lunedì 26 agosto 2013

GRAMMATICA PER L'ILLUMINAZIONE


Nel blog ‘Meditazione’ si è svolta una breve ma interessante discussione che mostra come gli ostacoli al risveglio si trovino in tutto il nostro universo psichico, non escluso il linguaggio. Poiché a volte ‘Meditazione’ , che è un gruppo assolutamente aperto a tutte le esperienze, rischia di essere un po’ amorfo – salvo quando vengono postati messaggi molto personali, ho pensato di mettervi un po’ di pepe con un soggetto a cui do qui il titolo di ‘grammatica per l’Illuminazione’ . Il tema proposto, che avevo proposto dopo la seduta di meditazione di sabato 24 agosto,  era:


Partecipa.
Un piccolo ... quiz?
'La stanza è la stanza'
'La stanza non è la stanza' .
Cosa ne pensi?


Riporto qui alcune risposte:


Angela-Lita San: “..penso che "ciò che è" è al tempo stesso anche "ciò che non è", come in ogni cosa e per qualunque cosa.. penso che non esista alcuna stanza, a meno che qualcuno non vi entri e la consideri tale e comunque da qualche parte una stanza esiste comunque, anche se nessuno la vede.. :)..ma soprattutto penso che non vi sia niente di assoluto nella vita e che a fare la differenza tra una cosa o un'altra sia solo il punto di vista di chi osserva…E poi non dimentichiamoci che "per ogni su c'è sempre un giù e questo il mondo fa girar…”  Angelo  Preziosi: “la "stanza" è una convenzione, senza il vuoto non esisterebbe la stanza, quindi la stanza non esiste in assoluto” Gabriela Giusti : “Stanze di vita quotidiana (1974) è il sesto album di Francesco Guccini. Riccardo Bertoncelli scrisse all'epoca, commentando questo sfortunato album: "Guccini se ne esce fuori con un disco all'anno, ma si vede che ormai non ha più niente da dire"; a questa recensione Guccini rispose scrivendo la canzone L'avvelenata  Luigi Moschetto: “Sono vere tutte e due le cose , sono false tutte e due le cose. E anche questa e solo una opinione”  Elisabetta Bedini: “si vince qualche cosa? Sennò non gioco....:-)    Elisabetta Bedini: “quando sei qui con me questa stanza non ha più pareti ma...alberi...”  Simone Bracci: “Se qualcosa esiste, allora esiste anche la sua negazione. Allo stesso tempo se qualcosa non esiste indipendentemente dalla sua negazione, è priva di una natura propria e quindi non esiste”  Franco Megali: “Lo è e non lo è. Solo così può esserti d'aiuto! Grazie” 


L’autore del ‘quiz’:

“Complimenti a tutti e molte grazie anche per alcune risposte divertenti o amorose. Le risposte sono corrette e molto acute, come mi aspettavo del resto. C'è un'ulteriore possibilità comunque, che i nostri amici dello Zen possono probabilmente individuare (fuochino, fuochino) che corrisponde pienamente alle risposte date ma con un'ulteriore raffinatezza. Fu proferita dal maestro Dogen e si riferiva alle montagne [ora fuoco, fuoco, molto facile]”.” PS. Alcune vostre risposte sono incredibilmente acute. Abbiamo dunque molti illuminati tra noi?

Ancora una cosa. Non si tratta semplicemente di un gioco o di un metodo per rendere più vivace la discussione- lo è, anche. Il modo come Dogen ha affrontato questa frase (io ho sostituito 'stanza' a 'montagne' e ad 'acque' dato che questo 'quiz' è nato ieri, nel mio studio, durante [dopo] la seduta di meditazione) , il modo come Dogen tratta questa frase è una chiave diretta all'illuminazione, un metodo che è subito illuminazione e che trova un riscontro nell'antico sutta che parlava del risveglio di Bahia e del metodo che gli diede il Buddha. E' quindi molto utile conoscerlo. Si tratta, si potrebbe dire, di una 'grammatica dell'illuminazione' . Sempre più incuriositi? Spero che fra tanti partecipanti a questo gruppo vi siano altre risposte o approfondimenti. Grazie.” 

Stefano Paoletti: “Prima dello zen le montagne sono montagne, i fiumi fiumi, quando si studia lo zen, lemontagne non sono piú montagne i fiumi non sono fiumi. Quando si è acquisito il satori ( o lo Zen) ecco che le montagne sono di nuovo montagne e i fiumi fiumi. (Citazione a memoria per cui non identica all'originale, il concetto è lostesso) fa parte dell'ABC del Chan o Zen se non si comprende questo concetto, allora ci si siede solamente misurando il silenzio”  Elisabetta Bedini: “come quando la pratica perde di pratica...?... o perde la pratica”  Francesca Donati: come nella meditazione insieme, non si è più centro, ma ci sono infiniti centri e in questo stare si partecipa alla realtà dove si è e non si è nello stesso istante”.


L’autore del ‘quiz’

Come dicevo, riferendomi a'montagne' e 'acque' o 'fiumi' , 'il modo come Dogen tratta questa frase è una chiave diretta all'illuminazione, un metodo che è subito illuminazione e che trova un riscontro nell'antico sutta che parlava del risveglio di Bahia e del metodo che gli diede il Buddha'. Quindi non solo un'enunciazione ma un approccio diretto all'illuminazione, alle cose come sono senza l'inquinamento da parte del sé. Questo approccio mostra anche come il nostro linguaggio, con la sua grammatica abituale, non sia neutro ma sia profondamente inquinato dal concetto del sé.

Dogen : " Un antico Buddha disse: ' Le montagne sono montagne, le acque [o: i fiumi] sono acque 山是山,水是水. Queste parole non dicono che 'le montagne' sono montagne, esse dicono che montagne montagne. Questo essendo il caso, dovremmo studiare 'montagne' . Quando noi investighiamo 'montagne' in questo modo, montagne montagne" (Traduz. di Koji Tanaka) .


In questo testo un po' criptico, come molti testi di Dogen, egli fa uno stravolgimento del testo originale dove è presente la copula 'essere' > 'sono' per portarci a diretto contatto con l'oggetto montagne. Nella frase 'le montagne sono montagne' c'è ancora un'estensione del sé, la parola 'sono'. 'Montagne: montagne' ci porta a diretto contatto con la realtà così com'è, 'montagne. montagne' o più semplicemente 'montagne' . Ciò ci riporta alla famosa istruzione del Buddha storico a Baha: "Nel sentire solo il sentire, nel vedere solo il vedere, ecc." , un metodo per la percezione diretta delle cose come sono. Il che ci fa capire che, come dicevo prima, la nostra grammatica non è neutra ma profondamente intessuta intorno al concetto del sé. Allo stesso tempo, questo testo ci dà un metodo potente per l'illuminazione, ci porta a diretto contatto con 'le cose come sono' , non è un semplice messaggio discorsivo.


Da sabato 24 agosto sono riprese le normali sedute di meditazione delle 15,30 presso il Centro di Meditazione Samatha Vipassana di S. Andrea di Compito, via della Torre 9.

NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK.  Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.


PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , martedì e ven. , ore 19,30-21 e il  CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione e orari, lunedì e mercoledì riprenderanno ai primi di settembre.

Per informazioni  e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/

martedì 18 giugno 2013


IL LINGUAGGIO DELLA LIBERAZIONE

La liberazione è essere liberi. Molte grazie, diranno i miei cinque lettori (come diceva Collodi) , questa è una tautologia, cioè il cane che si morde la coda. E’ esatto. Ho sempre sostenuto che la realtà ultima, la visione e il linguaggio della realtà ultima, sono basate su cose semplici. LA BANALITA’ E’ LA LIBERAZIONE.

Personalmente sono sempre stato complicato e nulla affatto semplice. Pure, in una determinata esperienza di illuminazione, ho visto che l’illuminazione e la semplicità erano la stessa cosa. In quel momento ero semplice, terra-terra. Come, dunque lo scemo del villaggio è un Liberato? Sì e no oppure no e sì, in ordine di importanza. Lo scemo del villaggio è un Buddha, Buddha, cioè una persona illuminata, liberata. Se non fosse, ahimè, lo scemo del villaggio.

Questo è il linguaggio della illuminazione, del risveglio. Linguaggio semplice e complicato alla stessa maniera, linguaggio che rispecchia l’unità degli opposti. E questa è la realtà ultima, l’unificazione degli opposti.

Il linguaggio della realtà ultima è il linguaggio delle cose banali. Si potrebbe dire un linguaggio del minimalismo. Non mi è mai piaciuto molto Confucio, che ho sempre giudicato un conservatore reazionario, però lo Zhongyong , una sua opera, è stato da qualcuno tradotto con ‘Focusing the Familiar’, cioè focalizzarsi sulle piccole cose. A volte viene tradotto con ‘’Sulla pratica dell’ordinarietà’ . Zhong è il mezzo, la via di Mezzo, ma anche il centrare, centrarsi su qualcosa. Guarda caso il Buddha e Nagarjuna hanno sempre elogiato ‘la Via di Mezzo’ .

Come si esprime questo messaggio nella vita di tutti i gionni? Come si è liberi?

La Liberazione non andrebbe scritta con la maiuscola, altrimenti diviene una ‘cosa’ . La liberazione è una ‘non-cosa’ . Come dice il nome è essere liberi. Eddai. Ma che significa? Significa accettare. ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE. Accettare la realtà così com’è da una parte ( e dall’altra fare quello che si può per cambiarla in meglio) . Ma che significa accettare, se non so cosa devo accettare? Significa vedere come siamo nella nostra realtà vera e accettarci come siamo, con tutti i condizionamenti e i bagagli che abbiamo.

Questo mi riporta a una discussione che ho avuto con Elisabetta. Ci si riferiva a un fatto che, nelle mie parole, implicava una sorta di debito verso alcuni familiari da cui mi sentivo condizionato e che intendevo onorare. Nulla di importante, tipo ricambiare una cena offerta da una sorella con un’altra cena. Lyz mi faceva notare come lei si sentisse libera, in ambiente familiare, da questo tipo di condizionamenti. Giusto. Io invece mi sento, per varie ragioni, condizionato. “ E accetto questo condizionamento” . Ecco, accettare. “Vedi, forse è meglio essere liberi da questo condizionamento, ma si è liberi anche accettando di essere condizionati” . Questo mi ha riportato al Non-duale. “ La differenza, per esempio, che c’è tra il Buddhismo e le religioni dualiste, tipo Islam e Cristianesimo, è che di qua, nel Buddhismo, non vi sono Bene o Male come assoluti. Alcuni buddhisti sono arrivati a dire che il peccato – non è questo il termine, ma tanto per usare una parola nota a tutti- è la liberazione, l’illuminazione. L’hanno detto nello Zen, l’hanno detto nel Buddhismo Tiantai, l’hanno detto nel Tantrismo. Quindi, se sei libero da condizionamenti, tanto meglio. Se sai di essere condizionato e lo accetti, sei libero ugualmente. Ma devi saperlo. Ecco perché è così importante la consapevolezza!”

Se sai questo, sei a posto. LE COSE COME SONO, è un’altra frase molto usata per esprimere la realtà ultima. Le cose come sono vuol dire che non esiste una realtà ultima. Questa è la realtà ultima. Lo scemo del villaggio è il Buddha. Ma non QUESTO scemo del villaggio. E, sì, questo scemo del villaggio. E’ tutta una questione di prospettiva.

E’ come nella meditazione. Tu puoi sperimentare la Liberazione (la liberazione) . Quando sei libero. Quando cioè ti metti fuori da ogni desiderio particolare, specie di ordine ‘spirituale’. Si può praticare per praticare, dimenticando ogni scopo da raggiungere? Se lo si può fare questa è la vera religione. Infatti quanto DESIDERIO c’è, ad esempio, più o meno evidente, più o meno nascosto, nella preghiera? Il desiderio, anche per Dio, è una forma di inquinamento. Beh, mi si dirà, ma proprio tu hai detto che se sai di essere condizionato, sei libero ugualmente. Ma devi saperlo. E questo non è generalmente il caso. Devi sapere cioè che aderisci semplicemente a una convenzione (come io nei riguardi della cena di cui sopra) , nulla di più. E questo, ripeto, non è quasi mai il caso. “Signore ti adoro”. Una mia amica scrive queste cose. E’ come per lo scemo del villaggio, in un certo senso lei è il Buddha. Peccato che non è il Buddha. Ma è il Buddha, è la buddhità, in un senso più vasto.

Ecco perché il Buddhismo è accettante e le religioni dualiste sono feroci (si veda l’Islam ma anche certo cristianesimo) . Ma anche questo, da una prospettiva più vasta, va bene così. E’ la fotografia dell’esistente. Le cose come sono. Dovuto a questa e quella causa e condizione, le cose sono così. E questo è il linguaggio criptico della liberazione.


AVVISO: MEDITAZIONE  RIPRENDERA’ AI PRIMI DI SETTEMBRE.


NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK.  Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.


PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , martedì. e ven. , ore 19,30-21 e il  CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione, lunedì e mercoledì riprenderanno ai primi di settembre.

Per informazioni  e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/


mercoledì 20 marzo 2013

VIVERE IL NIRVANA


Si può guardare il mondo da un’altra dimensione?

Si può e quello che vediamo è la visione nirvanica del mondo. Lo si può percorrere leggeri e sorridenti, con la mente attenta ma per niente rigida, osservare la propria mancanza di macchie (cavaliere senza macchia e senza paura), pieni di sorriso e benevolenza per tutti. Insomma, stare nel mondo ma non essere del mondo: essere pienamente nel mondo.

Questo è come ero ieri mattina, dopo la seduta di meditazione: osservavo QUELLO CHE NON C’ERA NELLA MENTE e appunto non c’erano né senso del sé, ne desiderio né avversione. C’erano invece un senso di leggerezza, di gioia e di gentilezza. Ho parlato e scherzato con gli amici, ho fatto un regalo a un amico, ho comprato un libro da un senegalese, ho dato qualche soldo qua e là. Torno a casa ancora in questa dimensione. Poi l’incidente.

Succede una cosa che coinvolge un’altra persona, una donna anziana, anche se non l’ho provocata io. Benché non vi abbia colpa immediata, questo avviene a causa di condizioni precedentemente messe in atto da me. Perciò mi sento responsabile, accompagno la persona all’ospedale, me ne prendo cura e seguo le trafile con calma e pazienza. Mentre questo accade mi osservo. Pur mantenendo la calma (e con questo aiuto anche la donna anziana che all’inizio era quasi isterica) mi rendo conto che una piccola parte della mia mente è turbata. Cerco di richiamare lo stato precedente all’incidente ma vi riesco solo in maniera meccanica. In seguito rifletto.
Mi rendo conto, allora, dell’errore. Ho ‘cosizzato’ (in termini colti ‘reificato’ o, in termini nagarjuniani, oggettivizzato) lo stato precedente, gli ho affidato una durevolezza che non ha. Se tutti i dharma (fenomeni mentali e fisici) sono privi di un sé stabile, anche lo stato nirvanico è privo di un sé stabile. Volerlo cosizzare, trasformarlo in una delle tante cose che riteniamo illusoriamente stabili, un errore fatto anche da molti buddhisti già nell’antichità, significa costruirlo come fantoccio, farlo diventare qualcosa che realmente non c’è ma che vorremmo tanto che esistesse in continuazione.

Ma non c’è niente di stabile in questo universo, l’unica cosa stabile è IL CONTINUO MUTARE, IL CAMBIAMENTO. Non capirlo e non accettarlo è opporre resistenza alle cose come sono, è introdurre la sofferenza. Attiro l’attenzione su questa cosa. Se c’è qualcosa che ha una massima affinità con il Nirvana, questa è il cambiamento. Non c’è niente che abbia il massimo di vacuità, di assenza di sostanza stabile, di un sé, come il cambiamento. ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE – il cambiamento. Questo è il nirvana (con la minuscola, altrimenti lo oggettivizzo). Evitare di creare ‘cose’. Scrivo questo anche pensando a chi si trova nella sofferenza: è, per esempio, una mia idea che la depressione venga proprio a chi ha’costruito’ (nella realtà o anche semplicemente nella propria mente) troppe ‘cose’, ha cosizzato situazioni, ha creato oggetti mentali inesistenti. Quando questi crollano, si ha anche il collasso della speranza (leggi: desiderio) , si ha il collasso della mente.

Io dico spesso, seguendo un detto del famoso maestro Zen Dogen che ‘sedere in meditazione è [essere] il Buddha’. Questo discorso, apparentemente estremo e illusorio, è mitigato dall’avverbio ‘momentaneamente’. In effetti, durante la pratica meditativa, si può raggiungere quella ‘pacificazione con il mondo’ a cui alludono ad es. le parole di Nagarjuna in MMK 25 (Mulamadhyamikakarika 25 ). Qui, in effetti non si parla di ‘pacificazione con il mondo’ ma della ‘pacificazione di ogni oggettivizzazione e di ogni illusione’. PACIFICAZIONE DI OGNI OGGETTIVIZZAZIONE E DI OGNI ILLUSIONE! Quello che dicevo sopra.

In poche righe abbiamo già messo nel piatto un mucchio di problemi cruciali per il meditatore. Che significa essere un Buddha? Sostanzialmente significa essese privi delle corruzioni o intossicazioni di desiderio, avversione e ignoranza. Quest’ultimo termine, ignoranza, si riferisce alla non-conoscenza: la non conoscenza di come le cose o meglio i fenomeni sorgono, di come essi sorgano in dipendenza da altri fenomeni e di come desiderio e avversione siano la molla che mette in movimento il tutto. Sostanzialmente si tratta dell’ignoranza del fatto che viviamo in un mondo di continua trasformazione dove tutti i fenomeni sono privi di un sé costante e assoluto, immutabile (l’anima cristiana) ma dove la stessa coscienza / anima sorge dipendendo da cause e condizioni. Questo è quello che chiamiamo vacuità, assenza di un vero sé . Ma torniamo a noi.

Noi siamo esseri condizionati. Siamo condizionati a credere in un sé e nello stesso tempo siamo condizionati a vedere le deficienze e le mancanze, nella vita quotidiana, di questo nostro ‘sé’. Questo lo vediamo quando una persona dice: ‘io non sono capace di fare meditazione’ . Sostanzialmente siamo condizionati a pensare di non avere le capacità di auto-salvazione. Dobbiamno affidarci a qualcun altro, e qui viene in campo la religione, le religioni che ci dicono di affidarci a Dio. Non importa se poi questa idea di un Dio a cui affidarci, che dunque ci vuole bene come un padre, non sia corroborata da niente nella vita, non importa che sottoponendo a un semplice sguardo razionale il castello religioso, questo crolli miseramente come un castello di carte,’Io ho fede’ e qui il discorso è finito.

Il Buddha rifiutò l’aspetto teistico come illusorio e raggiunse l’autosalvazione, la Liberazione, la libertà, da solo. Possiamo noi essere dei Buddha? Lui disse di sì, a patto che perdiamo l’illusione del sé, insomma l’egoismo, l’egocentrismo.

Pur non credendo nel sé, dobbiamo aver fiducia in noi stessi, superando i condizionamenti negativi. Questo però è un discorso che non posso trattare qui. Ad ogni modo nella pratica meditativa seduta possiamo raggiungere momenti di accettazione e pacifcazione con il mondo e riportare poi la mente così pacificata nella vita quotidiana.Purché non cosizziamo questi momenti!
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
______________________________________
CHIUNQUE E’ BENVENUTO
______________________________________
Visit the Kungfu site "Wudang Baguazhang"
http://wudangbaguazhang.altervista.org/