi resta ferocemente attaccato, ad es. , al proprio modo di vedere le cose, alla propria personalità (‘io non posso cambiare’) , non aiuta, è un grosso ostacolo. E poiché tutti i nostri punti di vista sono condizionati dalla nostra storia passata, dai nostri attaccamenti e dalle nostre avversioni, è evidente che non possiamo fidarci di essi, che dobbiamo liberarcene. Come? Anche qui in maniera relativamente non cruenta: non sopprimendoli tout court , ma rendendoci conto del loro condizionamento e quindi della loro fallacia. Insomma, per farla breve, ACCETTIAMOCI COME SIAMO MA COMINCIAMO A FARE PULIZIA.

Questo è forse il maggior vantaggio che può apportare la meditazione Vipassana o meditazione di Visione Profonda: l’abbandono graduale delle rigidità della nostra ‘personalità’ , l’abbandono stesso dei ‘fattori della personalità’ , il graduale distacco da essi. Questo viene chiamato LASCIARE ANDARE. Si parte dall’ACCETTAZIONE  e si arriva ad una ACCETTAZIONE SUPERIORE.

Se perciò si possono sintetizzare mezzi e fini, pratiche e vantaggi della meditazione, a mio parere si può farlo in TRE formule: CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA  è la prima; VISIONE PROFONDA, VISIONE PROFONDA, VISIONE PROFONDA  è la seconda; ACCETTAZIONE, ACCETTAZIONE, ACCETTAZIONE  è la terza. Tutte tre le formule non hanno un prima e un dopo, tutte sono integrate e solo hanno diversi gradi di profondità.
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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