lunedì 30 aprile 2012

LO SPAZIO E’ INFINITO


MEDITAZIONE / NUOVA SERIE - MAGGIO 2012

CENTRO DI MEDITAZIONE SAMATHA-VIPASSANA, S. Andrea di Compito - Lucca. OGNI SABATO ORE 15,30. Tel. 0583977051; e-mail: asiaticus@teletu.it





“Qualunque sia il limite del Nirvana

Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara  ) .

Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro

E nemmeno la cosa più sottile”

 (Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)




‘La pacificazione di ogni oggettivizzazione e la pacificazione dell’illusione. Nessun Dharma fu insegnato dal Buddha, in nessun tempo, in nessun luogo, ad alcuna persona’

(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)




‘Lo spazio è infinito’ è un’antica pratica meditativa che esisteva prima dell’illuminazione del Buddha. Essa esisteva insieme ad un’altra serie di pratiche meditative chiamate ‘La mente è infinita’ , ‘non c’è niente’ e ‘né percezione né non percezione’ . Queste pratiche erano insegnate da alcuni maestri di cui il giovane Gotama, che poi sarebbe divenuto ‘il Risvegliato’, fu allievo. Benché sotto questi maestri egli non giungesse al Risveglio e alla Liberazione, pure queste pratiche furono per lui talmente importanti che in seguito egli (o i suoi discepoli) le introdusse nel curriculum delle meditazioni buddhiste conosciute come dhyana o jhana . Poiché il Buddha raggiunse il risveglio nel 4° Jhana, l’aggiunta di queste pratiche sembra superflua, quasi il voler includere qualcosa che era un sovrappiù. Già arrivare al 4° Jhana non è una cosa semplice, perché aggiungere pratiche supplementari? Questo può spiegarsi con l’ inclusivismo buddhista, cioè l’assorbimento di pratiche religiose diverse (il contrario delle religioni monoteiste, dove ogni scuola semplicemente diversa è vista come un’emanazione di satana) . Questo inclusivismo poteva però avere motivazioni più importanti di quelle di un semplice assorbimento.

Nei primi testi buddhisti, quelli riportati nel Canone Pali, l’unico con una buona dose di veridicità (con buona pace del Mahayana) , i riferimenti alla vacuità sono sparsi qua e là. E’ principalmente con Nagarjuna che questo concetto di vacuità, cioè di assenza di sostanza reale nei fenomeni, viene assunta a tema principale del buddhismo. Non che il Buddha non ne parlasse: tutto il canone Pali parla continuamente dell’assenza di sostanza, del fatto che quindi tutto è impermanente, del fatto che non vi è un sé stabile…i fenomeni vengono paragonati a bolle, a schiuma, quindi a niente di sostanziale. Qual è allora la pratica meditativa che più è vicina a questo concetto di vacuità? Ebbene, la pratica più vicina è appunto quella de ‘lo spazio è infinito’. Io sospetto che questa pratica pre-buddhista sia ciò da cui si sviluppò la teoria della vacuità, che essa abbia avuto, insomma, un ruolo importante nello sviluppo teorico mentale del giovane Gotama.

E’ singolare come la fisica moderna sia giunta alle stesse conclusioni del Buddha. Secondo la fisica moderna, noi non siamo sostanziali. Si potrebbe dire che, guardando qualcosa di solido, noi guardiamo il vuoto, noi guardiamo realmente dello spazio. Qui vorrei introdurre una lunga citazione dal libro di Richard Dawkins, Il più grande spettacolo della Terra. Perché Darwin aveva ragione (pag. 80, Oscar Mondadori, 11 €)

ma manca lo spazio e dovrò sintetizzare: 

a cosa somiglia un atomo di piombo, rame o carbonio? Beh, non somiglia affatto a piombo, rame o carbonio. In realtà non somiglia a nulla (anche il modello di Niels Bohr, di una specie di sistema solare in miniatura, è superato). Diciamo che c’è un nucleo e intorno uno sciame di elettroni. “Gli elettroni sono minuscoli in confronto al nucleo e lo spazio che li separa da esso è enorme in confronto alle dimensioni sia del nucleo sia degli elettroni. Secondo un’apprezzata similitudine, il nucleo è come una mosca al centro di uno stadio sportivo e il nucleo più vicino è un’altra mosca al centro di uno stadio adiacente. Gli elettroni di ciascun atomo ronzano intorno alle rispettive mosche, più piccoli del più piccolo moscerino, troppo minuscoli per essere visti sulla scala delle mosche. 

Quando guardiamo un solido pezzo di ferro o roccia, ‘in realtà’ GUARDIAMO UNO SPAZIO CHE E’ QUASI INTERAMENTE VUOTO. All’occhio e al tatto appare solido e opaco perché il nostro cervello e il nostro apparato sensoriale trovano pratico trattarlo come tale”. In sostanza, scrive un altro autore, Deepak Chopra, “se tocchiamo un oggetto, noi percepiamo la solidità là dove si scontrano le nubi di elettroni. Questa è la nostra interpretazione della solidità… I nostri occhi sono programmati per vedere gli oggetti come tridimensionali e solidi, le nostre terminazioni nervose sono strutturate per percepire gli oggetti come tridimensionali e solidi. Nella realtà del regno quantico, invece, la solidità non esiste. C’E’ FORSE SOLIDITA’ QUANDO DUE NUVOLE SI INCONTRANO, SI UNISCONO E SI SEPARANO? 

Qualcosa di simile avviene quando tocchiamo un oggetto: i nostri campi di energia (e le relative nubi di elettroni) si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si separano… a ogni incontro noi procediamo a tali scambi, e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati” (Deepak Chopra, Le coincidenze… , p. 21, Sperling Paperback). Quindi, aggiungo io, non vi sono confini reali fra noi e gli altri e questo è il discorso della vacuità. Ecco perché è importante la meditazione sullo spazio, per superare il dualismo (cioè noi e il resto del mondo). Ed ecco perché sono fallaci le religioni monoteiste, perché, nate in un ambiente povero e pericoloso, quello dei pastori nomadi palestinesi, creano questo dualismo (si veda ad es. la concezione assurda di popolo eletto: noi, eletti, contro il resto del mondo, i Gentili), parlano di bene e male come assoluti, di un Dio creatore e di un Creato e così via: e, al contrario del Buddhismo, non forniscono alcuna spiegazione sull’essenza reale, quantica direi, del mondo.

La meditazione sullo spazio, e di conseguenza sulla vacuità, che normalmente è la mia pratica principale, ci offre invece uno shuttle per passare oltre questo mondo dualistico.




AVVISO: SABATO 12 MAGGIO NON VI SARA’ LA SEDUTA DI MEDITAZIONE A S. ANDREA DI COMPITO. LE SEDUTE RIPRENDERANNO SABATO 19 MAGGIO, ore 15,30.



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Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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