Giornata della finale del Campionato Mondiale di Calcio agli inizi di Luglio.
Sono in macchina, diretto a vedere la partita conclusiva, Italia-Francia, e rifletto. Mentre di recente ero in Cina mi faceva piacere vedere l’Italia in gioco.
Oggi però, finito il condizionamento dell’Italiano all’estero, mi interrogo. Vedo giovani con le bandiere sopra gli scooter e altre bandiere qua e là lungo la strada. Mi coglie un senso di disagio personale.
Come mi pongo rispetto a questa partita che pure anch’io ho aspettato? Ho piacere che vinca l’Italia? Questo è indubbio. Desidero che vinca l’Italia? Anche questo è in parte indubbio. Ci resterò male se l’Italia perderà? In parte, sicuramente. Perché? In effetti è facile cogliere nei condizionamenti la risposta.
Si nasce, si vive in un luogo fisico circondati da un continuum mentale e se ne fa parte. Accetto perciò di avere un po’ di partecipazione. Ma guardo questa mia partecipazione all’evento e vedo che essa ha una gradazione assai limitata, vedo che la mia mente è attenta e consapevole.
Per questo noto in me da una parte un senso di perplessità e dall’altra un senso di piacere, il piacere dell’attenzione e della consapevolezza.
Mi vengono in mente alcune scene viste in TV, mi sembra riferite alla sconfitta della Germania da parte dell’Italia. Ho visto una ragazza che piangeva. Che cosa strana mi è sembrata. Addirittura piangere per un’identificazione .
Capisco piangere per identificazioni con la sofferenza di un altro essere umano o di un animale, ci si ritrova in questo tipo di esperienze ma piangere per un ‘ideale’...
Nella mia mente vedo il piacere del gioco e probabilmente anche quello della partecipazione. Ma si tratta di divertimento...
> Ho ritrovato (oggi 27 Agosto) questi appunti che avevo preso quella sera.
Ricordo che mi trovai in macchina in un ingorgo stradale mentre tutt’intorno a me la gente agitava bandiere e gridava. Attraverso il finestrino aperto qualcuno mi strinse addirittura la mano.
Ricordo che osservavo la mia mente e che provavo gioia senza partecipazione. Buffo, no? Provavo gioia per la gioia degli altri ma nello stesso tempo distacco.
Non era, sia chiaro, un distacco antagonistico. Ero pienamente in quella gioia, senza alcuna contrapposizione e nello stesso tempo ero distaccato. Fu veramente una cosa curiosa.
L’altro giorno, ad un passaggio a livello, arrivo e mi metto pazientemente ad aspettare. Ne approfitto per essere consapevole della pazienza.
Sono su una via trasversale e davanti a me c’è la fila di auto della via principale. Passa il treno e io guardo il primo automobilista della via principale. Gli faccio un gesto, sorridendo, di avviarsi ma lui, anche lui sorridendo, mi fa un gesto di andare prima io. Io vado e mi sento improvvisamente ricolmo di gioia. Non certo per il fatto di avere avuto la precedenza ma per lo scambio di consapevole e gioiosa gentilezza che c’è stato.
Questa gioia è stata davvero forte, mi ha pervaso tutto e mi ha accompagnato per tutta la giornata. Tuttora, se vi penso, ne risento la forte onda.
La mia gatta Prilla è tornata. Dopo forse un mese e mezzo. Dove sarà stata? Gioia.
Una notte, sto dormendo, quando a un tratto sento suonare il campanello e un vociare confuso. Guardo assonnato la sveglia e vedo che sono le cinque e mezzo. Sento una persona gridare e ne riconosco la voce, è quella di un vicino (in realtà abita a 400 / 500 m. da me, quindi relativamente lontano) che grida: “ Loriano, vieni a prendere i tuoi cani che è tutta la notte che abbaiano. Se non li tieni , uno di questi giorni compro il fucile e ci penso io” .
Ancora mezzo addormentato, dal letto grido di rimando: “ Ma sono dentro, li tengo dentro” ma poi mi affaccio, vedo il vicino che se ne sta andando e le mie cagne, Tea e Lea che sono dentro sì, ora, ma con il cancello mezzo aperto. Allora mi viene in mente che la sera prima le avevo lasciate uscire ripromettendomi di farle rientrare. Poi me ne ero dimenticato.
Intanto sento il vicino che continua a gridare nella notte. Questa volta se la prende con un altro cane, Fido, il leader-fidanzato delle mie due. Quando si mettono insieme, rifletto, fanno branco e abbaiano a destra e a sinistra. Continuo a pensare un po’ a loro, un po’ al mio vicino. Sono leggermente seccato ma non posso non pensare che la colpa è stata mia.
Dopo un altro po’ lo sento ancora, questa volta spostato più oltre, che grida contro altri cani. Colgo l’esasperazione nella sua voce e mi identifico nella sua sofferenza. E’ un commerciante poco più giovane di me, forse già faceva fatica a dormire con tutti i pensieri che può avere, in più i cani, con il loro continuo abbaiare, devono averlo portato all’esasperazione. Mi identifico quasi totalmente con la sua sofferenza. Capisco la sua rabbia.
I giorni successivi ci capita di incontrarci ma sempre da lontano o con tempi sfalsati. Sono incerto, vorrei avvicinarlo per scusarmi e rassicurarlo, ma sono un po’ timoroso di provocare una reazione ancor più forte. Poi, l’altro giorno, lo vedo passare a piedi e gli faccio cenno di venire. Mentre si avvicina mi chiedo come reagirà. Ma gli spiego con gentilezza che ho sbagliato, che ero certo di aver chiuso le cagne in “corte” mentre invece avevo lasciato aperto il cancello, che mi preoccupo sempre di tenerle dentro, che capisco come deve avergli dato noia e che non succederà più.
Man mano che parlo noto che lui reagisce bene, forse all’inizio pensava che volessi litigare mentre invece il mio tono e le mie scuse lo hanno fatto ricredere. Si instaura un rapporto tranquillo e di comprensione e già allora e poi dopo ancor di più sento la gioia che mi pervade, sento che si è creato un rapporto di comprensione reciproca e gentilezza.
La pratica della gentilezza amorevole è considerata una “dimora divina”e anche una pratica illimitata, cioè senza alcun limite o barriera, così come la gioia per la gioia degli altri e la com-passione.
Praticare queste dimore divine o illimitate porta all’abbattimento delle barriere con gli altri e, si badi bene, non solo verso gli umani ma anche verso i non-umani nostri fratelli, come gli animali, gli spiriti, le divinità e gli stessi demoni, perfino, se vi sono, gli abitanti di altri mondi.
Nessuna pratica di amore può essere perfetta se limitata ad una sola specie. Nella mia pratica cito espressamente anche i grandi e crudeli tiranni come Hitler, Stalin, Mussolini, Mao Zedong e ultimamente Bush, Bin Laden ed elementi della nostra politica. A volte penso ad Hitler e Mussolini e provo una grande compassione per i momenti tragici della loro fine. Altrettanto, anzi di più, per tutti coloro che hanno sofferto e sono morti per colpa loro.
Non esiste il Male assoluto, concetto a cui fanno continuamente riferimento coloro che praticano il dualismo. Anche Hitler, Stalin, Mussolini ecc. avevano sentimenti umani, sia pure pervertiti dalle logiche di potere o dall’odio verso determinate categorie.
Così pure trovo negativo che si agitino ancora categorie divisorie come “comunisti”, “rossi” , “fascisti” , “neri” . Con la fine dei blocchi sentii una grande soddisfazione.
Ma l’essere umano è riuscito semplicemente a spostare l’asse del conflitto.