giovedì 19 gennaio 2006

Strane letture

Io leggo di tutto o quasi.

Ultimamente sto leggendo “Storia della Filosofia” di Nicola Abbagnano che esce insieme all’ ‘Espresso’ una volta alla settimana. E’ interessante vedere le evoluzioni della mente umana alla ricerca della verità e ho trovato interessanti anche le concordanze (o le dissonanze) che trovo in molti filosofi rispetto alla mia pratica personale.

Ultimamente sto leggendo le tesi di Karl Popper e le trovo tanto più interessanti in quanto avevo trovato spesso espresso, anche nelle mie letture sulle pratiche meditative, il suo concetto di ‘falsabilità’ senza averlo mai capito veramente. Non sono realmente sicuro di averlo capito neanche ora e sono quindi aperto a correzioni o smentite se dicessi degli strafalcioni. Proverò a dire quello che ho capito.

Karl Popper è un filosofo contemporaneo che ha affrontato il problema dell’epistemologia della scienze (cioè della ricerca di un criterio di verità riguardo alle affermazioni scientifiche) giungendo a conclusioni senz’altro interessanti e singolari. Secondo lui esistono scienze e scienze presunte ma comunque ogni tipo di verità scientifica che abbia delle pretese universali ha tanto meno probabilità di essere scientifica nella misura in cui non è falsificabile, nella misura in cui cioè, mettendole contro un argomento possibile, non la si possa dimostrare falsa (questo, se ho capito bene, vuol dire il termine ‘falsificabile’) .

Per es. secondo lui teorie come quella marxista o come la psicoanalisi sono poco ‘falsificabili’ poichè riescono a coprire ogni aspetto della realtà umana e quindi non sarebbero scientifiche.

E’ singolare, no?

Proprio l’opposto di ciò che normalmente crediamo (o meglio vogliamo credere) .

Popper è stato molto colpito dall’esempio di Einstein che ha creato la teoria della Relatività Generale come un’ipotesi della sua mente e dei suoi calcoli e che “ha rischiato molto” perché, invece di cercare prove della sua confermabilità, come farebbe chiunque, è andato cercando prove “contro di essa” , pronto anche ad abbandonarla . Poi è stato fatto, da un altro scienziato, un determinato esperimento (non chiedetemi quale, ricordo soltanto che era legato ad un eclisse solare) che ha dimostrato che la teoria einsteniana era valida (non vera, valida, sono due cose diverse) e questo esperimento era legato alla possibilità di dimostrare falsa la sua teoria, di renderla cioè ‘falsificabile’ . Ora prima della Relatività Generale la teoria scientifica per eccellenza, provata e riprovata valida, era quella meccanicista newtoniana. Tutt’a un tratto salta fuori una nuova teoria che non solo spiega ugualmente il mondo ma lo spiega anche meglio di quella newtoniana, senza per questo invalidarla. E dunque?

In realtà tutte le proposizioni scientifiche sono solo ipotesi che sono valide nella misura in cui in qualche maniera ‘funzionano’ e forniscono una certa prevedibilità di affari futuri ma che possono essere continuamente ‘falsificate’ . Questo mi ha portato a pensare.

Premesso che scienza e meditazione sono due campi ben diversi, si pone in entrambi ( e ancor più nella religione) il problema della certezza di verità delle nostre affermazioni. Nelle discussioni, sia ‘a voce’ sia sul Forum del nostro sito, vengono fatte a volte affermazioni non giustificabili. Queste affermazioni vengono fatte il più delle volte con una visione sentimentale e romantica della vita, della pratica e di se stessi. E’ il Sé che parla, che si disvela. Il nocciolo è: non importa che quello che io dico sia vero, verificabile o razionale , io lo sento così! Ma è chiaro che questo non offre alcuna base di riscontro e nemmeno una base comune di discussione.

Per chiarire il mio discorso: ogni asserzione è in qualche maniera falsata dalle nostre predisposizioni che a loro volta tendono a modificare il quadro del reale. Si vedano i sondaggi in politica. A seconda del mio orientamento politico posso fare un sondaggio d’opinione che mi darà ragione. Basta qualche sfumatura per indirizzare le risposte. E se nonostante ciò la realtà è diversa, vado a scegliere un sondaggista in America che mi faccia tornare i conti. Così aggiusto la realtà a mio piacimento.

Noi viviamo in un mondo concettuale, concettualmente intorbidato dalle nostre predisposizioni. Viviamo in un flusso di dualismi, A-B, bello-brutto, buono-cattivo e questa è la base binaria della sofferenza: si desidera o si respinge. La pratica meditativa deve andare oltre questi dualismi e prendere con le molle anche i concetti che ci sono più familiari. Questi concetti in genere funzionano, hanno una loro funzionalità e vanno utilizzati ma ad un certo punto vanno anch’essi lasciati. Sono concetti: tutto è concettuale, tutto è stato scritto o detto dalle predisposizioni degli umani.

Per esempio anche il rapporto causa effetto è un concetto utile ma va utilizzato con cura. Si può parlare solo di “frequenza”, di ‘regolarità’ che avvengono per cui da un atto segue un fenomeno . Le regolarità sono spiegate con altre regolarità ecc. Chiedere perché esistano regolarità non ha senso; le regolarità servono come spiegazione e non possono a loro volta essere spiegate. Alcuni fenomeni son per pricipio inspiegabili (ad es. si veda la classica domanda posta da Leibniz a cui la filosofia e la religione vorrebbero dare, senza successo, una spiegazione: “Perché tutto questo esiste invece che no?”- se non altro il Buddhismo, onestamente, non vuole dare una risposta a questa domanda ) .

Sacro e meditazione

Questo testo è assai personale e me ne scuso; è tratto dal mio diario meditativo. D’altra parte vi sono in esso questioni di interesse generale che mi sembra utile trattare.

L’8 marzo, è morto papà., alle 10 circa. Ero a scuola quando mi è arrivata la telefonata di Pola.

Direi di essere contento di come è morto: a casa sua, circondato dalle cure continue dei suoi figli e di sua nipote. Lolita, in particolare, va elogiata per la sua devozione ed il suo impegno. E’ passato oltre, probabilmente senza soffrire. Negli ultimi tempi aveva cominciato a disfarsi, per le piaghe da decubito, per cui dovevamo girarlo spesso e con mille precauzioni ogni 3 o 4 ore. In più c’era mamma che stava anch’essa male. Era divenuto magro magro, emaciato, senza più alcuna muscolatura, non mangiava, veniva nutrito a fleboclisi, non parlava. Era in uno stato di semi-coma ma rispondeva con lo sguardo quando lo chiamavamo. Ricorderò sempre il suo sguardo intenso mentre lo giravamo nel letto o lo accarezzavo. Sembrava che volesse ‘bermi’, che volesse portare con sé il ricordo intenso di noi.

Per me era un padre ed un amico. Negli ultimi anni eravamo divenuti amici di caffè, perché quando potevo lo portavo al bar, da Enza, dove salutava tutti con gioia anche se nel parlare non si capiva cosa dicesse. Grazie a lui avevo riscoperto i rapporti umani più semplici, più elementari, con la gente del posto ed in particolare del bar: Giulio, Pietrino, Pietro ed altri.

Mentre stava male, in questi ultimi giorni, ho mantenuto la mente in uno stato di accettazione il più possibile, senza permettere, se non in rari casi, che andasse a fantasticare, a costruire. Così, per es. , ho mantenuto la mente assolutamente attenta a non preferire: né volere che vivesse né volere che morisse: solo stare nel presente, perché ogni scelta, ogni desiderio è, in ultima analisi, una scelta dell’ego. Una scelta malsana, tesa a non soffrire, anche se mascherata- ed in parte identica- con il non voler far soffrire la persona amata. Così, anche mentre, durante le meditazioni, irradiavo, irradiavo con mente equanime e non desiderante. Ero lì e basta!

Così anche durante il funerale sono rimasto sostanzialmente sereno. Ho assistito alla messa con mente equanime e con mente equanime ho visto deporre la bara.

La potenza dei condizionamenti mentali mi si è disvelata qualche giorno dopo. Ero in parte anch’io stupito da questa mia accettazione completa dell’avvenimento. Il fatto di non provare quasi ricordi, il fatto di non sentire sofferenza per questo vuoto…strano, ho pensato, e mi si è insinuato il dubbio che questo mio distacco non fosse propriamente morale: un figlio dovrebbe soffrire molto per la mancanza dell’amato padre…un figlio dovrebbe far visita frequentemente al cimitero, dovrebbe, come fa una mia amica, chiedersi continuamente in quale luogo si trovi ora suo padre…questa è insomma la sacralità della morte.

In realtà questa è una grande illusione, è ridurre a sostanza, ancora una volta ciò che sostanza non ha. Esistono paradisi o altri regni di rinascita? E’ possibile, ma non abbiamo modo certo di verificarlo. Non potendolo fare, tutto ciò che elaboriamo va ad essere una pura paññatti, pura concezione mentale, da cui è bene astenersi per non essere afferrati dall’attaccamento ad una concezione. Meditazione e sacro, sacralità, non vanno d’accordo, per lo meno se lo scopo è la liberazione. E questo nonostante alcune tradizioni meditative facciano uso della sacralità.

In effetti la mia mente, riguardo a questi problemi, è relativamente assai libera. Tutte le concezioni mentali, quelle cioè non supportate dall’esperienza empirica e ripetibile (si noti la scientificità e razionalità del metodo meditativo di consapevolezza e visione profonda) sono attaccamenti legati alle motivazioni, più o meno chiare, dell’ego e rientrano nel campo vastissimo dell’ignoranza, cioè della non-visione delle cose così come sono. Così facendo, ogni volta, l’ego si riconferma nella sua illusione di propria auto-esistenza in termini di realtà ultima e di convinzione di un proprio essere-speciale.

Perciò il sacro, la sacralità, il misterioso, la metafisica, gli assolutismi metafisici e religiosi, sono tutti ostacoli alla Liberazione, all’essere liberi. Non a caso l’attaccamento ai riti religiosi, alle cerimonie ecc., è considerato uno dei tre ostacoli che vengono rimossi quando per la prima volta ci si affaccia sul fiume della Libertà, la cosiddetta ‘entrata nella corrente’: gli altri due ostacoli sono la concezione del sé come sostanziale ed il dubbio scettico (dovuto alla mancata sperimentazione della Visione profonda).

Essere liberi è ovviamente il massimo della felicità ed anche il massimo della purificazione mentale. Le scorie del sacro, della sacralità, ce le portiamo dietro dalla preistoria, da quando cioè l’uomo tremava di fronte all’immensità dei grandi fenomeni naturali ed a quello che appariva il mistero dell’invecchiamento e del morire.

Il condizionamento è talmente radicato nelle nostre cellule, nella nostra memoria biologica, che anche solo a mettere in dubbio questi concetti ci sentiamo in colpa: tanto più che l’Ebraismo, con i suoi sottorami cristiani ed islamici, ha introdotto nella psiche umana anche un meccanismo di difesa ed autoprotezione dei suoi dogmi, quello di peccato.

Non si può essere liberi senza liberarci di queste scorie, per quanto terribile o doloroso possa apparire. La via della Liberazione, della

della razionalità non sono in contrasto, come accade invece nelle forme religiose. Essere liberi è estremamente razionale. E la libertà è senza contenuti, sacri o profani che siano.

Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
______________________________________
CHIUNQUE E’ BENVENUTO
______________________________________
Visit the Kungfu site "Wudang Baguazhang"
http://wudangbaguazhang.altervista.org/