lunedì 25 luglio 2005

Lettera ricevuta da G.

PUBBLICO QUESTA LETTERA RICEVUTA DA G.
PERCHE' PERMETTE DI APPROFONDIRE I TEMI DEL TESTO DA ME PROPOSTO SU SAMMA SPECIALE.

Credo che il dolore che si prova per la morte di un padre (io ho perso il mio l'anno scorso) sia proporzionale al rapporto affettivo che abbiamo con lui. Io ne avevo uno pessimo, avendo litigato tutta la vita in modo spesso anche violento. per questo quando è morto la mia mente è stata equanime: in fin dei conti la sua scomparsa non apriva nessun buco nella mia vita: non
ricordo una sola telefonata per chiedere come stai o cosa hai fatto oggi.
Solo chiamate di servizio del tipo: "è arrivata la solita multa", oppure:
"cosa devo fare con questo o quello".
Sfido chiunque perda un grande amore o la persona con cui divide ogni giorno la sua vita a rimanere equanime come siamo stati noi di fronte alla scomparsa del nostro genitore.
Io di sicuro non sarei altrettanto equanime nemmeno di fronte alla morte del mio cane.

i legami sono fatti di affetto, frequentazione, necessità, fiducia ecc. che di questi legami l'illuminato possa fare a meno è probabile, che noi si riesca serenamente a mandare sottoterra chi ci ama, intensamente riamato e
desiderato, per me lo escludo, per chiunque altro mi permetto di dubitarlo.

G.

Cara G.

le cose che scrivi sono interessanti perché fanno parte di quella vasta casistica che ricopre i rapporti di parentela. Non sei la prima e non sarai l'ultima ad aver avuto un rapporto del tipo che dici con il tuo genitore. Accade spesso. Per parte mia, dopo la normale ribellione antifamiglia dei miei venti anni, dopo una vita passata a snobbare le feste di Natale e pasqua che trovavo barbose, ho pian piano riscoperto la frequentazione con i miei,soprattutto man mano che li vedevo invecchiare. Io ho provato un amore fortissimo per mio padre e ne provo altrettanto per mia madre che si trova quasi nelle stesse condizioni. Il discorso è che quando sono molti gli anni passati a praticare la consapevolezza e metta, la gentilezza amorevole,- o forse preferisci l'amore?- avvengono due fenomeni opposti e complementari: aumentano in maniera infinita amore e compassione ed aumenta altrettanto la capacità di osservare con un certo distacco ciò che sta accadendo. Sapevo che il mio testo avrebbe provocato varie reazioni: soprattutto del tipo:- ma che persona è questa qui, che amore poteva mai provare se poi reagisce così 'freddamente'? se puoi credermi, ti assicuro che non vi è stata nessuna freddezza, mentre lui era in vita; tanto amore invece, tanta compassione (nel senso di com-passione), tanta dolcezza- tutte cose che effettivamente non trasparivano molto dal testo. Purtroppo il testo è limitato e non dà mai la misura dei fatti reali. La mappa non è mai il territorio. Mi sembra però che dovremmo meditare anche per metterci in relazione con il morire, dovremmo misurarci nella ricerca della Liberazione anche con la possibilità di avere comportamenti non usuali di fronte a questi eventi. Comportamenti che per me sono questi: essere completamente presenti quando la persona è con te, vivere la situazione attimo-per-attimo, senza pensare al passato, senza pensare al futuro; ti sembra impossibile? A volte mi sembra che si stia nel campo della meditazione pretendendo di salvare capra e cavoli: cioè da una parte sviluppare una serie di comportamenti di distacco, che portano verso la Libertà- libertà dal condizionato o, se ti sembra più 'umano' dai condizionamenti- ,dall'altra tutto il vecchio apparato emozionale ( a cui siamo così attaccati, perché è 'nostro' e ci permette di farci 'riconoscere' come esseri umani da altri esseri umani) che dovrebbe restare non-toccato, perchè è così bello piangere e disperarsi. Credi forse che io non abbia mai pianto? Io sono condizionato come te ed ogni volta che mi venivano ricordate certe cose le lacrime mi venivano agli occhi e non mi sono mai vergognato di piangere:
sono così, un tipo molto emozionale come ben sa chi mi conosce.

Nello stesso tempo sono lieto di poter affermare queste verità: uno, che se esiste la verità della sofferenza, esiste anche la verità di un sentiero che porta alla fine della sofferenza. Crediamo ad una ma riteniamo che l'altra sia possibile solo sui libri o per esseri mitici come i bodhisattva? Se è così, basta leggere e scrivere di filosofia e praticare non occorre.Due,il passato è una sostanza che possiamo afferrare? Sì, è vero, anch'io possiedo esperienza e memoria, quindi se ci penso, a mio padre, a certi episodi, sto male. Ma non ci penso e sai perchè? Perchè so che non esiste nessuna sostanza passata, letteralmente non esiste proprio, e tutto quello che passa nella mente è concezione mentale, niente di reale. perciò, se mi piace trastullarmi, penso al passato, ma sono consapevole di trastullarmi, non è niente che io possa afferrare. Se voglio soffrire so dunque come fare, ma so anche come fare per non soffrire. Il buddhismo è molto pragmatico, non si tratta in esso di ideali scritti in cielo ma di cominciare a liberarsi da subito. Io non pretendo di essere un Liberato:so però che voglio praticare la liberazione da subito, vedo che è possibile, riesco in parte a farlo possibile. Ricordi forse la guerra del Vietnam? I Vietcong liberarono subito tutto il loro paese? No, perchè il tutto e subito non esiste. Liberarono prima ciò che riuscirono a liberare e da lì allargarono la liberazione( si fa per dire) a tutto il territorio.

Toccando un altro tema di cui parli ho visto morire la mia cagna, ho visto il lampo di disperazione nei suoi occhi, ho vissuto con lei questo momento. Ma so che chiunque sia soggetto alla nascita è destinato alla sofferenza ed al morire. E questo è valido per tutti.

E' IL PRESENTE IL PUNTO IN CUI SI DEVE MOSTRARE IL MASSIMO DI AMORE, DI COMPASSIONE E DI PRESENZA. IL PASSATO NON ESISTE, IL FUTURO NON ESISTE.

Per me questo presente è già passato, è stato vissuto con il massimo- non il minimo- di intensità e di presenza ed ora non esiste più, c'è un altro presente.

E' dura da accettare questa visione, lo so.

Vorrei infine ricordare come reagì il Buddha allo sterminio del suo clan familiare, 500 persone a quanto si dice. Si mise a disperarsi ed a piangere?

Accettò le cose com'erano perchè di questo si tratta, vedere le motivazioni che muovono l'universo e sapere che queste motivazioni vanno inevitabilmente a produrre i loro risultati. Nel Cristianesimo si dice: sia fatta la volontà di Dio. Noi che pratichiamo la liberazione, la visione profonda della coproduzione dipendente di tutti i fenomeni e la loro vacuità, la loro impersonalità ( e ciononostante pratichiamo amore e compassione) dovremmo essere da meno?

Un'ultima cosa: ti ringrazio per avere scritto la tua lettera così vera e sincera e da cui traspare vera sofferenza. Sono con te perché non è difficile identificarsi con ciò che dici. So che la chiarezza può sembrare durezza, ma ti prego di non scambiarla per tale.

Con affetto

Lo
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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