Stamani il mio caro amico Raimondo, una persona molto semplice, mi ha chiesto che cosa ne pensassi della religione Cattolica. Gli ho detto che cosa ne pensavo e che cioè non sono credente, che non credo che Gesù sia figlio di Dio (figurarsi se la divinità può avere un figlio) e che, per esempio, il Dio della Bibbia, che permette il massacro di intere città, inclusi i bambini (oggi lo chiameremmo genocidio!) ad opera di un popolo cosiddetto ‘eletto’ , sa di giustificazionismo storico oppure è un Dio creato dagli uomini a loro immagine e somiglianza. “Il dio della Bibbia è proprio fatto a immagine e somiglianza umana: è rabbioso, vendicativo, discrimina…” . Lo stesso Ray si pone molte domande, nella sua semplicità, ma poi conclude che lui ha fede! E poi torna però alla carica con un’altra domanda: “ Ma che ne pensi allora delle sedute spiritiche?” “ Mah, io non ho mai escluso che possano esistere altre dimensioni della mente….” “ Ma secondo te sono gli spiriti o è il diavolo?” “ Non ne ho idea e sinceramente non mi interessa nemmeno” . “Comunque anche tu pensi che qualcosa c’è!” . “ Sì, probabilmente qualcosa c’è! E’ come le onde radio: mica le puoi percepire, ma ci sono. Quindi è possibile che ci sia qualche altra forma di esistenza. Ma in ogni caso sarebbe solo una variabile delle varie forme di esistenza! Farebbe semplicemente parte di questo Universo!”.
Ho poi voluto precisare: “Anch’io sono religioso ma la mia è una religione atea. Secondo me la vera religiosità è fare pulizia nella mente. Fare pulizia di tutti i concetti, di qualunque tipo, compresi quelli religiosi – le religioni le hanno fatte gli uomini. Sbaraccare tutto il ciarpame che abbiamo nella mente, tutti i concetti che ci sono stati dati dal mondo in cui viviamo”.
Oggi, sabato, abbiamo fatto meditazione di gruppo. “ La nostra meditazione è quella di aprire il nostro campo della coscienza al massimo. Dobbiamo però evitare di esserne catturati, specialmente di essere catturati dai pensieri. Bisogna accettare che ci siano ma solo sfiorarli, vederli come i titoli di coda di un film (quante volte, negli anni, avrò detto questa frase?) . Sfiorarli e basta, evitare di soffermarsi su di essi. Nello stesso tempo, ripeto, accettarli. Occorre osservare gli stati d’animo, anche disturbati, che possono presentarsi e fare questa semplice considerazione: ‘Ci sono cause e condizioni per cui la mia mente è così in questo momento’ . Quando mi dico questo, quando mi sono detto questo anche in situazioni difficili, di grande agitazione, ho sentito la mente che si acquietava e si stabilizzava e una sensazione piacevole. Nell’accettazione la mente è sempre piacevole.
In ogni caso noi dobbiamo evitare di soffermarci sui pensieri per non esserne risucchiati. In questo c’è ancora un certo dualismo, il fatto di evitarli in qualche maniera porta a una loro negazione. Però in contemporanea c’è anche la loro accettazione. Si crea un paradosso, li accettiamo ma li neghiamo. Poi ad un certo punto, quando abbiamo conseguito una buona stabilizzazione e concentrazione, passiamo a evitare di soffermarci anche sul non-soffermarci. Ecco, la meditazione di tipo Madhyamika (Madhyamika è una scuola buddhista e significa Via di Mezzo, via di mezzo fra gli estremi) è una NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE. E’ particolare. Non soffermarsi nemmeno sul non-soffermarsi significa effettuare il ritorno all’osservazione e all’accettazione piena questa volta dei fenomeni e dei concetti” .
“Però con un’altra qualità” interloquisce Luca, “ in pratica fai tanta strada per ritornare dove sei. E ci torni però con una consapevolezza diversa” .
“ Sì, si può definire questo stato come NE’ IDEAZIONE NE’ NON IDEAZIONE. Non accetti l’ideazione, ne prendi le distanze, ma non accetti nemmeno la NON IDEAZIONE. Accetti tutto quello che c’è in ultima analisi ma non ne sei minimamente coinvolto. C’è la scena degli eventi e c’è la consapevolezza che resta sullo sfondo: o meglio, la coscienza e gli avvenimenti diventano la stessa cosa, ma vi è una qualità di distacco.
[Questo è un paradosso, ma è effettivamente il paradossale che si va a conciliare nella meditazione. Nella logica aristotelica A non può essere B: qui invece troviamo identificazione e disidentificazione presenti in contemporanea. Ma la meditazione deve portare a questi pardossi dove A e B superano il dualismo in una sorta di conciliazione degli opposti] .
Naturalmente all’inizio non è facile. Occorre acquisire abitudine a questo tipo di pratica, quello di guardare e sfiorare appena, quello di saper riconoscere i vari fenomeni. In particolare è importante cogliere, in una fase iniziale, la differenza che c’è ad esempio fra una sensazione o percezione fisica e i pensieri che ne derivano. Cogliere che una cosa è ad es. la sensazione o percezione uditiva e un’altra cosa è l’ideazione che ne consegue, l’identificazione o il ragionamento che sorgono subito dopo. Una cosa è il fisico, una cosa è il mentale, anche se si condizionano a vicenda.”
Superando il timore di reificazione delle parole, di dare cioè sostanzialità a concetti di insostanzialità, userei la parola ‘misticismo del reale’ per indicare la nostra pratica. Il misticismo di chi vede, cioè, come la realtà ultima sia appunto questa realtà in cui viviamo, in cui siamo immersi.
Cito qui il detto che ho messo come ‘motto-firma’ alle mie e-mail (<(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25) :
"Whatever is the limit of Nirvaana
that is the limit of cyclic existence.
There is not even the slightest difference between them,
or even the subtlest thing"
“Qualunque sia il limite del Nirvana
Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara ) .
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro
E nemmeno la cosa più sottile”
"The Pacification of all objectification
and the pacification of illusion:
no dharma was taught by the Buddha
at any time, in any place, to any person"
(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)
lunedì 19 febbraio 2007
Né ideazione né non ideazione
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