martedì 19 dicembre 2006

Espansione della coscienza come meditazione

Secondo te che cos’è la coscienza?” Chiede Silvia.


“Questa è davvero una domanda importante. La coscienza è una potenzialità. Viene in essere quando ve ne sono le condizioni, cioè il corpo fisico e gli oggetti da essa percepiti. Senza un corpo fisico e gli oggetti da percepire, niente coscienza. Senza oggetti da percepire sia l’organo della coscienza che la coscienza stessa deperirebbero e scomparirebbero. E’ importante cogliere questo, capire che le cose dipendono dalle cose, che una cosa viene in essere solo quando ne esistono le condizioni” .


C’è stato, recentemente, uno spostamento della nostra attenzione meditativa su coscienza ed esperienza. Nulla di nuovo realmente, si tratta sempre di una forma di consapevolezza ma questo spostamento deriva dal crescere della nostra attenzione al problema del dualismo e anche a quello del suo superamento nella meditazione stessa.
“Quel testo che leggesti l’altra volta” (questo è Nicola che si riferisce ad una lettura tratta da La Meditazione Theravada ) “che parlava dell’esperienza di quella donna thailandese, mi ha lasciato perplesso. In effetti sembrava che lei si sforzasse tanto per conseguire qualcosa “.
“E’ vero. Penso anch’io così. C’era un dualismo fra lei e quello che faceva” .


A volte anche nelle esperienze meditative si ripropone questo dualismo. Non parliamo poi della preghiera, dove questo dualismo è del tutto evidente. L’unica meditazione che non sembra riproporre una forma duale tra soggetto e oggetto sembra essere quella della coscienza intesa come esperienza.

La coscienza (sanskrito vijñana , Pali viññana ) viene citata nei testi antichi come l’ultimo dei 10 kasina o “strumenti meditativi” , essendo preceduto da akasa kasina o “ strumento meditatvo dello Spazio” . In Anguttara Nikaya V, 60 viene detto : “Ci sono le dieci sfere dei kasina …Di queste la più elevata è Viññana. Ma anch’essa è impermanente” .

Come scritto più sopra, nell’evoluzione della nostra pratica ci si può accorgere che molto di quello che facciamo è dualistico. Si può scegliere di superare questo dualismo gradualmente (ad es. nelle cosìddette Residenze Infinite ) oppure istantaneamente (si tratta del vecchio dilemma fra divenire o essere su cui ritorneremo in seguito). Quale può essere una meditazione non dualistica? Può essere solo qualcosa che inglobi tutto, tutti gli stati fenomenici e mentali, e questo può essere solo la nostra stessa esperienza intesa come globalità. Cioè la coscienza espansa al massimo e l’adesione completa alla coscienza stessa; percezione e coscienza come stessa cosa.


In effetti questo non è in contraddizione con altri tipi di meditazione. Nella coscienza espansa le ‘cose’ vanno a disporsi qua e là nella spazialità della nostra percezione: è lo spazio, altro oggetto di meditazione antico. E’ anche meditazione Madhyamika. Si porta l’attenzione solo a sfiorare gli oggetti che percepiamo, senza soffermarci su di essi . Li sfioriamo gentilmente ma neghiamo loro la capacità di catturarci; è come ‘fare un passo indietro’ e vedere la globalità della nostra percezione. Poiché questi oggetti sono semplicemente la nostra esperienza espansa, la nostra coscienza, non vi è esperienza duale. Percezione e percezione della percezione sono un tutto unico. Un utile accorgimento e tuttavia c’è ancora, in questo, un residuo di dualismo. Ci sono gli oggetti che vengono percepiti dalla nostra facoltà percettiva e giudicati (non mi soffermo su di essi poiché ne verrei catturato) . C’è ancora la negazione di qualcosa. Ma se noi, dopo aver eseguito questa operazione, smettiamo di soffermarci anche sul non soffermarci (negazione della negazione), ogni dualismo cessa. Resta la sola esperienza globale, restiamo in contatto, perfettamente aderenti alla nostra esperienza, alle cose come sono.
Questa è meditazione Madhyamika: negazione e negazione della negazione.


Nonostante questa apparente negatività, la base di questo tipo di meditazione è l’ACCETTAZIONE. Si accetta qualsiasi cosa avvenga nella nostra esperienza perché appunto quella è l’esperienza. Se non si accettasse si creerebbe dualismo. Ci sarebbe qualcosa che respingiamo, un A e un B. Nell’accettazione invece tutto è unito: percezione, soggetto, oggetto. Questa meditazione della coscienza-esperienza è anche un modo per portare nella pratica un’esperienza che altrimenti sarebbe solo teoria: la realizzazione degli ayatana o sfere psico-sensoriali (gli organi sensoriali, ivi inclusa la base mentale o coscienza, e i loro oggetti di contatto (es. l’occhio ed un oggetto visibile) che tanta parte hanno nella comprensione saggia di ciò che è il reale: l’esistenza reciprocamente dipendente ed il sorgere in dipendenza di soggetto e oggetto.

In Mahj. Nikaya 43 si dice: “ Ognuna delle cinque facoltà sensoriali possiede una sfera differente e nessuna condivide la sfera di un’altra…; esse hanno per sostegno la mente (mano )… ; esse sono condizionate dalla vitalità… ; ma la vitalità, a sua volta, è condizionata dal calore… ; il calore, a sua volta, è condizionato dalla vitalità, così come la la luce e la fiamma di una lampada che brucia si condizionano reciprocamente” .

Queste sfere sensoriali, includenti gli organi sensoriali, i loro oggetti e le rispettive coscienze che sorgono dal loro contatto sono anche chiamati dhatu che viene tradotto come ‘elementi’ (gli elementi parzialmente fisici e parzialmente mentali del reale, in tutto 18 elementi) . Questa visione della realtà come formata da vari elementi dinamici si presenta come la visione impersonale del reale, una visione impersonale che fa capire come tutto sia vacuo (vacuità) in quanto impermanente e privo di un sé stabile: è come un macellaio che cominci a dissezionare una vacca: fino ad un certo punto egli avrà in sé il concetto mentale ‘vacca’ finché perderà questo concetto a favore delle singole parti che costituivano l’animale: spalla, coscia ecc. ; allo stesso modo la visione dei fenomeni o avvenimenti che ci capita di osservare qua e là nello spazio ci danno una visione dell’orizzonte degli eventi (come dicono i fisici di oggi) senza il concetto falso di ‘io’ e ‘mio’ . Le cose avvengono, punto. Condizionate da altre cose, punto.

Questa è la visione profonda, la visione che ha un Santo, uno svincolato, un liberato: che tutto sorge in dipendenza nel mondo, che non esiste niente che non sorga in dipendenza da.
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
______________________________________
CHIUNQUE E’ BENVENUTO
______________________________________
Visit the Kungfu site "Wudang Baguazhang"
http://wudangbaguazhang.altervista.org/