COVID, VISIONE PROFONDA, LIBERAZIONE DELLA MENTE
Ieri sera ho avuto una discussione sulle vaccinazioni anti-Covid. Per non appiccicare etichette definirò la persona con cui ho avuto questa discussione come un familiare. Tutto è nato da una mia osservazione riguardo a un assembramento di persone in un bar di Lucca da cui ho tratto la conclusione che alla fine dell’estate ci ritroveremo con una nuova ondata pandemica. L’altra persona ha contrastato questa mia osservazione, asserendo, se ricordo bene, che, uno non era detto e due che allora a cosa servivano i vaccini? Premetto che io sono vaccinato e l’altra persona si rifiuta di fare la vaccinazione. Non voglio qui falsificare la sua opinione, perciò non entrerò nelle sue ragioni. Basti dire che la discussione è partita piano piano, poi accelerando e divenendo sempre più accesa fino a sfiorare (ebbene sì) punte di avversione reciproca. Sfiorare, sia chiaro. Dirò quali erano le mie ragioni non per sopraffare quelle dell’altra persona, ma perché le ricordo meglio. Sostanzialmente dicevo che l’esperienza inglese ci dimostra, empiricamente, come la vaccinazione di massa porti a livelli minimi la presenza del covid e che anche qui in Italia i milioni di già vaccinati stanno riducendo il numero dei contagi che pure resta ancora alto. Mi veniva obiettato che la riduzione dei casi è dovuta alla bella stagione, come ha dimostrato l’esperienza dell’anno passato, e che se il covid, come dicono, ritornerà verso il prossimo autunno-inverno, a che scopo vaccinarsi? Corro il rischio, e lo so, di falsificare le sue posizioni ma quello che mi interessa adesso non è capire chi avesse ragione, quanto il notare come nel climax della discussione sempre più ci scaldassimo. Quando ci siamo lasciati con uno sforzo (reciproco) di non arrivare a punte più estreme, ricordo di avere detto: “Certo che è un argomento divisivo!” . Andando verso casa riflettevo su questo e su un mio certo risentimento (sono onesto su ciò) , immaginando che anche l’altra persona provasse la stessa cosa. ‘Dormiremo?’ . Mentre guidavo, riaffiorava in me un po’ della pratica di Metta, cioè la meditazione di benevolenza, cercando di smussare le nostre reciproche asperità. ‘Forse abbiamo una parte di ragione tutti e due’ mi sono detto. E comunque percepivo, anche se in maniera un po’ offuscata, la VERITA’ DELLA SOFFERENZA LEGATA AI PUNTI DI VISTA ED ALLA LORO DIFESA. Ho continuato a pensarci, cercando appunto di vedere le reciproche ragioni, e questo mi ha portato un po’ più di calma. Ciò nonostante, confesso di avere fatto un po’ di fatica ad addormentarmi. E conoscendo l’altra persona, penso che anche per lei sarà stato così.
Stamattina, appena sveglio, sono andato alla cosa con mente più calma (e questa è una cosa appresa negli anni: far passare una notte aiuta a non prendere di petto i fatti) . E ricordando, ho avuto un episodio di VISIONE PROFONDA e di LIBERAZIONE DELLA MENTE. Ho ricordato che ieri sera cercavo di conciliare i due aspetti della discussione pensando ‘avremo ragione entrambi?’ ma ho visto subito, intuitivamente, che era una visione limitata del problema. I due punti di vista, espressione didue ego autocostruitisi diversamente durante la vita (karma) , avevano entrambi buone frecce al loro arco, quindi HO VISTO che non si trattava di dire ‘io ho ragione e l’altro no’ e che anche ‘avremo una parte di ragione entrambi’ era insufficiente e NON AVEVA UN CRITERIO DI VERITA’ . E allora ho visto che, in ultima analisi, entrambi i punti, con le loro reciproche verità parziali, erano però vuoti di una verità ultima, assoluta, indipendente. Ho percepito con ironia e gratitudine l’episodio di ieri sera come VACUITA’, assenza di sostanza di verità vera! Ho avuto, intuitivamente, una visione profonda sulla natura della realtà, dove NIENTE HA VALORE ASSOLUTO e l’unica verità assoluta è che NON ESISTE UNA VERITA’ ASSOLUTA. Sì, è stato davvero uno squarcio di VISIONE PROFONDA, ho visto l’universo e la sua vuotezza. Mi è venuta una gioia ironica e felice: l’altra persona l’ho considerata IL MIO MAESTRO perché mi ha portato a VEDERE. Che cosa poi? Che l’attaccamento ai punti di vista porta sofferenza, offuscamento ed è un ostacolo alla liberazione. Che poi è il messaggio del Buddha e di Nagarjuna.
Ecco, si può definire questa come una visione trans-mondana. A volte, in passato, ho parlato di realtà ultima. La realtà ultima è che non esiste realtà ultima. Viviamo sulle sabbie mobili della mente. Ma allora, poiché viviamo nel mondo, con i suoi problemi, che atteggiamento possiamo avere? Che decisioni possiamo prendere? La risposta è: quelle che ci sentiamo di prendere, sapendo però, vedendo che provengono dai nostri condizionamenti, da come ci siamo costruiti nel tempo. Sapendo che esse sono condizionate e avvelenate dalle nostre predisposizioni, che sono sempre, sempre, espressioni di un ego che vuole affermarsi. La visione profonda, la liberazione della mente porta anche a considerare queste nostre risposte al mondo con compassione. Siamo solo dei miserelli alle prese con problemi di una realtà complicata e insondabile se non a una visione profonda e liberatrice. Liberatrice perché sapremo che ogni nostra decisione, punto di vista, giudizio, credenza, pure nella sua necessità (il mondo sempre ci richiede queste cose) non avrà una capacità assoluta di essere vero e veritiero, sarà relativo e in ultima analisi un’espressione dell’ego.