Un'esperienza di risveglio temporaneo
Nel 1995 imprevedibilmente vi fu un'esperienza di risveglio temporaneo. Non troppo imprevedibilmente, pensando a posteriori. Già avevo iniziato bene l'anno: ricordo che il primo dell'anno mi ero svegliato presto, come al solito ed ero andato sulle Mura di Lucca che, con i loro ampi bastioni, possono ospitare qualsiasi attività. Lì ogni domenica mattina, d'estate e d'inverno, col caldo o col freddo, mi sedevo in meditazione un'oretta dopodiché praticavo Taijiquan. Lo stesso feci quel primo dell'anno e la cosa mi sembrò piacevole e di buon augurio. Il resto dell'anno passò come al solito: due o tre anni prima avevo partecipato ad un ritiro di Thich Nhat Hanh in Liguria, poi non ne avevo più fatti. In compenso la mia pratica era continua e zelante.
Facevo allora parte di un gruppo che giusto in quel momento stava tendendo verso la direzione di Shambala training. Era una direzione a cui io ero contrario. Secondo me occorreva andare avanti così, senza affiliazioni. Era sorto perciò qualche contrasto. Nonostante ciò ricordo di aver pronunciato in un'occasione, ad una seduta allargata di questo gruppo, un discorsetto che suonava pressapoco così: " Bisogna aver fiducia nell'Illuminazione" . Questo mi tornò in mente in seguito.
Infine si presentò l'occasione di un maxi-ritiro di 10 giorni a Pomaia, un ritiro gestito da Corrado Pensa e due americani, un uomo e una donna , Martin e Narayan (almeno mi sembrano questi i nomi: i cognomi mi sembrano Grady e Liebensohn ma non ne sono certo, anche se si tratta di insegnanti piuttosto famosi) . Esitai un po' riguardo al ritiro, lo ricordo bene. Dieci giorni., Avrei resistito? Poi mi decisi ed infine il 25 Agosto iniziai il ritiro.
Subito mi rinfrancai.
Vedevo persone anche molto anziane ed io ero ancora nel fiore degli anni (ne avevo 48 ). Pensai: " Se ce la fanno loro ce la faccio anch'io . Anche questa è una frase che mi torna spesso in mente, anche riguardo ad altre situazioni.
Quindi, la sera del 25 iniziò il ritiro. I due giorni successivi passarono in mezzo a varie tensioni e dolori fisici, dovuti soprattutto a tensione nelle spalle e al collo, però ressi e anzi la mia pratica si approfondì. Al terzo giorno, nonostante i consigli contrari datici dai nostri insegnanti, cominciai a tenere note di un diario. Sono sempre stato un po' anarchico. In seguito sono stato felice di aver tenuto queste note che riporto esattamente come erano e che quindi vengono "in diretta" da quei momenti. Si abbia perciò pazienza verso il tono enfatico, che corrisponde alla gioia della pratica di quei momenti.
27 Agosto (3° giorno)
Mi aspettavo che il terzo giorno fosse molto difficile, un giorno di stanchezza e crisi. Invece nella meditazione dell'alba (1 hr), meditando sul respiro, lasciandomi andare alla sola attenzione sul respiro, ho raggiunto il primo Jhana. Questo mi ha dato nuova energia che mi ha pervaso per tutta la giornata. La mente era concentrata sul solo respiro, non c'erano pensieri distraenti, c'erano gioia e riconoscimento del Jhana.
28 Agosto (4° giorno)
Stamattina, nell'ultima meditazione mattutina, la posizione mi dava molto dolore. Non potendovi sfuggire (la mente prima era molto distratta), l'unica possibilità era restarne consapevoli. E' stato davvero notevole: il rendermi conto che non c'era nient'altro da fare che stare consapevoli!
La consapevolezza continua, forse legata ad uno stato samadhico collegato, mi ha fatto, dopopranzo, un buffo scherzo: per abitudine avrei voluto abbandonarmi a qualche fantasticheria gratificante (sul Taiji che avrei insegnato quest'anno, molto bello ecc.): ebbene, la mente si è bloccata come se fosse racchiusa fra delle pareti: non era possibile pensare a qualcosa di diverso dalla consapevolezza.
La giornata è trascorsa con molta energia nella meditazione. Buono anche il Karma Yoga (cioè il lavoro manuale: avevo scelto di falciare i campi del monastero, Nota posteriore ). La sera, nel colloquio di routine ho parlato con Corrado che mi ha incoraggiato a non lasciar perdere il lavoro sul samadhi, riconoscendo la possibilità del jhana.
Carico di energia ho fatto la "seduta-extra" di mezz'ora (10-10,30 di sera) .
29 Agosto (5° giorno)
Ancora carico di energia, stamattina nella meditazione lunga ho usato Metta per conseguire il Jhana, poi abbandonata la presa ed il pensiero discorsivo sono entrato nel secondo Jhana, contraddistinto appunto dalla mancanza della presa sull'oggetto meditativo e del discorso mentale. Alla fine (per un paio di volte) sono ricaduto nel primo Jhana. In fondo ho tentato di applicare il Jhana come base per la Vipassana ma è stato difficile, c'era ancora troppa concentrazione. La mente comunque aveva un'incredibile spaziosità. Penso di essere stato nel 2° Jhana (a due riprese) in tutto forse 10 minuti, nel 1° Jhana forse 15/20, ma è tutto molto ipotetico poiché non c'era modo di stabilire il tempo. La spina dorsale, quando sono entrato nei Jhana, ha iniziato ad essere percorsa da calore verso l'alto e poi ha cominciato a scuotersi. Alla fine, quando dal 2° Jhana sono decaduto nel 1° e poi ho tentato di usare la calma raggiunta ai fini della Vipassana, non mi è riuscito. Secondo Pensa la mente era ancora troppo "samadhizzata". Comunque Pensa mi ha rimproverato garbatamente: "Attieniti alle istruzioni. Siamo qui per fare Vipassana, non siamo ad un ritiro di Samatha". E' giusto (anche se la sera prima mi aveva incoraggiato)! Infatti questa esperienza ha indebolito la mia presenza mentale invece di aumentarla poiché ne ero tutto esaltato sicché la mente era piena di discorsi. In ogni caso ero consapevole di questo discorrere sicché è stato, tutto sommato, tutto ricondotto nel quadro della Vipassana.
Nelle successive meditazioni mi sono attenuto alle istruzioni senza nulla di rilievo da segnalare. Solo la meditazione camminata si è fatta più attenta.
Tornando ai Jhana: l'esperienza mi insegna che da un punto di vista della liberazione essi sono insufficienti. Infatti da soli non mi hanno dato granché se non gioia, serenità ed energia (e nei Nikaya del Canone Pali viene detto che anche un uomo malvagio può giungere fino ai più alti livelli): Perché allora, mi chiedo, il Buddha nei suoi processi meditativi stava sempre in questi 4 Jhana? E' forse perché anche se da soli sono del tutto insufficienti essi offrono una base di accesso alla consapevolezza (alla Vipassana) del tutto formidabile. Probabilmente anche Vipassana da sola è insufficiente al Gran Salto; ma Samatha e Vipassana insieme danno un prodotto formidabile che non è la semplice somma degli addendi. Mi ricordo di aver letto che all'inizio dei "Frutti del Sentiero" e cioè per ottenere ad es. il frutto di "Entrato nella Corrente" - frutto che ottiene chi è saldamente impiantato e non verrà più rigettato nel Samsara, c'è appunto il fatto che lì vengono di nuovo ripresi i Jhana ma aventi come oggetto il Nibbana stesso e non solo qualche altro elemento di meditazione.
Per caso, aprendo il libro che avevo con me La Psicologia del Nirvana di Rune Johanson, alla pag 78, dopo aver scritto queste righe, l'occhio mi è caduto su questa frase del Digha NikayaII 91: " Non esiste la meditazione (jhaanam ) per colui che è senza la comprensione (pañña ), non c'è comprensione per colui che è senza la meditazione (Jhanam ); colui che possiede sia la meditazione che la comprensione è vicino al Nibbana". Dal Canone Pali si deduce che nessuno dei 4 Jhana è il Nirvana/ Nibbana, però è sempre e solo da uno dei Jhana che si può conseguire il Nibbana. Il Majihma Nikaya I, 270 descrive come si possa realizzare il Nibbana partendo dal 4° livello; ma sempre il Majihma Nikaya I, 435 (lo leggo in Rune J, p. 91) stabilisce che "un monaco entra e risiede nel 1° Jhana...", poi sottopone a Vipassana ciò che vi ha sperimentato e da qui conclude: " Questa è la pace...ecc...., il Nibbana. Se egli è risoluto in questo, ottiene la distruzione delle ossessioni" . Lo stesso viene detto di tuttii primi 7 Jhana. Cioè qualsiasi Jhana può essere usato come trampolino per il Nibbana, anche il primo!
29 Agosto, sera
Mi sono disposto alla meditazione pomeridiana senza voler strafare, senza voler raggiungere nulla, solo seguendo le istruzioni ma, guarda caso l'l'insegnante americana propone Metta dicendo di farne uso quando vogliamo; io partecipo davvero con il cuore ed ecco che nasce il solito tremito nella spina, la concentrazione sale e sicuramente raggiungerei il primo Jhana ma l'idea di essere osservato mi trattiene.
Meditazione camminata: sempre meglio, più attenta.
2° meditazione seduta pomeridiana: mi sono dedicato alla sola attenzione alle sensazioni e poiché i pensieri mi disturbavano ho accentuato l'attenzione. A quel punto succede quello che mi era accaduto altre volte: la meditazione d'attenzione diventa attenta a se stessa, diventa Samadhi, entro nel primo Jhana mentre la spina trema e allora, visto che ci sono e me ne rendo conto, mi dico:
" Perché non lasciare andare il pensiero discorsivo?" ed entro nel 2° Jhana. La mia presa su questo è però ancora scarsa e ben presto ne decado. Infine concentro di nuovo l'attenzione sulle sensazioni.
Riflessione: Mentre questa cosa accadeva ne ero compiaciuto; successivamente però vi ho ripensato e mi son un po' preoccupato (questo durante la meditazione camminata) . Sarà positivo o negativo il fatto che avvenga un Jhana dell'attenzione? Ho deciso di accettare le cose come sono. Vedremo in seguito.
Le meditazioni dopo cena sono andate bene, nel senso che sono stato consapevole e basta, talvolta molto consapevole, delle sensazioni. Ho fatto anche la meditazione-extra che mi è servita a superare un momento di minore presa.
30 Agosto, 6° giorno
Stiamo entrando nel 6° giorno.
Riflettendo sul problema di ieri: se l'attenzione vede se stessa è senz'altro un fatto positivo ed il fatto di andare in Jhana lo vedo anche questo positivo. In certi momenti si avrà il Jhana, in altri la consapevolezza. E' OK.
(Più tardi) Fatta la prima meditazione di un'ora. Ho cominciato con Metta ma sono solo arrivato allo stadio di accesso al Jhana dopodiché mi sono inibito, non volevo andare oltre. Sono allora rimasto in consapevolezza. E' stato molto "bello" . La mente, "pari" , osservava le sensazioni. La sensazione del dolore alle gambe per es. La mia concentrazione era rivolta verso l'equanimità così ho retto finché ho potuto... poi ho cambiato posizione (dopo 5 giorni le ginocchia fanno male). Comunque è bella, sottile, delicata questa sensazione di equanimità. Bello, per es., fare la camminata con la mente non distratta, serena, tranquilla. Equanime. Andare alla colazione con mente equanime. Per inciso non mi sono stancato, fra me e me, di esaltare il valore del silenzio.
Corrado ha dichiarato che nel 6° giorno andremo più a fondo nel trattare ad es. le emozioni negative e tutti gli altri stati d'animo. Insiste sempre sul trattare i nostri stati d'animo e la nostra stessa presenza mentale in maniera delicata, sensibile, GENTILE.
L'insegnante americana ha spiegato oggi lo schema dell'insegnamento. I primi 5 giorni abbiamo fatto principalmente Samatha (attenzione alle sensazioni ma ancor più al Respiro); d'ora in poi il lavoro sarà dedicato alla presenza mentale in senso stretto, alla Vipassana. Come, non l'ha ancora spiegato, però un'indicazione ce l'ha data: Nel mangiare ci sia solo il mangiare; o anche: nell'udire un suono la mente non deve analizzare che tipo di suono sia, da cosa sia prodotto ecc. ma deve registrarlo unicamente come suono, come sensazione che esso provoca, ad es. all'ingresso dell'orecchio, e come percezione del suono stesso.
Quindi nell'udire ci deve essere solo l'udire, nel vedere il vedere e così via. Questa è l'attenzione, la presenza mentale nella vita quotidiana.
La meditazione n.3 della mattinata (10,45-11,30) , normalmente la più dura perché è il momento in cui le persone hanno sonno, è stata durissima, avevo un sonno tremendo e anche un po' di fame: mi ero rifiutato di prendere un caffè o di mangiare qualcosa poiché non è strettamente nelle regole. La fame mi è passata ma le ondate di sonno sono state terribili. Con vari espedienti sono riuscito a mantenere un minimo di presenza mentale in cui l'unica sensazione che realmente registravo era la sonnolenza. Nella meditazione del mezzogiorno risentivo ancora un po' dell'effetto della precedente (il sonno...) così ho deciso di rifugiarmi nel jhana. Mi sono concentrato sulla PURA ATTENZIONE e l'ho raggiunto: solito caldo nella schiena... però... c'era troppo rumore e così ne sono subito decaduto, quasi impercettibilmente. A quel punto ho deciso l'unica cosa da farsi e cioè ho dedicato questa solida base samadhica all'ATTENZIONE e ne è venuta fuori un'attenzione di diamante. Il che mi ha fatto poi riflettere che la miglior pratica in assoluto (almeno per me) è raggiungere il primo jhana, venirne fuori e dedicare la base samadhica allo sviluppo della Vipassana. Così ho visto le mie angosce di ieri.
Nonostante le prescrizioni, mangiare in consapevolezza è una cosa difficile: la mente si distrae spesso. Uso il metodo dei 4 bocconi+ acqua ma non sempre ricordo giustamente. Fra di me ho riflettuto che non raggiungerò mai il risveglio in questa vita: difatti non sopporto il formaggio (che qui a Pomaia viene sbattuto quasi dappertutto) e da questa avversione non riuscirò mai a liberarmi.
Un'altra riflessione da me fatta in diverse occasioni è questa: per me, che sono un tipo così ‘casalingo' , che appena vado in giro per il mondo vorrei subito essere di nuovo a casa, qui, IN QUESTA ESPERIENZA, mi sento davvero a casa mia. Non solo: io che sono sempre un po' pigro, mi stanco subito ecc., qui sono carico di un'energia incredibile. Saranno gli esercizi di Taiji e Qigong che faccio la mattina presto (ma non credo), sarà il bell'ambiente di Pomaia, ma forse ancor di più è la carica di un corso di meditazione bene impostato, del SILENZIO che ti impedisce dispersioni energetiche, della bravura di Corrado Pensa che non è quel professore serioso e accademico che pensavo ma che appare anzi molto umano e bravo nella disciplina....fatto sta che al sesto giorno sono ancor più carico del giorno prima (salvo momenti di defaillance). Anche il lavoro fisico del Karmayoga (mi sono messo a falciare il podere) mi piace e mi dà gioia e vigore.
30 Agosto, ore 7,30 p.m.
Il pomeriggio è stato curioso. Dopo aver scritto le note precedenti, carichissimo sono andato alla seduta delle 14,30. Ma Pensa, che forse era partito con un'idea, ci ha fatto invece un discorso sulla sofferenza; così siamo stati solo ad ascoltare. La seduta delle 16 è stata disastrosa (ormai so che le sedute ‘peggiori' sono quelle delle 10,45 a.m. e quella delle 16) ; sonno e stanchezza mi hanno preso, tant'è vero che non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Non avevo la forza di concentrarmi, tendevo ad addormentarmi ogni volta che mi basavo sul respiro o su un'idea... sono riuscito a salvare la seduta solo con respirazioni profondissime che mi hanno rinvigorito.
C'è stata la cena dopodiché ero stanchissimo. C'è stata la tentazione di una dormita ma mi sono detto che volevo vivere l'esperienza fino in fondo, anche con i suoi lati più scuri. Sono andato alla seduta delle 18,30 pronto ad un'altra lotta col sonno. Invece la seduta è stata un miracolo di ATTENZIONE. Ho rivolto la mente a guardare se stessa, senza usare alcuna formula e sono entrato nel jhana. Subito dopo però, forse per i rumori, sono sceso "all'accesso" e da lì ho usato una forte concentrazione vipassanica per il resto della seduta. Ancor prima del jhana comunque, l'attenzione era sostenuta e anche dolori come punture di insetti o altro venivano registrati soltanto, con assoluta equanimità: solo sensazioni sulla gamba, nessuna interpretazione mentale.
31 Agosto, 8 del mattino (7mo giorno).
Ieri sera ho retto fino all'ultimo, benché stanchissimo. Indimenticabile è stata la camminata finale (da solo) intorno ai due stupa, con il vento fortissimo che soffiava. Buon segno forse, ho sempre pensato che il vento fosse il mio elemento.
Ieri comunque mi aveva preso un altro senso di insoddisfazione; insoddisfazione personale (perché il mio io è ancora così forte) ed amare riflessioni sui miei rapporti egocentrici con il prossimo. Ma soprattutto sentivo insoddisfazione, sentivo che alla mia pratica mancava qualcosa, quel salto di qualità che, intuivo, non c'era ma senza saper dire in cosa consistesse.
Bene, stamattina, miracoli del Dharma, quel SALTO c'è stato e che SALTO!
Mi sono alzato ancora molto stanco e ottenebrato dal sonno. Sono sceso in giardino alle 5,50 e ho fatto il Taijiquan della scuola Sun più vigorosamente del solito per svegliarmi. L'ho fatto rivolto al cielo stellato (vedevo il Carro) . Sono salito alla sala di meditazione e ho cominciato la seduta senza troppo entusiasmo. Nella mente hanno cominciato a danzarmi alcuni movimenti del Taiji e tutta questa forma, particolarmente bella. Ad un tratto mi è sorta nella mente la sensazione (forse perché non riuscivo a concentrarmi) che questo attaccamento ad un "oggetto" pur bello era nient'altro che sofferenza: ne dipendevo, quindi era una sofferenza.
Allora ho iniziato a meditare, con l'intenzione di fare una meditazione del tutto tranquilla (ieri anzi mi rimproveravo, mi dicevo che metto troppa energia nella meditazione) . Ho cominciato con Metta (gentilezza amorevole) e piano piano, quando sono arrivato alla "rottura delle barriere", la solita sensazione mi ha riempito la mente ed ogni poro della pelle, portandomi all'accesso del primo jhana: però sentivo che c'era qualcosa che non andava: invece di gioia serena sentivo sofferenza, una sofferenza che mi veniva dal profondo, da Metta, dal profondo sentimento di solidarietà e partecipazione al dolore degli esseri. Ho cercato volontariamente di introdurre l'elemento gioia-serena, dicendomi che questo avrebbe contribuito alla felicità degli esseri ma, pur continuando a irradiare, pur essendo concentrato e del tutto rilassato, permaneva la sofferenza per gli esseri. C'è stata la domanda: "Perché?" e la risposta, dal profondo, è stata " perché non conoscono la via alla liberazione", "non possono uscire dal loro stato di sofferenza" .
Alla fine anche la sofferenza è scemata e la mente è divenuta stabile. Mi è venuta allora una riflessione: " Per la prima volta ho sentito profondamente le prime due verità, non in maniera intellettuale, come al solito, ma in maniera profonda, del tutto integrata nella pratica". Riflettendo ancora mi sono detto che questo era un salto di qualità incredibile (per me): ieri notavo appunto il senso di insoddisfazione: OK, c'è consapevolezza delle sensazioni e del respiro, c'è consapevolezza in genere; dall'altra parte c'è la capacità tecnica di realizzare il Jhana ma manca qualcosa! E questo qualcosa, allora non lo sapevo, era l'integrazione profonda delle 4 Nobili Verità nella pratica. Sento anche che per ora vi ho integrato solo le prime due ma sono del tutto fiducioso che anche le altre due troveranno la loro strada.
Ho sentito anche una profonda gratitudine per gli insegnanti, così sapienti. Proprio ieri l'insegnante americana aveva parlato delle Quattro Nobili Verità. Io l'avevo ascoltata attentamente ma in fondo quante volte ne avevo sentito parlare? Eppure stamani hanno trovato il loro posto! Ed i discorsi di Corrado sono sempre lì, pronti, pertinenti, giusto nel momento in cui servono alla pratica. Anche questo è un miracolo di sapienza.
Ore 9,15.
Seconda meditazione. Dopo la solita attenzione al respiro e alle sensazioni con "mente da principiante", ci hanno invitato, nel caso sorgano processi mentali, a stare con questi processi (senza seguirne il contenuto, naturalmente). Ora io ero proprio nel mezzo di una mia vis polemica contro altre opinioni sul Dharma; prima ho cercato di trovare una scusante basata sulla validità di questo "discutere" dharmico; poi ho deciso di seguire le indicazioni degli insegnanti e di andare più dentro la cosa. Come? Etichettando? Mi è venuto però in mente che Corrado lo sconsigliava; ho provato allora a cercare dentro lo stato mentale (polemico) che era in corso, in maniera impersonale; MI E' RIUSCITO ed è stato quasi come vederlo, un grumo di energia forte, molto forte. Dopo un po' che lo guardavo, questo flusso energetico ha cominciato a scomparire.
Ancora una volta sono rimasto stupefatto. Finora avevo usato (e in genere solo per i processi mentali) le etichette ma ora mi sono reso conto di quanto sia più avanzato stare con i processi. Non solo, mi è venuta istintiva anche un'identificazione. Quel grumo era Viññāna, la coscienza, il processo di coscienza che costituisce la base delle rinascite; e allora mi sono venute in mente quelle frasi del Canone dove si dice (più o meno) che, pacificata la coscienza, estinta la coscienza, in pratica c'è il Nirvana; ebbene stamani ho avuto un piccolo esempio di comparsa ed estinzione, quasi visiva, di Viññāna.
Sento che è come se tante tessere di un mosaico, finora rovesciate, si andassero a comporre mostrando l'esperienza del Dharma. Ancora una volta posso solo essere grato agli insegnanti. D'altra parte sono anche grato alle mie letture alla conoscenza del Canone, che permettono anch'esse di mettere a posto tutte le tessere.
Ore 11,34.
Ogni ora una nuova esperienza. Questa è davvero la più grande avventura che abbia mai vissuto, se così si può chiamare. Mai ho avuto un periodo così vivo, così intenso di esperienze.
Dopo aver scritto le note precedenti sono andato a fare meditazione camminata ai due stupa. La mia mente era però euforica tant'è vero che mi sono detto: starò producendo nuovo Vinnana (coscienza). Ma tant'è: ho cercato di rimanere consapevole di tutto il ragionare che mi veniva. Mi sono poi recato ad affrontare la "terribile" meditazione delle 10,45 (quella in cui, si solito, mi addormento) con l'idea di cercare di avere una meditazione riposante, tranquilla. Ma come fare? Infatti, una volta seduto, la mente si è scoperta ancora piena dell'euforia precedente. Ho deciso allora di applicare l'insegnamento di stare nella sensazione mentale, quella dell'euforia appunto, e dopo un po' questa si è placata diventando una gioia serena. Allora ho deciso di stare semplicemente e gentilmente in questa gioia serena, di godermi questa gioia serena. Piano piano, dolcemente stavolta, si è sviluppato il Jhana assai diverso dagli altri dei giorni precedenti (forse perché questi avevano come oggetto la relativa passionalità di Metta oppure la Pura Attenzione). Questo era invece un samadhi molto dolce, ma era un samadhi, un Jhana: vi erano questa gioia serena, l'unicità di attenzione, l'esclusione di altri pensieri ma anche la capacità riflessiva sul Jhana stesso. Ad un certo punto, lo confesso, ho avuto un'inibizione: stavo per abbandonarmi completamente senza più alcun pensiero (e quindi entrare, probabilmente, nel secondo Jhana) ma non sono andato avanti. Sono rimasto in questo stato di Samadhi per 15 o 20 minuti, poi un generatore da qualche parte si è messo in moto e lentamente me l'ha fatto scemare: dopodiché ho applicato l'attenzione rimasta agli stati mentali e alle sensazioni. Così questa è stata una meditazione molto gentile e gradevole.
Ore 13.
Nulla di particolare da segnalare sulla meditazione di mezzogiorno. Poiché comincio ad essere stanco, volevo una meditazione di tutto riposo e così è stato: ho raggiunto in un paio di minuti lo stato di accesso, focalizzandomi sulla gioia serena e poi sono rimasto lì osservando la mente (del tutto vuota di pensieri distraenti) e la registrazione delle sensazioni.
Voglio qui fare qualche osservazione sulla RINASCITA: dopo aver veduto stamattina Vinnana come un grumo o flusso di forze e ricordando l'episodio di Margaret [NdA: Un episodio in cui, durante la meditazione, ‘entrai' letteralmente nella mente di questa persona], episodio di anni fa in cui "vidi" la stessa cosa e cioè questo groviglio di forze, ecco che mi diventano del tutto reali i Sutra in cui si scrive che il Buddha, " con l'occhio chiarificato della mente", poteva vedere la coscienza dei suoi discepoli e sapere se essi si erano estinti (in tal caso non avrebbe trovato tracce di coscienza) oppure no. L'esperienza di stamani e quella con Margaret mi fanno anche credere del tutto alla rinascita: Vinnana, flusso cumulativo di forze psichiche, si basa, secondo le scritture, su citta , la mente ma ne è anche autonoma. E' Vinnana, secondo gli stessi testi, che passa da una vita all'altra. Questo fa giustizia di chi parla di Reincarnazione: in effetti non c'è un'anima che si reincarna, c'è solo questo flusso psichico, in un certo senso più "rozzo", più brutale del concetto di anima che abbiamo, e questo flusso si identifica con "la sete" (di vivere, di dispiegarsi ecc.) . Ecco perché non si parla di anima o di reincarnazione nel Buddhismo ma di rinascita: c'è la rinascita ma non rinasce nessuno; la rinascita avviene solo quando il flusso della coscienza ne trova di nuovo le condizioni. E il Vinnana non è il sé: è solo un flusso di forze psichiche.
Apro ancora l'illuminante libro di Rune Johansson, La Psicologia del Nirvana , e, a pagina 68, trovo giusto giusto questa frase: " Rimane da dire sul Vinnana che è probabilmente un aspetto del citta (la mente) o un nome per un processo del citta . Si dice infatti che entrambi sono coinvolti nel processo della rinascita, ma certo non dobbiamo comprendere questo come una rinascita duplice: i processi strumentali sono i processi del citta . La base della rinascita (aarammana, upaadaana ) è l'intenso desiderio (upaadaana ) di continuare a vivere. Quando il vinnana è fermato (nel Nibbana, nello stato di Arhat) , praticamente non rimangono processi-vinnana nel citta e non c'è base per una rinascita".
Ore 16,49.
La seduta di oggi delle 16, quella che tradizionalmente è "da sonno", è stata invece quella MIGLIORE di tutti questi sette giorni (buffo che vi ero andato un bel po' stanco). E' stata una seduta completamente vipassanica. Dall'inizio alla fine, senza accenni jhanici (ma naturalmente con una forte concentrazione samadhica del tutto involontaria) sono stato in PIENA CONSAPEVOLEZZA. La concentrazione la riscontravo dalla forte pressione psichica che sentivo alla radice del naso, tra le sopracciglia. Poichè non la reputo una cosa buona, abbassavo l'attenzione al respiro nell'addome o alle sensazioni. Nonostante ciò, in forme più lievi, questa pressione è rimasta.
La mia mente è stata come UNA STANZA VUOTA dall'inizio alla fine. Le sensazioni venivano registrate nel corpo e l'identificazione con il pensare dei timidi pensieri che si affacciavano talvolta, era dolce e immediata cosìcché essi sparivano subito. Citta , la mente, è stata sempre attenta e presente ma Vinnana era a cuccia, come un cane domato. C'era la pentola ma la minestra non c'era (o per lo meno non bolliva). Ho provato anche ad aprire gli occhi per un lungo periodo ma la situazione è rimasta la stessa. Nessun accenno di sonno (gli occhi aperti normalmente mi fanno l'effetto del sonno). Ho richiuso gli occhi: stessa cosa. Le sensazioni comparivano, venivano osservate e andavano. Non erano molto evidenti.
Verso la fine della seduta ho provato a fare vari movimenti: spostare la spina, tirare il collo ecc. , per vedere se l'attenzione crollava ma l'attenzione è rimasta, la STANZA è rimasta VUOTA e l'attenzione sempre del tutto presente. Come conclusione mi è venuto in mente quel discorso del Buddha, forse dedicato all'Anapanasati (o nel Satipatthana sutta? ): " Se praticherete anche solo sette giorni..." . Bene, è un caso che al settimo giorno abbia fatto una seduta così perfetta? Naturalmente questa non è l'Illuminazione, il Risveglio o che altro. Ma se anche il ritiro finisse qui, qualche piccolo, grande cambiamento direi che c'è stato. Grazie al SILENZIO, grazie al Ritiro, grazie allo stare alle regole, grazie agli insegnanti, grazie al Dharma, grazie al Buddha.
Riguardo alla STANZA VUOTA sono senz'altro influenzato da un Sutra che mi recito all'inizio di ogni seduta e che dice: " Coscientemente nascono nel Perfetto le sensazioni, coscientemente continuano, coscientemente svaniscono; coscientemente nascono nel Perfetto le percezioni.... svaniscono; coscientemente nascono nel Perfetto i pensieri, coscientemente continuano, coscientemente svaniscono" . Questa frase ho sempre recitato a compendio e specchio di quello che deve essere la pratica.
Nel pomeriggio meditazione su KARUNA, la compassione: assai simile a Metta, non mi ha molto coinvolto.
Il secondo e ultimo colloquio con Pensa è durato una ventina di minuti. Ho ringraziato, ho cercato di spiegare (senza riuscirci pienamente) la complessità di cose che ho vissuto e gli ho fatto presente l'ultimo dubbio che mi è venuto stasera: " Perché con tutti questi passi avanti, non sento affatto l'IO più debole ma anzi come se fosse più forte, più completo, più tirato a lucido?"
La sua risposta è stata di non confondere l'IO con una sensazione più che legittima di orgoglio per i risultati raggiunti. "Quest'orgoglio è più che naturale" ha detto " purché naturalmente non diventi disprezzo verso l'uomo comune, il non meditante, oppure verso chi, sul sentiero, è un po' più indietro. In tal caso si avrebbe un abnorme rafforzamento dell'io. Ma la soddisfazione per un risultato raggiunto, ripeto, è più che legittima".
La meditazione serale (extra) ha mostrato ancora una volta un'attenzione di diamante (però con un eccesso di pressione psichica fra le sopracciglia) e attenta registrazione del sorgere e scomparire delle sensazioni.
1 SETTEMBRE (ottavo giorno, ma settimo giorno effettivo alle nove di stasera).
Ore 5,38 del mattino.
Mi sono svegliato con un senso di incertezza sulla giornata di fronte. Come un senso di: " Che resta da fare ormai?" Naturalmente so cosa resta da fare: meditare, restare in consapevolezza.
Cominciano a far capolino le idee sul ‘ritorno a casa'. Questo non mi piace. Ma la situazione è com'è! Non sono un Arhant, la strada è ancora lunga, certo più vite, non sono nemmeno un ‘Entrato nella Corrente' anche se qualche possibilità in più (qualche) di divenirlo in questa vita sento che ora esiste, ora che molti dei concetti che credevo già acquisiti hanno cominciato a diventare ‘carne e ossa' ed a essere parte del mio vissuto.
Ore 7,11.
La meditazione del mattino è finita ed ho voluto avere un breve colloquio extra con Pensa.
"E' incredibile" gli ho detto "come effettivamente la meditazione dia una risposta. Ogni sera ho avuto una domanda angosciosa e il giorno dopo ho avuto puntualmente la risposta" .
" La meditazione lo fa"
"Sì, forse è l'inconscio che lavora. Comunque, ti avevo detto che ieri sera ero rimasto un po' angosciato dalla sensazione che il mio io si fosse rafforzato. Stamattina ho avuto la risposta. Devo dire che ero partito con tristezza, una tristezza consapevole ma vera. Oltretutto ho fatto l'errore di prendere del caffè ed ho pensato che se mi fossi concentrato troppo sarebbe accaduto un eccesso di forza psichica. Così ho tentato di fare Metta (gentilezza amorevole), l'ho portata avanti ma non avevo convinzione. Sono allora passato a guardarmi, tranquillamente, a guardare questa mia tristezza e piano, piano l'ho vista sciogliersi. Piano, piano, dolcemente, mi sono reso conto che ero del tutto consapevole in estrema tranquillità. Ho cominciato a riflettere, del tutto consapevole,senza mai perdere la consapevolezza per un attimo, senza sforzo, e mi sono reso conto che avevo compiuto come una parabola, raggiungendo in questi sette giorni picchi altissimi (per me almeno) per poi tornare ad avere una consapevolezza tenera e dolce, NELLA SEMPLICITA' PIU' ASSOLUTA. Un po' come quando uno inizia a meditare per la prima volta e sta lì attento e senza sapere bene cosa fare, è solo attento per vedere che succede; bene, stamani la mia mente era come quella di un principiante. Quindi ho fatto tanta strada per tornare ad essere del tutto semplice, come una persona qualunque (questo per dire che io sono molto complicato). Mi sento finalmente UN TRANQUILLO IDIOTA CONSAPEVOLE".
"Sì, ora in ‘idiota' c'è un giudizio di valore..."
" Non volevo dargli quel senso. Volevo solo dire che la mia meditazione è tornata semplice, la mia mente è del tutto consapevole e sta lì in perfetta serenità. Volevo solo dirti questo e dirti che sono commosso" .
Pensa ha fatto un sorriso e mi ha congedato: "Bene, allora continua a coltivare questa cosa". La conversazione è finita qui.
Ore 7,55.
Ma non è finita lì. Mi rendo conto che sembra un romanzo, ma non è finita lì.
Sono andato a fare colazione e piano, piano, mentre ero in fila, mi sono andato rendendo conto
che stavo avendo un RISVEGLIO. E' stata una consapevolezza che si è manifestata piano, piano ma con grande sicurezza. Un Risveglio, mi sono reso conto, non è aumentarci di qualcosa ma PERDERE. Come attendevo in fila, mentre mi sedevo, mentre mangiavo, mentre guardavo, c'è sempre stata ATTENZIONE ASSOLUTA SENZA SFORZO. Piano, piano, come dicevo, ho cominciato a pensare che questa era la mente liberata, era una mente risvegliata. La consapevolezza, improvvisa, mi ha colpito dolcemente: HO AVUTO UN RISVEGLIO! Un po' stupito, ho sentito che tutto era fatto, non c'era più nulla da fare, non c'era nulla da aggiungere o da togliere; tutto mi veniva naturale, ho sentito che TUTTO E' IMPORTANTE E NIENTE E' IMPORTANTE, ho percepito uno stato di serenità assoluta ed al di sopra / al di là di ogni mio precedente problema. Mi sto dicendo, anche ora che scrivo, che probabilmente (ed ovviamente) è un Risveglio temporaneo ma ebbene, questo è veramente lo stato di illuminazione, sia pure temporanea: uno sprazzo del Nirvana? Non ha importanza che cosa sono, ma non mi sono mai sentito così bene, mai, mai, mai. La mente è limpida come un laghetto, anzi sembra non esistere per niente pur conservando tutte le sue funzioni. Provo a pensare a come sarà la vita di tutti i giorni in questa condizione: per come la vedo ora sarò UN TRANQUILLO IDIOTA RISVEGLIATO. Ma temo senza temere che non durerà. Infatti mi sembra che questo effetto cominci a scemare.
Difatti è stato così. Dopo il Karma-yoga (= Lavoro fisico) sono andato ad informare Corrado. Mi ha invitato a non fare concettualizzazioni e continuare così.
Dopo una seduta di meditazione in cui dovevamo portare l'attenzione ai suoni senza aderirvi, senza dare identificazioni mentali, siamo usciti all'aperto. Benché lo stato di ‘risveglio' nella sua forma più chiara sia cessato (in tutto sarà durato forse mezz'ora) , mi è rimasta una consapevolezza assoluta. Ed ho fatto una scoperta o meglio ho confermato la scoperta che già avevo fatto. Non c'è in pratica differenza tra consapevolezza e non-consapevolezza. Sono esattamente la stessa cosa, ma la prima ha qualcosa di più. Ora capisco tutti i detti sullo Zen e sui suoi maestri stravaganti che davano risposte tipo: " Il risveglio è un mestolo" o giù di lì.
Nella consapevolezza c'è ESTREMA RILASSATEZZA. Questo è il dato importante. C'è FRESCHEZZA. Infatti non ci si stanca e si va totalmente liberi qua e là. Sorridendo. Perché si è liberi. Non c'è più bisogno di concentrarsi su quello che si fa. Si è già concentrati. Non bisogna preoccuparsi di stoppare i pensieri. Si pensa e basta. Ci si immagina che la persona consapevole mediti ferma come un sasso, cammini piano, piano e non pensi a niente. Nulla di tutto ciò. Si fa tutto come ci pare, come ci viene, soltanto si è sempre consapevoli. E' incredibile il numero di stereotipi con cui abbiamo a che fare.
Così camminavo per il giardino di Pomaia a passo abbastanza sostenuto (invece che lento) , viso aperto e sorridendo. Ed ero sempre consapevole, senza un attimo di stacco e senza la minima stanchezza. Non solo. In meditazione seduta, appena mi sono concentrato un po', sono andato dretto al primo e al secondo Jhana. Il curioso è che non ho avuto bisogno di un ‘oggetto di meditazione' : vi sono stati subito questi due jhana ‘senza oggetto' . Allora ho capito una cosa che mi aveva sempre incuriosito leggendo i Sutra buddhisti. Nei Discorsi il Buddha racconta sempre di come ci si raccolga in meditazione e poi si entri nel Jhana e lo fa senza mai indicare un ‘oggetto'. Dunque il Buddha non ne aveva bisogno: chiudeva gli occhi ed entrava subito nei Jhana.
Non ho raccontato a Corrado quest'ultima esperienza. Mi avrebbe forse preso per matto: un tipo mai visto né conosciuto arriva e racconta un mucchio di cose stravaganti!
Il pranzo è stato molto concentrato ma subito dopo la concentrazione è cominciata a sparire. Avrà bisogno di sedute per alimentarsi?
Sono le due del pomeriggio e ho già vissuto tutte queste esperienze! Riposerò un poco.
Ore 16,46.
Che cambiamento! Oggi non c'era quasi più il filo della consapevolezza di stamani. E' ricomparsa anche, sia pure in forma minima, la sonnolenza ed è ricomparso il dolore alla spina dorsale, nel punto dove si unisce al collo. Ho provato a rilassarmi, a richiamare alla mente le sensazioni provate stamattina ma questo DESIDERARE non ha portato a nulla.
Ore 19,18.
Nella seduta successiva, terminata ora, ho ripreso il controllo della situazione. Ero partito con un po' di mestizia poi ho pronunciato la famosa frase : " Coscientemente nascono... le sensazioni; coscientemente nascono le percezioni, coscientemente nascono i pensieri" e mi sono disposto ad osservare. Mi sono rilassato e semplicemente ho osservato. Se venivano sensazioni mi assorbivo in esse. Se venivano pensieri, cercavo di coglierne il flusso: la tristezza per es. (dal solito pensare a se stessi) o il rancore o altro. Ogni volta che una di queste componenti alzava la testa, io gli davo una ‘lisciatina' pensando: " Eh, Vinnana, vinnana, volpina, ti ho beccato!" e dolcemente l'accucciavo. Così mi si è sviluppato un gioco, una specie di cartone animato. Allora, immaginiamo una grande spaziosità nella mente, come una vetrage ma senza vetri. Sotto ci sono tutte le nostre piantine che sono le sensazioni. Potete immaginare felci ecc. Ogni tanto sbuca fuori una volpina rossa-rossa di nome Vinnana (coscienza o capacità appercettiva) che strappa via una felce e mette un suo mattone per costruire la sua casina. Voi, dolcemente, gli fate una carezza sulla testa, lei forse vi guarda con gli occhioni, e la mettete dolcemente a cuccia, togliendo il suo mattone. " Eh, Vinnana, Vinnana, ti ho beccato ancora una volta, piccola costruttrice della casa. Non me la fai più!". Quale detto del Buddha vi ricorda?
Devo dire che con questo cartone animato ho riconquistato rilassamento e consapevolezza. Eh, Vinnana, Vinnana....
2 SETTEMBRE, NONO GIORNO.
Ore 7,03.
E' appena terminata la meditazione di un'ora, la migliore della giornata. Tuttora la consapevolezza è forte. Mi sono posto delle domande. Che fare a Lucca? Sarà il caso di fare conoscere quello che mi è successo? La risposta è stata sì. Sarebbe ingiusto tenere per me solo questa esperienza. Far sapere che è alla portata di tutti è importante. Ma quanto sconvolgimento provocherà nei cuori. Ho pensato che se qualcuno come Sergio, Roberta, Enrico, Manuela, Claudia o chiunque altro mi dicesse che ha avuto il / un Risveglio, sarei morto di invidia. Inoltre non lo avrei creduto. Poiché conosco la natura umana so che anche gli altri avranno una reazione di questo tipo. E se lasciassi il gruppo? Oltretutto non sono d'accordo all'affiliazione con Shambala né con chicchessia. Andare in un gruppo che si disperde con pratiche le più diverse... La situazione è diversa da 10 giorni fa, c'è stata un'esperienza che non è secondaria. Ci sarà tensione a Lucca.... E nessuno viene riconosciuto come profeta in patria.
Mi sono alzato con questi pensieri e alla meditazione ho cominciato con Metta come al solito e benché fosse abbastanza sentita sono arrivato solo a una fase di accesso poi sono entrati in campo pensieri relativi alla situazione di Lucca, più e più volte. Allora mi sono detto: è possibile che sciupi questa meditazione, distratto da questi pensieri? E se questo mi succederà anche a Lucca, che progresso ne avrà la pratica?
Questo ha tagliato la testa al toro. La decisione è presa. Per conto mio l'esperienza del gruppo è finita. Sbarazzato il campo da questa questione mi sono concentrato, ho creato il solito scenario della mente vuota osservando lentamente le sensazioni. Il culmine dell'attenzione l'ho avuto aprendo gli occhi e guardando la schiena della persona davanti a me: " Nel vedere ci sia solo il vedere, nell'udire solo l'udire..." . Così ho fatto e ben presto è sorto il calore che ha cominciato a pervadere il corpo. " Avrò un Jhana ad occhi aperti?", mi sono chiesto. Ma non era il Jhana, era la consapevolezza che cresceva. Con letizia ho allora osservato che ero pienamente consapevole. Bene, per tutto il tempo restante dell'ora di meditazione (forse per 45 minuti) la mente è stata ininterrottamente consapevole, consapevole visivamente del fatto che Vinnana non sorgeva, con il corpo che tendeva a rilassarsi. Rilassarsi è una delle chiavi del Risveglio. La mente era chiara e pulita come una stanza vuota e ben tenuta.
C'è in questo penultimo giorno e ce l'hanno detto gli insegnanti, un ovvio ritorno dei pensieri di casa, della voglia di pianificare ecc. "Io stesso" ha detto l'istruttore americano " mi accorgo che cammino più svelto".
Anch'io per la prima volta mi sono preso un'ora intera di riposo, prima di pranzo. C'è, d'altra parte, un continuo caricarsi di energia psichica. Stamattina, al Karma Yoga, ne ho scaricata parecchia (era in eccesso) tagliando con una falciana le spine di un poggio; ma sempre se ne carica e scarica molta; in certi momenti ci si sente esausti poi viene un'altra ricarica e via così. La mente è straordinaria.
La pratica, nelle ore fino alle 12, è stata difficile; solo usando la frase ‘Pura attenzione' ad un certo punto ho ristabilito un po' di concentrazione.
Ore 15,34.
Abbiamo fatto la meditazione di Mudita. Tra i quattro Brahmavihara era uno di quelli che avevo provato solo una volta. Però, come pratica informale, l'avevo fatta spesso, ad es. verso la mia ex-moglie, Patrizia, verso L. e verso altri.
" Che la tua fortuna possa continuare"; l'ho auspicato per Patrizia, per i miei genitori, per Sergio, Roberta, Enrico ed altre persone. Non sono riuscito a trovare in Isa qualcosa di cui lei sia molto felice: la sento sempre lamentarsi di qualcosa.
Mudita è la gioia simpatetica, cioè la gioia per il bene degli altri. Mi piace moltissimo perché è così difficile godere del bene degli altri ed è, come dice Corrado, una meditazione che ci apre il cuore, che dà via un bel pezzo di noi, del nostro sé, contribuendo a quella valorizzazione dell'ego che è lo scopo della meditazione buddhista. Ho sentito il solito calore che mi pervadeva ma la meditazione è stata troppo breve.
Le altre meditazioni della giornata sono state di livello medio.
Qui termina il diario di questo ritiro di 10 giorni . Se c'è qualcosa che, a distanza di tanti anni posso dire, è che episodi di risveglio come il mio possono avvenire quasi esclusivamente durante un ritiro o per lo meno un intensivo. Solo l'intensificazione e la protezione della pratica permettono quel raccoglimento che è necessario perché queste esperienze-picco avvengano. Riguardo al contenuto, rimando alle sensazioni espresse durante l'episodio picco. Quello che voglio sottolineare sono alcuni punti:
ASSOLUTA SEMPLICITA; SENTIRSI COME UN IDIOTA CONSAPEVOLE; TUTTO E'IMPORTANTE E NIENTE E' IMPORTANTE; CONSAPEVOLEZZA DI QUANTO VI STA ACCADENDO.