mercoledì 27 ottobre 2010

IL TUTTO


Quello che volevo dire, nei due testi precedenti (Bisogno di metafisica; Dio), è che è necessario, per una corretta ‘Liberazione della mente' (cetovimutti ) osservare che i concetti ingenui che provengono dal mondo pastorale medio-orientale (un mondo dove il pericolo era fortemente e costantemente percepito e dove il bisogno di protezione da parte di qualche entità superiore era molto forte) si sono sviluppati in Occidente creando un attaccamento potente a questa idea. Si è persa di vista l'idea del Tutto, di cui facciamo parte, per sostituirlo con una creazione immaginaria dotata di tutti gli attributi umani (sentimenti, passioni ecc. ).

Quello che invece voglio qui ribadire è che non abbiamo alcun mezzo conoscitivo su questa presunta entità mentre possiamo invece osservare che ‘tutto questo esiste anziché no' e prendere atto che solo questo abbiamo modo di conoscere. Sarà forse panteismo o sarà solo un senso di rispettoso silenzio verso l'esistente con esclusione di ogni altra idea metafisica, ma di fronte a questo ‘tutto' ogni altra idea dualistica appare meschina. Un amico mi ha chiesto che cosa voglio dire con dualismo. Si possono voler dire tante cose ma nel caso della metafisica io dico che se Dio (e prendo questo termine come un termine di comodità) è onnipotente sia in senso spaziale che temporale, il tutto di cui facciamo parte e che è l'unica cosa che realmente possiamo conoscere, manifesta una realtà che è già perfetta e assoluta in sé. Quest'ultima frase mi porta anche a fare un'altra osservazione: i mezzi di conoscenza umani sono potenti ma allo stesso tempo limitati.

Non abbiamo alcun modo di definire quello a cui semplicemente non arriviamo. Per questo è presunzione dare nomi (Dio) anche perché la mente umana tende subito a reificare, a ‘cosizzare', a creare fantocci immaginari (questo volevo dire parlando di bestemmie e in questo senso mi associo al detto cristiano: non nominare il nome di Dio invano, estendendolo a' non lo nominare per nulla' e per questo cito così spesso la famosa frase di Wittgenstein) . In sé il concetto di Tutto include tutto ed il bello è che è già qui, qui ed ora. Se il tutto è tutto, OK, siamo nella perfezione (con tutta la sua imperfezione) , le cose come sono.

E allora trovo buffe certe frasi che mostrano come la mente non sia affatto libera ma ancora insozzata da creazioni ridicole: il mio dio, dio nostro padre, l'Onnipotente (cioè in qualche maniera una persona). Queste sono davvero bestemmie. Anche il semplice dire: 'Credo in Dio' è assurdo poiché come si fa a non credere al tutto, all'esistente? Oppure si dice: l'amore di Dio. Cosa c'è da amare nella realtà tutta, con il suo bene, il suo male ecc., con tutto insomma, perché evidentemente il tutto comprende tutto, compreso il male, il brutto ecc.. Se dio ha creato il tutto si può scegliere una sua parte contro un'altra parte? Questo è dualismo, bellezza! Sarebbe come dire a qualcuno: io di te amo la bocca ma odio il naso; io parteggio per la tua bocca ma non per il tuo naso. Sì perché quando si dice così, ad es. credo in Dio, si intende che si parteggia per Dio. Ma contro chi? Contro una sua parte (il male ad es.)? O c'è un'entità uguale a Dio che lo combatte (ma allora abbiamo due dei)? Non ci si accorge di quanto la nostra mente sia ancora inquinata dal pensiero primitivo medio-orientale che trovò forse la massima espressione in Mani, fondatore del manicheismo. Per lui l'Universo era un campo di scontro tra la luce e l'oscurità, e questo a sua volta risale a Zoroastro ecc. Quando cresceremo, abbandonando il pensiero dualista infantile?

Il Buddhismo è molto più avanzato nel modo di pensare. Il Buddhismo non individua entità ma fenomeni, non prende posizione sull'origine dei fenomeni stessi ma ne spiega il funzionamento. Ad es. nella meditazione non si è interessati al contenuto di un pensiero ma al funzionamento: al fatto puro e semplice che si sta pensando. Il Buddhismo (o meglio: la visione profonda) non vede cose sostanziali, durevoli, ma fenomeni in evoluzione. Non vedendo cose sostanziali esso usa un metodo di ragionamento speciale chiamato tetralemma (catuskoti ) per analizzare le sole quattro possibilità logiche.

Nella logica, da Aristotele in poi, si dichiara che esistono solo due possibilità riguardo all'essere: una cosa è o non è, è vera o è falsa, non è dato che sia vera e falsa insieme o che non sia né vera né falsa. Il catuskoti invece esamina tutte le quattro possibilità, il che è ovviamente in direzione di un pensiero mistico. E' un dato concorde di tutti i mistici la dichiarazione dell'unità degli opposti, da cui nasce una serie di paradossi. Applicando il catuskoti all'idea di Dio ad es. , noi troviamo le quattro possibilità: esiste (E), non esiste (N) , esiste e non esiste (EN) , né esiste né non esiste (NN). Le prime due fanno parte del pensiero assolutista che possiamo identificare con il credente e l'ateo. Le altre due portano a una posizione relativista e pragmatica, quella che si chiama Via di Mezzo (Madhyamika) dove gli assoluti vengono evitati per una via mediana. Perché ho definito questa posizione pragmatica? Perché era un pensiero del Buddha storico evitare le affermazioni metafisiche assolutiste e cercare ciò che porta alla libertà (o liberazione) : non si è liberi (o liberati) quando si parteggia per qualcosa, anche solo per un'idea contro un'altra idea. Questa è la posizione del Buddha che si trova ad es. nel Sutta Nipata , considerato universalmente uno dei testi realmente più antichi del Buddhismo.

Nagarjuna, forse il mistico e logico buddhista più famoso, nella sua opera massima, il Mūlamadhyamakakarikā (‘Le Stanze del Cammino di Mezzo', abbreviato in MMK) riprese il tetra lemma classico in due maniere diverse, una positiva e una negativa. Riguardo al problema della realtà delle cose, ad es. egli formulò così le quattro asserzioni del tetralemma (la traduzione è quella di Tsong kha-pa, le parentesi mie):

MANIERA POSITIVA


Ogni cosa a] è reale e b] non reale,
c] sia reale che non reale
d] né reale né non reale.
Questo è l'insegnamento del Signore il Buddha
(MMK XVIII.8)
Riguardo alla proposizione che il Buddha esista in assoluto, quindi anche dopo la morte

MANIERA NEGATIVA


Noi non asseriamo ‘vuoto'
Noi non asseriamo ‘non vuoto'
Noi neppure asseriamo entrambi né nessuno dei due.
Essi sono asseriti solo per lo scopo di designazione.
(MMK 22, 11)


Applichiamo questo tipo di logica all'idea di Dio. Che cosa otteniamo?
[Al prossimo numero, conclusivo di questa serie]

AVVISO. QUESTO SABATO, 30 ott., VI SARA' MEDITAZIONE (nonostante avviso contrario dato a voce).

Non vi sarà invece nei due sabati successivi. Normale meditaz. : ogni sabato, ore 15,30. Chiunque è il benvenuto.

DIO


Torno alla celebre domanda che è alla base di ogni ricerca filosofica o religiosa. "Perché tutto esiste invece che no?"
La risposta data convenzionalmente nel Medio Oriente e poi in Occidente è stata che c'è un'entità superiore, chiamata normalmente Dio, che è il creatore di tutto. La stessa esistenza del tutto viene presa a prova dell'esistenza di questa entità, Dio.
A questo l'ateo oppone normalmente qualche facile domanda. "Se Dio è un creatore, chi ha creato Dio?" che poi è la prima domanda semplice che fanno a volte i bambini.
Un inciso. Perché affronto ancora una volta questo argomento- continuando così il numero del Giugno scorso intitolato ‘BISOGNO DI METAFISICA'? Perché è, inevitabilmente, quello su cui si va a finire come si comincia a parlare di ricerca spirituale, di religione, di misticismo. Mi trovo spesso a ricevere domande su questo argomento. Una volta avevo un atteggiamento negativo verso ogni domanda su Dio. Era facile rispondere con la ‘domanda del bambino' e mostrare l'inconsistenza di questa domanda. Però... però...'Perché, allora, tutto esiste invece che no?" mi ronzava nella testa.
La risposta data da certi Buddhisti (da certi Buddhisti) , risposta semplicemente negativa o basata sulla conoscibilità del mondo in cui viviamo in base alla semplice legge della causalità (Y esiste perché esiste X, X esiste perché esiste Z, Z esiste perché... ecc.) pur dando una risposta pragmatica e operativa, mi sembrava in qualche maniera insufficiente e poi, in ultima analisi, sembrava riportare, in fondo in fondo, alla causa teista: ‘C'è una causa ultima, origine di tutte le cause' (a cui però, inevitabilmente si riproponeva la ‘domanda del bambino: ‘ Se è una causa, qual è la sua causa?") . Un guazzabuglio, insomma. A questo la religione oppone il dogma del MISTERO. Ma mistero vuol dire qualcosa di cui non si può dire niente e invece si continua a dare un nome (DIO) personificando il mistero come entità e da questo nome sorgono tutta una serie di attributi che sono, altrettanto inevitabilmente, solo delle proiezioni della mente umana dovute alla paura della morte e alla credenza in un sé stabile. Questi attributi, che nella chiesa cattolica sono stati portati all'estremo, sono che essendo Dio il creatore di tutto , esso è nostro padre e se è nostro padre è buono ecc , ecc. , tutte cose insensate come dimostra facilmente la realtà spesso crudele, ingiusta e discriminatoria in cui viviamo. Ma anche restando agli assunti di base, la ‘domanda del bambino' pone una severa critica ad ogni asserzione.

Ma insomma, ho io una risposta a questo dilemma (Dio c'è; Dio non c'è?) . Sì, ho una risposta. La mia risposta viene dalla pratica meditativa dell'ACCETTARE, pratica che in una sola parola riassume in sé un metodo e un fine, eliminando il dualismo di molte pratiche religiose. ACCETTARE è la mia parola magica ed è una parola MISTICA perché in essa tutto è contenuto, domande e risposte. E' di una banalità assoluta come si conviene alla banalità del mondo e di una complicazione assoluta, come si conviene alla complicazione del mondo.

Sì, perché essa pone dei problemi. Pone il problema di indagare la realtà del mondo, le forze che lo muovono. Ma, come diceva il Buddha, il mondo è tutto in questo corpo nutrito con il cibo, alto tanto e durevole tanto: con questo volendo dire che non si può prescindere dal contatto dei sensi con la realtà fisica. Perciò occorre la VISIONE PROFONDA, visione che è basata sulla percezione del rapporto, dei CORRIDOI SENSORIALI che si creano fra i nostri sensi (ivi inclusa la mente) e il mondo.
Perciò:CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA > ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE. Perché non si può accettare ciò di cui si è inconsapevoli. La visione delle COSE COME SONO è, ancora una volta, sia metodo che scopo della meditazione di visione profonda (Vipassana) .
Ma se metodo e scopo coincidono (le cose come sono) , questo significa che NOI SIAMO GIA' DOVE VOGLIAMO ARRIVARE. E a questo punto, se già siamo dove dobbiamo andare, questo non ha più neanche bisogno di essere concettualizzato e neppure ha bisogno di un nome (Dio) . Anzi, sovrapporre un concetto alla realtà ultima è una vera e propria bestemmia (e proprio quelli che credono di essere più religiosi sono i massimi bestemmiatori) . LE COSE COME SONO, LA REALTA' COM'E' è tutto quello che c'è e che ci serve. Chiamiamolo IL TUTTO, se vogliamo. E non possiamo applicare alla realtà massima, ultima, concetti come quelli temporali (un prima in cui qualcuno ci creò) o un CHI. Sono concetti della mente umana e come tali vuoti e del tutto insufficienti.
Questa è la mia visione profonda. ACCETTARE COME REALTA' ULTIMA CHE NON C'E' UNA REALTA' ULTIMA nel senso che comunemente viene ascritto a questa parola ma che QUESTA REALTA' ULTIMA E', SEMPLICEMENTE, LA REALTA' ORDINARIA ( in un prossimo numero dimostrerò meglio questo basandomi sul cosiddetto tetralemma o catuskoti (pronuncia :*ciatuskoti) buddhista) . Voglio però mettere in guardia: Accettare le cose come sono non significa che non dobbiamo fare niente, perché il mondo convenzionale in cui viviamo è dualista e quindi crea discriminazione, conflitto e illusione. Accettare questo dualismo è necessario ma è anche insufficiente. La meditazione per vedere quello che c'è davvero (il Nirvana) si ripropone perciò come strumento necessario.

Abbiamo ripreso- ma quando abbiamo smesso?- la meditazione del sabato (ore 15,30) a S. Andrea di Compito, via della Torre 9. Come regola poi riprenderemo anche la pratica di un intensivo al mese, normalmente la prima domenica del mese. Il primo intensivo ci sarà questa domenica, 3 ottobre, dalle ore 9 alle 16,30 (con pausa pranzo e riposo 12,30-14,30). Chiunque è il benvenuto. Corsi e intensivi sono gratuiti.
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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