Io leggo di tutto o quasi.
Ultimamente sto leggendo “Storia della Filosofia” di Nicola Abbagnano che esce insieme all’ ‘Espresso’ una volta alla settimana. E’ interessante vedere le evoluzioni della mente umana alla ricerca della verità e ho trovato interessanti anche le concordanze (o le dissonanze) che trovo in molti filosofi rispetto alla mia pratica personale.
Ultimamente sto leggendo le tesi di Karl Popper e le trovo tanto più interessanti in quanto avevo trovato spesso espresso, anche nelle mie letture sulle pratiche meditative, il suo concetto di ‘falsabilità’ senza averlo mai capito veramente. Non sono realmente sicuro di averlo capito neanche ora e sono quindi aperto a correzioni o smentite se dicessi degli strafalcioni. Proverò a dire quello che ho capito.
Karl Popper è un filosofo contemporaneo che ha affrontato il problema dell’epistemologia della scienze (cioè della ricerca di un criterio di verità riguardo alle affermazioni scientifiche) giungendo a conclusioni senz’altro interessanti e singolari. Secondo lui esistono scienze e scienze presunte ma comunque ogni tipo di verità scientifica che abbia delle pretese universali ha tanto meno probabilità di essere scientifica nella misura in cui non è falsificabile, nella misura in cui cioè, mettendole contro un argomento possibile, non la si possa dimostrare falsa (questo, se ho capito bene, vuol dire il termine ‘falsificabile’) .
Per es. secondo lui teorie come quella marxista o come la psicoanalisi sono poco ‘falsificabili’ poichè riescono a coprire ogni aspetto della realtà umana e quindi non sarebbero scientifiche.
E’ singolare, no?
Proprio l’opposto di ciò che normalmente crediamo (o meglio vogliamo credere) .
Popper è stato molto colpito dall’esempio di Einstein che ha creato la teoria della Relatività Generale come un’ipotesi della sua mente e dei suoi calcoli e che “ha rischiato molto” perché, invece di cercare prove della sua confermabilità, come farebbe chiunque, è andato cercando prove “contro di essa” , pronto anche ad abbandonarla . Poi è stato fatto, da un altro scienziato, un determinato esperimento (non chiedetemi quale, ricordo soltanto che era legato ad un eclisse solare) che ha dimostrato che la teoria einsteniana era valida (non vera, valida, sono due cose diverse) e questo esperimento era legato alla possibilità di dimostrare falsa la sua teoria, di renderla cioè ‘falsificabile’ . Ora prima della Relatività Generale la teoria scientifica per eccellenza, provata e riprovata valida, era quella meccanicista newtoniana. Tutt’a un tratto salta fuori una nuova teoria che non solo spiega ugualmente il mondo ma lo spiega anche meglio di quella newtoniana, senza per questo invalidarla. E dunque?
In realtà tutte le proposizioni scientifiche sono solo ipotesi che sono valide nella misura in cui in qualche maniera ‘funzionano’ e forniscono una certa prevedibilità di affari futuri ma che possono essere continuamente ‘falsificate’ . Questo mi ha portato a pensare.
Premesso che scienza e meditazione sono due campi ben diversi, si pone in entrambi ( e ancor più nella religione) il problema della certezza di verità delle nostre affermazioni. Nelle discussioni, sia ‘a voce’ sia sul Forum del nostro sito, vengono fatte a volte affermazioni non giustificabili. Queste affermazioni vengono fatte il più delle volte con una visione sentimentale e romantica della vita, della pratica e di se stessi. E’ il Sé che parla, che si disvela. Il nocciolo è: non importa che quello che io dico sia vero, verificabile o razionale , io lo sento così! Ma è chiaro che questo non offre alcuna base di riscontro e nemmeno una base comune di discussione.
Per chiarire il mio discorso: ogni asserzione è in qualche maniera falsata dalle nostre predisposizioni che a loro volta tendono a modificare il quadro del reale. Si vedano i sondaggi in politica. A seconda del mio orientamento politico posso fare un sondaggio d’opinione che mi darà ragione. Basta qualche sfumatura per indirizzare le risposte. E se nonostante ciò la realtà è diversa, vado a scegliere un sondaggista in America che mi faccia tornare i conti. Così aggiusto la realtà a mio piacimento.
Noi viviamo in un mondo concettuale, concettualmente intorbidato dalle nostre predisposizioni. Viviamo in un flusso di dualismi, A-B, bello-brutto, buono-cattivo e questa è la base binaria della sofferenza: si desidera o si respinge. La pratica meditativa deve andare oltre questi dualismi e prendere con le molle anche i concetti che ci sono più familiari. Questi concetti in genere funzionano, hanno una loro funzionalità e vanno utilizzati ma ad un certo punto vanno anch’essi lasciati. Sono concetti: tutto è concettuale, tutto è stato scritto o detto dalle predisposizioni degli umani.
Per esempio anche il rapporto causa effetto è un concetto utile ma va utilizzato con cura. Si può parlare solo di “frequenza”, di ‘regolarità’ che avvengono per cui da un atto segue un fenomeno . Le regolarità sono spiegate con altre regolarità ecc. Chiedere perché esistano regolarità non ha senso; le regolarità servono come spiegazione e non possono a loro volta essere spiegate. Alcuni fenomeni son per pricipio inspiegabili (ad es. si veda la classica domanda posta da Leibniz a cui la filosofia e la religione vorrebbero dare, senza successo, una spiegazione: “Perché tutto questo esiste invece che no?”- se non altro il Buddhismo, onestamente, non vuole dare una risposta a questa domanda ) .
giovedì 19 gennaio 2006
Strane letture
Etichette:
concetti,
dalla Newsletter "MEDITAZIONE",
Newsletter "MEDITAZIONE",
pratica,
pratica meditativa,
realtà,
sofferenza
______________________________________
CHIUNQUE E’ BENVENUTO
______________________________________
Visit the Kungfu site "Wudang Baguazhang"
http://wudangbaguazhang.altervista.org/