mercoledì 5 dicembre 2012

NON SI VINCE L’ODIO CON L’ODIO


Di fronte a una delle cose fatte bene dal governo Monti, cioè la decisione di votare a favore del riconoscimento (peraltro incompleto) della Palestina come Stato osservatore alle Nazioni Unite, si è avuta una reazione dello Stato di Israele per cui un suo rappresentante ha dichiarato che il voto italiano contribuiva ad allontanare la pace.Ora non si vede come il prendere atto di una realtà, cioè che nella cosiddetta ‘terrasanta’ (sic!) esistono effettivamente due nazioni, Israele e i Palestinesi, possa aumentare il pericolo di guerra. Casomai il contrario. Occorre sempre prendere atto della realtà e non dei propri desideri (in genere egoistici). Anche lo scrittore israeliano David Grossman, una voce scomoda che ha il coraggio di andare controcorrente nel proprio paese, ha definito la reazione israeliana come una ‘reazione prepotente al voto delle Nazioni Unite’. Ha aggiunto: ‘ Siamo oggetto dell’ira anche di paesi che capiscono la complessità del contesto e vorrebbero davvero arrivare alla pace…Avremmo dovuto essere i primi a riconoscere lo Stato palestinese, e invece abbiamo mortificato noi stessi”.

Il Buddha lo aveva detto: ‘Non si sconfigge l’odio con l’odio’. Questo mi fa riflettere anche su un altro aspetto della vita di oggi. Ci sono dei gruppi estremi (di destra) che predicano l’odio: contro gli ebrei, contro gli zingari, contro gli immigrati ecc. Ora è vero che problemi come quello degli immigrati sono gravi. Ma occorre riconoscerne la complessità e cercare di risolverli, non spingere all’odio. In fondo questo destino è toccato anche a noi italiani, in passato. Nessuno emigra per andare a dare noia a pacifici cittadini di un altro paese. Si emigra per necessità, ognuno preferirebbe restare a casa propria. Una pratica spirituale sarebbe cercare di immedesimarsi nell’altro, di pensare di essere lui e di vedere la complessità della vita altrui.

Mi sono trovato delle volte a discutere con gente che predica l’odio verso gli Ebrei. ‘Sono loro, sono i grandi banchieri ebrei che hanno creato la crisi e che speculano… ecc. ecc.’. La verità è che queste persone, a volte per ignoranza, a volte per calcolo politico, indicano il singolo albero e non vedono la foresta. La foresta è il grande capitale finanziario, è il mondo del capitalismo nel suo insieme. Non c’è dubbio che Berlusconi ad es. sia forse il più grande capitalista italiano e certamente ha uno zampino anche nel grande capitale finanziario. E’ ebreo? No. Allora?

Il capitale oggi ha creato un suo mondo astratto e pur drammaticamente concreto. Lo scopo del Capitale non è favorire gli Ebrei o i tedeschi o Berlusconi o altro. Lo scopo del Capitale è creare profitto. Stop. Che alcuni grandi banchieri siano ebrei è solo un risultato storico di secoli di emarginazione in cui certi lavori venivano ipocritamente lasciati agli ebrei dei ghetti dai sovrani cristiani che, cristianamente, non si volevano sporcare le mani. Stop. Al Capitale, questa entità ormai divenuta globale e astratta, andrebbe bene anche un marziano come speculatore. Indicare qualche suo settore come responsabile della crisi significa fare quello che storicamente ha sempre fatto la destra estrema (Hitler, Mussolini e altri): indicare qualche capro espiatorio (gli Ebrei, gli zingari, i comunisti ) per salvare il quadro generale (del Capitale): Indicare un albero per salvare la foresta.

Creare odio rende ‘odiatori’. L’odio, una versione dell’avversione e della rabbia, imbruttisce le persone, dentro e fuori. Chi prenderebbe un’immagine di Hitler come un’immagine di benevolenza e amore? Quell’aria arcigna che aveva mostrava bene come era dentro, un abisso di passioni torbide dominate dalla volontà di potenza e dall’odio.

Anche nella nostra vita quotidiana dobbiamo avere consapevolezza di quando l’avversione si scatena dentro di noi. L’avversione, la rabbia, l’odio, ci imbruttiscono, dentro e fuori. Pure siamo talmente abituati a vederli come normali che ci sembra quasi impossibile escludere queste passioni dal nostro intimo. Questo è invece un aspetto del Nirvana. Le cose come sono senza l’accecamento passionale. Non c’è nessuna differenza fra il mondo in cui viviamo e il Nirvana, nemmeno la più piccola differenza. E tuttavia c’è una differenza. E’ come vediamo il mondo, predeterminati dalle nostre predisposizioni (sankhara ), quello che fa la differenza.

Stamani, uscito fuori all’alba (uscite anche voi più spesso all’alba, è davvero bello guardare il mondo in quel momento), ho sentito gli spari dei cacciatori. Mi è venuto da pensare a quei poveri esseri che subiscono queste stragi. Pure non odio i cacciatori. Non li approvo ma accetto che vi siano. E d’altra parte questo è un mondo basato sulla predazione, ogni specie contro tutte le altre specie. Anche da questo si può dedurre che non esiste un dio creatore ‘buono’. Non si può essere buoni a settori: verso la specie umana, ad es. e non verso tutte le altre specie. O si è buoni o non lo si è. Punto. E’ buffo come viviamo senza mai mettere seriamente in discussione certe asserzioni che ci sono state inculcate da piccoli dai nostri genitori, dai catechisti, dai preti…. SENZA MAI RIFLETTERVI SERIAMENTE… per il terrore inculcatoci di andare contro un essere immaginario e immaginato – oltre a vivere in un mondo predatore, viviamo anche in un mondo di religioni psicologicamente terroristiche. Per questo la mia presa di rifugio è: PRENDO RIFUGIO NELLA VACUITA’ DI TUTTI I FENOMENI E DI TUTTI I CONCETTI.

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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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