“Prendo rifugio nella vacuità di tutti i fenomeni e di tutti i concetti..."
Ultimamente pratico spesso la meditazione di gentilezza o, se vogliamo, di ‘amicizia verso tutti gli esseri’. Giusto adesso mi è capitata sotto gli occhi questa frase del Dalai Lama: ‘Io tratto tutte le persone come mie amiche e stabilisco con loro una comunicazione cuore a cuore senza barriere’.
Ad ogni modo questa meditazione comincia, per me, augurandomi salute, felicità e liberazione, poi questo stesso augurio viene rivolto ai miei genitori defunti, alle persone care più vicine, agli amici, a tutte le persone che sono entrate in contatto con me nella mia vita, alle persone verso cui non provo nulla di particolare, a quelle verso cui provo punte di avversione, a TUTTE LE PERSONE e infine A TUTTI GLI ESSERI VIVENTI per poi allargarmi a tutti gli esseri dell’universo.
Da qualche tempo mi sono accorto che l’immagine visualizzata dei miei genitori, fino a poco tempo fa nitida ed emozionalmente coinvolgente, si è appannata, è divenuta meno nitida. Questo mi è dispiaciuto lì per lì, ho sempre provato verso di loro amore e grande riconoscenza per l’amore a mia volta ricevuto.
Ho percepito questo appannamento quasi come una sorta di ingratitudine da parte mia. Questo mi è successo anche oggi. Mi è venuta però questa considerazione: questo è ciò che c’è in questo momento. E’ naturale che, con il passare del tempo, l’immagine dei miei cari sbiadisca. Se in questo momento c’è questo sbiadimento,lo devo accettare, questa è la realtà.
Ma un’altra considerazione se vogliamo più curiosa si è fatta avanti: mi sembra quasi come se non fossero mai esistiti, ormai la loro esistenza ed anche la mia esistenza con loro mi sembra un sogno. Questo mi sono detto e, di conseguenza, a ruota, mi è venuto quest’altro pensiero: ‘Ma sono sicuro che essi siano davvero esistiti e che non siano davvero un sogno?’
Dico questo perché a volte mi è capitato di non essere certo di un determinato fatto e di essermi chiesto: ‘ Ma è davvero successo o me lo sono sognato?’. Vi è mai capitato?
C’è, ad esempio, una persona anziana che conosco che ha una mente che rimugina in continuazione – un fatto davvero non eccezionale, poiché anche la nostra mente è così. A questa persona capita, in seguito a questo suo continuo rimuginare, di costruire situazioni inesistenti, situazioni dove la tale altra persona, ad esempio, ha parlato male di lei. Ed è del tutto convinta che questo sia accaduto! E non è che questa persona anziana soffra di Alzheimer. E’ semplicemente una persona sveglia, intelligente, la cui mente però costruisce, costruisce, costruisce.
A me, evidentemente, succede il contrario, cioè la mia mente de-costruisce. Essendomi sottoposto a tanti anni di pratica mentale meditativa, mi vengo talvolta a chiedere: ma questo è reale?
Non fraintendetemi, il mio cervello è ancora a posto. Però, mi sono detto oggi, per quello che ne so, questi miei genitori e la vita vissuta con loro potrebbero essere tutta un’immaginazione. Sì, è vero, potrei indagare e ricostruire i fatti più o meno reali ma resta il fatto che, al momento, tutto questo mi appare come un’illusione. Allora mi sono detto: in effetti questo passato è qualcosa che noi tendiamo a cosizzare (la parola colta è ‘reificare’), a rendere cosa, sostanza, ma non c’è nulla del genere esistente. Ci sono, è vero, dei ricordi, ma sono semplicemente dati della mia mente. Vi chiedo: è qualcosa che io posso afferrare? No di certo. Posso afferrarlo con la mente e costruirvi sopra, ma non vi è garanzia di realtà.
Ricordate quel film, A Beautiful Mind, la storia di uno scienziato che ha anche ricevuto il premio Nobel non so per quale scoperta e che è sempre vissuto in due mondi paralleli e intersecantesi, quello cosiddetto ‘reale’ e un altro di fantasia, con personaggi fittizi di quest’ultimo che intervenivano pesantemente e talvolta con effetti devastanti sulla sua vita ‘reale’? Lo stesso vale per il nostro passato, è qualcosa che realmente non esiste e non sappiamo se realmente sia mai esistito. E il futuro? Noi viviamo sempre immaginando un futuro, ma possiamo afferrarlo? Possiamo toccarlo? E anche se potessimo farlo, potremmo mai avere la certezza di una sua realtà?
Quando avevo tredici anni mio padre, tornando dal mercato dove era andato a vendere le pesche, mi portò quello che a tuttora giudico un meraviglioso regalo, il primo romanzo che ho letto in vita mia, un romanzo di fantascienza della collana Urania, con i meravigliosi disegni di copertina di Jacono. Il suo titolo era Gli Uomini Ombra, di quell’autore immaginifico che era A. E. van Vogt. In questo romanzo, pieno di spunti interessantissimi che poi hanno condizionato la mia vita intellettuale successiva, tra l’altro si delineava una città del futuro che lottava accanitamente nelle linee temporali per ‘venire in esistenza’. Sì, era in effetti, solo una possibilità, quella che oggi chiameremmo ‘virtuale’. Devo dire che, nel romanzo, questa città non ebbe mai la sorte di venire in essere.
Quindi quel futuro che poteva essere non venne mai in esistenza. Non fu mai qualcosa che potesse essere afferrato. Si rivelò un’illusione.
Conclusione: il passato non esiste (non esiste più?), il futuro non esiste (non esiste ancora?), queste due pseudo-sostanze che ci sembrano avere una propria consistenza, sono solo degli ectoplasmi, dei fantasmi. Sono costruzioni del nostro mondo così intriso di mente. Questi due termini sono un esempio lampante di tutte quelle costruzioni mentali che ci sembrano così reali, come noi stessi (la nostra tendenza è quella di vederci come sostanze eterne, individui non soggetti al decadere e allo svanire), come l’anima e come quella magnifica costruzione che abbiamo chiamato Dio. Alle proteste che subito sorgeranno nella mente, posso solo rispondere: leggete qui sopra quanto scritto e fate da voi le vostre analogie.
Ha qualche senso pratico, tutto questo?
Sì, è quello della liberazione della mente (cetovimutti), la liberazione dai suoi fantasmi, il regno della libertà che è alla portata di tutti e che consiste semplicemente nell’essere liberi.