“Qualunque sia il limite del Nirvana
Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara ) .
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro
E nemmeno la cosa più sottile”
(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)
Idealmente questa è la continuazione del precedente testo sulla ricapitolazione. Lo sto scrivendo durante una pausa del ritiro annuale di cinque giorni, un ritiro che si sta svolgendo senza risultati, quindi con un grande risultato. Si svolge, dunque, sulla base dell’osservare, del vedere che proprio il non-risultato è il risultato. E’ questa una cosa difficile da fare, la vera religione. Come si può essere più religiosi di chi sta così, senza sapere a che santo votarsi, capace di stare un’ora o tre quarti d’ora o mezzora semplicemente seduto, senza aspettarsi niente, sapendo appunto che non vi saranno risultati, che non c’è nessuno a cui rivolgersi, se non noi stessi?
“Io prendo rifugio nella vacuità [=la VUOTEZZA] di tutti i fenomeni e di tutti i concetti che è il Buddha”. Molti principianti pensano che lo scopo della meditazione sia quello di raggiungere il vuoto. E sia. Ma questo ‘vuoto’ che significa? Vuol dire ‘assenza’ , non presenza. Molte persone, principianti e non, praticano meditazione sperando, più o meno consciamente, di arricchire la propria personalità. Alcuni si spingono oltre aderendo a questa o quella corrente, Theravada o Mahayana che sia e quindi praticando quel dualismo che significa ’io [noi] e, fuori da me, il resto del mondo’, in ciò non troppo dissimili dal dualismo di cattolici e musulmani. Ma non c’è illuminazione o liberazione nella dualità.
C’è però un modo, l’andare oltre, il superare il dualismo. Ma questo sembrerebbe riproporre un altro dualismo, solo di un gradino superiore (superamento del dualismo contro dualismo) . E allora, l’andare oltre il dualismo non può che avere come base il dualismo stesso. ‘Ma che dice questo?’, vi starete dicendo. Cercherò di spiegare.
Quando, durante la pratica, ci si accorge che la testa è piena di pensieri, che stiamo progettando, calcolando ecc., viene lo scoraggiamento. ‘Non sono buono, non sono capace, la meditazione non fa proprio per me’. Ma se si avesse un po’ di attenzione a guardare L’ALTRO LATO DELLA COLLINA o meglio a guardare le cose da un’altra prospettiva, si vedrebbe che noi stiamo in effetti realizzando qualcosa, cioè l’assenza di risultati. Se noi guardiamo a questo con attaccamento, questo si risolverà in sofferenza, sconforto, disgusto. Ma se noi guardiamo a questo senza attaccamento, vedremo che siamo arrivati giusto dove volevamo andare. Qui c’è il vuoto, qui l’assenza. Giorni fa un amico mi diceva: ‘Io non sono così bravo come te nella meditazione’. Ma quale bravo? Lui per me è un Buddha, uno che sa di non avere risultati. Lo stesso dicevo oggi a un altro amico che era qui a praticare. Tutte persone molto modeste, la figura del praticante ideale. Io ho letto un mucchio, io scrivo, io organizzo… chi è più un Buddha, loro o io? Un Buddha è un semplice anche se, come già detto, un semplice non è necessariamente un Buddha. Anche qui occorre sapere, sapere cosa guardare. Mi viene in mente una storia narrata da De Mello, di un esploratore che, in una tribù indigena, scoprì dei sassolini con cui giocavano i bambini e che erano in realtà diamanti. Con questi fece una fortuna. I membri della tribù semplicemente non sapevano cosa guardare. Allora, se si sa guardare, si vedrà che siamo già dove volevamo arrivare.
Un mio caro amico, con cui, anni fa, ho condiviso le prime sedute di gruppo qui a S. Andrea, mi scrive:
‘Grazie per le tue parole. arrivano al punto giusto. anche se il concetto di base lo capisco solo col cervello e non lo sento dentro come realizzazione.
Un testo da rileggere più volte... se avrai voglia di ampliare, benvenuto!
Ma la mia insoddisfazione nasce principalmente dal fatto che durante il tempo dedicato alla meditazione passo dall'iperattività della mente (pensieri in cui mi perdo) direttamente alla letargia (sempre pensieri ma più di tipo onirico). Non riesco a stare nell'oggetto di meditazione, quindi alla fine non "medito", in un certo senso, ma rivivo il passato e programmo il futuro o semplicemente fantastico, attività interrotta da momenti in cui ne divento consapevole e ritorno all'oggetto primario, per ripartire quasi subito dopo con l'attività di cui sopra. Ultimamente cerco di concentrarmi proprio sull'insorgere dei pensieri, per accorgermene prima che mi portino via, ma il più delle volte questa attenzione è vana e mi ritrovo nel vortice senza accorgermi.da qui la frustrazione, il senso di inutilità. C'è il desiderio, non di ottenere uno stato particolare, ma semplicemente di essere presente (beh sotto sotto c'è il desiderio che questo porti a qualcosa di più profondo, come un benessere, una sensazione di connessione, addirittura una realizzazione) ma questo desiderio è in fondo il desiderio della liberazione; quindi alla fine c'è uno scopo al senza-scopo, cioè qualcosa che spinge a mettersi in cammino e continuarlo.
beh niente sto razionalizzando ciò che va solo sentito, forse…--
Questa è la lettera di un meditatore onesto. Secondo me basterebbe che guardasse con più attenzione quello che gli sta succedendo, per capire che quella discorsività, quella confusione sono proprio quello che è l’illuminazione. Ancora una volta: “Qualunque sia il limite del Nirvana / Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara).
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro / E nemmeno la cosa più sottile” (Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25). Ma questa frase, così importante, la leggiamo senza capirla realmente.
DOMENICA 5 FEBBRAIO, INTENSIVO DI MEDITAZIONE a S. Andrea di Compito dalle 9 alle 16,30 con sosta per pranzo.
Da venerdì 2 Dicembre, ore 21,15, è iniziato un corso di meditazione anche a Lucca.
Indirizzo: via del fosso 132, a dx uscendo da piazza San Francesco, verso via dei borghi, lato dx. , campanello F.Donati. Poi il sabato vi è la solita seduta di meditazione a S. Andrea di Compito, via della Torre 9, ore 15,30.
LIBRI CONSIGLIATI: Jack Kornfield, Il cuore saggio. Una guida agli insegnamenti universali della psicologia buddhista, Corbaccio editore. Potete richiederlo o ordinarlo in libreria.