Parlando con persone che sono interessate alla visione del mondo, siano esse religiose o agnostiche o altro, e poiché io esercito la critica verso tutte le posizioni , mi viene invariabilmente chiesto : “ Ma allora cosa dici tu?”, al che io rispondo che non dico nulla, che non asserisco nulla. E’ vero questo? Sapendo che il mio background è buddhista,le persone sospettano naturalmente che la mia sia una posizione strumentale, cripto-buddhista si direbbe, un modo astuto per criticare gli altri e portare al Buddhismo l’interlocutore. In realtà non occorre essere cripto-buddhisti, fingere di non dire nulla, poiché questo è esattamente il cuore del Buddhismo. Cioè che non c’è nulla da dire. Qualcuno, nella tradizione mahayana, arrivò a quello che sembra un estremo, a dire che in tutta la sua vita di predica della visione del mondo buddhista, il Buddha realmente non disse nulla! Per questo si può essere d’accordo con mia zia che, volendo screditare il Buddha (il cui insegnamento peraltro non conosce come non lo conosce quasi nessuno) disse una volta che il Buddha non sapeva di nulla.
Possiamo dire questo, enunciare questi paradossi, perché il cuore della metodologia buddhista è la visione analitica del reale. Se si va ad un’analisi approfondita del reale, come fanno ad es. i fisici o come si arriva a fare nella meditazione di visione profonda, ci si accorge che realmente non c’è nulla... o meglio non c’è nulla di stabile in questo mondo, che tutto dipende da cause e condizioni e che poiché queste sono continuamente mutevoli, come sabbie mobili, si può effettivamente dire che nulla esiste, che cioè nulla esiste come intrinsecamente esistente, intrinsecamente stabile. Se possono bastare alcuni gradi in più di aumento del clima a distruggere forse l’intera razza umana, ci rendiamo conto di come la nostra orgogliosa esistenza sia proprio basata sulle sabbie mobili di cause e condizioni continuamente mutevoli e quindi sul nulla.... “Castelli di sabbia che sbatto giù...” diceva anni fa una canzone (per inciso è notevole come a volte i poeti offrano forse involontariamente spunti eccezionali di critica del reale: un’altra canzone mi sembra dicesse: “Ho scritto t’amo sulla sabbia,e il vento a poco a poco se l’è portato via con sé”, esprimendo così una critica ad uno dei concetti base della nostra civiltà-l’eternità di una sensazione- ed una notevole visione profonda del reale...) . E’ perciò questa visione profonda, che cioè esistono solo cause e condizioni (e nient’altro) per l’esistenza di tutti i fenomeni, una posizione quindi che non trova alcunché di stabile nel mondo (l’impermanenza) , che non trova alcuna sostanza stabile in esso (l’insostanzialità, la negazione che esista una sostanza stabile nei fenomeni, nelle cose) che viene chiamata vacuità, cioè assenza di un sé. Ma il sé esiste, potrà dire ciascuno di noi. Lo tocchiamo, lo verifichiamo giornalmente! Ma se andiamo un po’ più in là nella riflessione ci rendiamo conto di saper bene di essere impermanenti, di essere sottoposti a degrado, declino, morte e di come basti il mutare di qualche condizione vitale per mettere in pericolo la nostra esistenza.
Da questa comprensione che tutto è vacuo, che tutto è in movimento continuo come diceva già Eraclito (“tutto scorre” ) , mi è sorta, nel tempo, l’intuizione che TUTTO E’ GIA’ QUI, che non ci può essere la separazione che la mente dualistica crea fra il mondo reale e l’assoluto, sia esso chiamato Paradiso o Nirvana (c’è il mondo terreno,questa prigione corporea in cui la sostanza-anima sarebbe trattenuta e c’è invece un mondo celeste di felicità in cui, liberatasi dalla prigione, l’anima andrebbe) . Non ci può essere un passaggio da un mondo in cui niente ha vera sostanza ad un mondo sostanziale, oppure anche se l’altro mondo fosse privo di sostanza stabile vorrebbe dire che non vi è separazione reale fra i due, che entrambi sono lo stesso mondo sotto forme diversificate....Ci avevate mai pensato? Che cosa voglio dire, in sostanza? Che la visione tradizionale, dualistica, crea due mondi o totalmente diversi e quindi incomunicabili o totalmente uguali e dove quindi non avviene alcun passaggio. In entrambi i casi non è possibile la Liberazione. Non solo: questa concezione mette in crisi anche tutta una serie di altre idee. Idee. Quali? Tutte le idee sulle quali la mente dualistica ha costruito nei secoli . Non dirò quali perché ricevere le soluzioni spiattellate non è il miglior modo per crescere e perchè l’ego, il sé si sentirebbe attaccato nelle sue auto-convinzioni e nel suo continuo ri-assicurarsi di esistere in forma assoluta.
In realtà in questa intuizione sono stato influenzato dalla critica radicale che il filosofo buddhista Nagarjuna portò verso i primi secoli dell’era cristiana a tutto il mondo delle idee e delle concezioni possibili in campo metafisico. Egli distrusse tutti gli assoluti dualistici propri sia delle filosofie tradizionali sia di quelle buddhiste, predicando la via di Mezzo fra questi assoluti, Madhyamika.
Mi si dirà che sono aspro in questa critica, ma mi chiedo come si possa risvegliarci continuando a sognare ad occhi aperti, basandoci su concetti dualistici vecchi di secoli e storicizzabili come sorti in società primitivo-pastorali. Certo questo va apparentemente contro un’immagine di tolleranza e di accettazione. Ma dare pane al pane è intolleranza? Io accetto, credo, tutti; capisco, credo, perchè cause e condizioni abbiano portato le persone ad essere così come sono! Ma posso dire (specialmente se richiesto) che il bagaglio di secoli di credenze che ci portiamo dietro è gonfio di sentito dire, superstizione e inverificabilità? Senza criticare le persone, che sono condizionate, posso però criticare la cecità, l’addormentamento? Se andiamo a rileggere il Canone buddhista possiamo renderci conto di come i discorsi del Buddha fossero, ad esempio, una critica radicale del mondo di credenze in cui si trovava a vivere. Criticava le credenze dei Brahmini dell’India che è un po’ come criticare la chiesa cattolica qui da noi. Ma non le criticava riproponendo una diversa teoria. No, lui proponeva la visione profonda del reale e invitava tutti a sperimentarla, non a credere! Dopo il Buddha, Nagarjuna radicalizzò ancor più la critica. Eppure è opinione comune oggi, al contrario di quanto si pensava un tempo, che egli semplicemente approfondisse il discorso del Buddha. E il centro di questo discorso, o meglio di questa visione, è la vacuità. Cogliendo la vacuità di tutto il mondo fenomenico, non c’è niente che si possa proporre, non c’è nessuna teoria da abbracciare, da difendere. Nel Vigrahavyavartani Nagarjuna , rispondendo all’accusa di riproporre egli stesso una teoria e quindi un errore, dice:
Se io avessi una qualsiasi proposizione
Allora anch’ io avrei quell’errore
Poiché io non ho alcuna proposizione
Io non ho alcun errore.
Ma sia chiaro, questo non è un modo di fare i furbi (non dico niente così non mi puoi attaccare) . No. Non dico niente perchè ogni asserzione è vuota, è espressione di un punto di vista che ha come riferimento il sé e poichè il sé (con tutte le sue esigenze di autoconsolazione e di autoconferma ) non esiste come sostanza stabile, ecco che non c’è nulla da asserire se non la critica stessa. Esistono cause e condizioni, esiste un inter-essere di tutti i fenomeni per cui esistendo quello esiste questo e non esistendo più quello cessa di esistere anche questo.
D’altra parte non si può entrare in contatto con “le cose come sono” se la nostra mente è piena di concetti a cui attaccarci. Per questo è importante abbandonare i punti di vista, le sottili ossessioni che creano il nostro modo di essere. E’ importante arrivare al silenzio della mente e solo allora la mente diverrà libera, avrà fatto pulizia. Per questo è importante praticare la meditazione: perché solo così si arriva al silenzio mentale. Certamente si può arrivare al silenzio mentale in una seduta meditativa ma nella vita di tutti i giorni daremo giudizi, si dirà. Ma forse i giudizi che verranno da una mente più silenziosa e più attenta saranno più precisi e meno inficiati da quello che una mente consapevole definisce subito come avversione. Tutti i mistici hanno elogiato il silenzio mentale ma questo silenzio deve essere esteso anche al non avere alcuna teoria, alcun punto di vista perché sono tutti relativi e basati sul sé, costruiti come autoconferma del sè. Ecco perchè la filosofia indiana usa la doppia negazione (né...né) : per mettere a tacere le concettualizzazioni, usando una critica negazionista verso gli assoluti, negando il dualismo degli assoluti (il bene e il male per es.) e coltivando la Via di Mezzo (Madhyamika) .
DISCUSSIONE SU “LASCIARE I PUNTI DI VISTA...” (1)
Mi fa piacere quando ricevo lettere riguardo a ciò che scrivo, soprattutto quando sono ‘intriganti’ come lo sono quelle qui sotto riportate. Queste lettere oscillano garbatamente tra l’ironia, la presa in giro e l’approfondimento. Perciò, anche le più brevi, sono per me un esempio di ricchezza mentale e mostrano che coloro che le hanno scritte hanno una riflessione non comune sulla realtà.
1)
From: M. Maria Antonietta
piccola riflessione: anche il pensiero del Buddha è vecchio di secoli.
E quella canzone di Franco 1 e Franco 4 era veramente fenomenale. Bentornato,
baci,
mam
Anche l'uomo è vecchio di secoli. Il pensiero del Buddha è solo un metodo: come dire che sommare 2 e 2 si farà sempre allo stesso modo.
Lo
2 )
From: Cattalini
Franco IV e Franco I; me li ero quasi scordati.
Se esiste una via di mezzo, a che è in mezzo, negando il dualismo degli assoluti (il bene e il male per es.) ?
Risposta: “Appunto a il bene e il male egli altri dualismi. Questo significa non negare che esistono realtà convenzionali. Esse esistono ma sorgono in dipendenza. A queste realtà siamo tentati di dare il valore di assoluti (ad es. il Bene e il Male) e in nome di questi assoluti presunti si fanno le guerre (per gli Arabi gli USA sono il male assoluto; per gli USA Bin Laden è il male assoluto (in precedenza era il Comunismo)). Trovare il Mezzo è rifiutare questi assoluti. Nota che non si afferma nulla, si usa una metodologia negativa. Questo porta al relativismo contro cui si schiera per es. oggi Ratzinger. Ovviamente questa potrebbe essere una visione riduttiva e in una certa misura lo è. Dove si trova il Mezzo? Anche questo è relativo. Non esiste un mezzo assoluto, potrà esistere solo un mezzo dipendente, dipendente dalle cause e condizioni in essere. Il discorso della Vacuità arriva anche a negare se stesso e quindi a coincidere con l'esistente, le cose come sono appunto. Ma è la qualità dell'osservazione che è diversa.”
3) From: Sandro G.
”Delle due l' una:
a) Dio c'è (Dio, Jeova, Allah, Shiva, eccetera)
b)dio non c' è
per l'ipotesi b) non ci sono problemi, abbiamo risolto
tutto, non ci possiamo nemmeno sfogarci a bestemmiare.
per a) si può meramente constatare tutti, indistintamente (sfido chiunque, di
qualsiasi religione a dimostrare il contrario) che Dio (con la D
maiuscola) fa di tutto per non rivelarsi, per nascondersi. Quindi,
perchè non accontentarlo?S.
Risposta: Uhm, mi trovo stranamente d'accordo con te!
4)
From: Silvia
..."non ci può essere passaggio da un mondo in cui niente ha vera sostanza ad un mondo sostanziale , oppure anche se
l'altro mondo fosse privo di sostanza stabile vorrebbe dire che non vi è separazione reale tra i due , che entrambi sono lo stesso
mondo sotto forme diversificate .."..."la visione dualistica crea due mondi o totalmente diversi e quindi incomunicabili o totalmente uguali e dove quindi non avviene nessun passaggio.In entrambi i casi non è possibile la Liberazione."
Stavo pensando ...i due mondi di cui parli non potrebbero essere semplicemente dati da livelli di percezione diversi , separati sì
ma uniti , nello stesso tempo , attraverso la capacità di percezione che ognuno di noi possiede e può sviluppare , la quale capacità ti permette di vedere oltre questa realtà ( certamente insostanziale, certamente sostanziale)...? Perchè , mi chiedo , la
consapevolezza dell'esistenza di più dimensioni , non certo solo due , dovrebbe impedirmi la strada alla Liberazione ,o alla Liberazione stessa ,come la chiami tu ?
Queste autoconvinzioni dell'ego , di cui fai spesso menzione, non potrebbero essere semplicemente date dai livelli di
percezione diversi ? Oltre alla visione analitica , utile fino a un certo livello , non ci potrebbe essere anche una visione intuitiva ?
Riguardo alla soluzioni spiattellate , che preferisci non comunicare,...mi hai messo una certa curiosità...i miei soliti giochi
dell'ego..ha ha...
ps
quest'ultima lettera l'ho trovata interessante e un pò seriosa
Risposta: Cara Silvia
la tua lettera permette di approfondire qualcosa. Cito:
"i due mondi di cui parli non potrebbero essere semplicemente dati da livelli di percezione diversi , separati si
ma uniti , ". Separati o uniti? Questi due termini sono antitetici ed autoescludentisi. Non che non capisca il senso di relativismo che vuoi loro dare ma a volte questo senso di relativismo può portare o deriva dal voler salvare capra e cavoli . Cerco di spiegare meglio: qui si parla di due cose opposte: ad es. l'anima è intesa come sostanza (materiale, spirituale, sottile o come vuoi ma sempre sostanza) oppure come insostanziale? E il mondo di là, la Liberazione, è inteso come un mondo sostanziale (Paradiso diciamo) o insostanziale? Cerchiamo di stabilire le relazioni due a due.
1) L'anima è sostanziale. Anche il mondo di là è sostanziale. Come dici tu, possono esserci vari livelli di materialità e quindi nessuna obiezione a che la nostra coscienza possa percepire altri livelli di sostanzialità. Con gli strumenti adeguati possiamo ad es. percepire le onde radio, gli ultrasuoni ecc. , cose che normalmente non sono a disposizione della nostra percezione. Però in questo caso - e come è il caso per gli ultrasuoni ecc.- il mondo al di là di cui si parla fa parte del nostro stesso universo e poiché noi e il nostro universo siamo condizionati, cioè nasciamo dall'interazione continua di cause e condizioni (e questo è difficilmente negabile) ne deriva che questo mondo al di là è anch'esso un mondo condizionato, un'altra dimensione, come giustamente dici tu, di un universo condizionato. Non è l'incondizionato.
2) L'anima è sostanziale ma il mondo di là è insostanziale. Come può una sostanza entrare in una non-sostanza? I due termini si escludono. La nostra mente, che notoriamente vuol salvare capra e cavoli, alzerebbe delle obiezioni a questo ma se ci pensiamo bene andiamo a finire o nel punto 1 o in uno degli altri punti.
3) L'anima è insostanziale ed il mondo di là è insostanziale. Ma come possono comunicare in qualche modo due non-sostanze?
4) L'anima allo stesso tempo è sia sostanziale che insostanziale. Ma i due termini si escludono a vicenda.
5) L'anima allo stesso tempo nè è sostanziale né insostanziale. Come è possibile ciò? Certo, si può dire tutto, ma dobbiamo avere una base razionale quando ci si mette a discutere, altrimenti si può dire qualunque cosa.
Ecco, questi sono i termini con cui ragionava Nagarjuna nella sua critica alle affermazioni correnti nel nostro linguaggio. Faccio mia questa serie di sillogismi non per negare che esista un eventuale mondo al di là o per negare qualsiasi altra cosa. Altri mondi sono certamente possibili, probabili. Quello che importa è superare i limiti di un universo condizionato. I Buddhisti chiamano questo stato- se così si può convenzionalmente definire, col nome di Nirvana. Però anche questo stato può essere sottoposto a critica se lo reifichiamo, se ne facciamo cioè una sostanza. La soluzione è che è precisamente il sorgere condizionato, è la vacuità del sorgere condizionato,è insomma questo stesso mondo che è il Nirvana. Visto con altri occhi.
C'è un altro paradosso infatti che ti voglio sottoporre. A cosa può corrispondere la vacuità della stessa vacuità?
Loriano
5) SILVIA :
Subject: risposta
Chi ha detto che si deve avere una base razionale quando si parla ?
Razionale rispetto a che cosa? forse alla nostra percezione?
E se ogni individuo percepisce in maniera diversa dove sta la base razionale ?
Se io vedo cose che tu non vedi , per esempio , e tu mi parli della vacuità , della insostanzialità ,
forse e dico forse mi dovrei far vedere da un medico , oppure fingere ?
Forse , per esempio ,sono schizofrenica e non mi sono mai curata ? chissà...può essere
Come vedi invece di rispondere alla tua domanda , aimè per me incomprensibile e un pò
inutile formulo altrettante domande , non si finisce mai ...
Loriano: Se io dico: "Dio è un maialino rosa, ne sono sicuro" tu potrai obiettare quello che vuoi ma io o resterò ugualmente della mia idea o addirittura potrò portare a sostegno quelle che sono le mie 'intuizioni' in proposito. Quindi è implicito in ogni discussione che occorre usare criteri di razionalità accettati da entrambi. Questo ha dei limiti ma è il criterio necessario per discutere di qualcosa.
Riguardo alla percezione mi sembra che tu abbia colto il nocciolo del problema. Dici:
"E se ogni individuo percepisce in maniera diversa dove stà [a proposito, si scrive senza accento] la base razionale ?" . Infatti. La percezione, come ogni altra cosa non ha valore assoluto ma è dipendente da cause e condizioni (per es. una malattia visiva, come dici tu) . La razionalità a cui mi riferivo non è la percezione ma solo un sistema comunicativo, un uso del linguaggio su basi comuni minimamente accettate (ad es. tutti, credo, accettiamo la legge di causa-effetto) . Per il resto la percezione soffre della solita malattia di tutte le cose mondane: non ha un'esistenza e una validità proprie , ma sorge determinata das cause e condizioni. E' vuota di sostanza stabile!
Per questo ho sempre criticato il basarsi su propie percezioni. Non è un criterio valido. Perciò, come vedi, su questo siamo d'accordo. O no?
Lo
PS. La vacuità della vacuità corrisponde a “ sole cono me ceso” . Anagrammalo
DISCUSSIONE SU “LASCIARE I PUNTI DI VISTA...” 2 ( continuazione)
LA DISCUSSIONE SULLA NEWSLETTER DI SETTEMBRE HA EVIDENTEMENTE APPASSIONATO POICHE’ SONO ARRIVATI ALTRI CONTRIBUTI. SONO TUTTI INTERESSANTI. DISPIACE PER IL TONO FORTE DI QUALCHE LETTERA MA OCCORRE ACCETTARE LE COSE COME SONO. MI RENDO CONTO CHE E’ FACILE PER ME AVERE L’ULTIMA PAROLA MA....
ANDREA SPIEZIA: X Sandro:
(Sandro dice:) per a) si può meramente constatare tutti, indistintamente (sfido chiunque, di qualsiasi religione a dimostrare il contrario) che Dio (con la D
maiuscola) fa di tutto per non rivelarsi, per nascondersi. Quindi,
perchè non accontentarlo?S.
Hai dato per scontata una cosa assolutamente relativa, il fatto che Dio fa di tutto per nascondersi e' frutto di quello che la tua mente ha costruito. Posso perfettamente, nella mia "illusione" affermare il contrario: Dio fa di tutto per rivelarsi, noi facciamo di tutto per non ascoltarlo. gesu' ripeteva sempre : " Chi ha orecchi intenda "
Ciao,
Andrea
SANDRO (risposta): Se così fosse, vorrebbe dire che la mia mente è uguale a quella di dio, per cui io posso competere con lui....... cazzo, non mi credevo così
dotato!
Comunque, se hai un figlio (io ne ho uno) o, comunque, provi ad
immaginare di averne uno, cosa faresti se ("pervaso da immenso amore
per lui") tu lo vedessi in pericolo, lo lasceresti fare aspettando che
si perdesse solo perchè lui non ti ascolta, solo perchè gli hai
conferito il "libero arbitrio"?
Chi ha dannato Adolf Hitler? Qualcuno me lo vuole spiegare?
Perchè lui è stato il figlio di puttana che è stato? Che colpe ha avuto? Io lo avrei salvato, non lo avrei fatto
nascere, lo avrei fatto morire da bambino.....
Rifletti, giuggiolone,
e non ti crogiolare nelle frasi fatte.
ps
Gesù perlomeno era coerente, immaginati se il papa si comportasse secondo i suoi dettami, ne vedremmo delle belle!
DANIELA: Caro Loriano visto che ti fa piacere ricevere lettere riguardo a ciò che scrivi , avrei anche io un mio "punto di vista". Sono favorevole alle varie tecniche di meditazione che aiutano a contattare la nostra essenza più profonda, ma il disquisire su certe faccende "spirituali" mi sembra un deviante bisogno dell'ego/mente che ha tanta paura di essere destabilizzato . Se ci si lasciasse semplicemente andare al sentire....
Con affetto, Daniela
LORIANO: E perchè mai il sentire dovrebbe essere una garanzia, visto che è condizionato (inquinato) da ciò che vogliamo sentire?
DANIELA: la mente (che mente) con le sue paure tenta di impedirci di sentire la nostra essenza più profonda, ma se, magari con l'ausilio delle tecniche meditatve, riusciamo a distaccarcene per un attimo, in quell'attimo di abbandono possiamo sentire la Verità,non ti è mai successo?
LORIANO: sì, certo.
DANIELA: ...dunque "Dio" non fa di tutto per restare nascosto, la nostra mente limitata non può comprenderlo ma---si può "contattarlo" con qualcosa di immenso!!!
Hai notato che Gesù viene dipinto nel gesto di indicarsi il cuore?
LORIANO: Cara Daniela , la mia risposta alla tua domanda diceva di sì , nel senso che la mente concentrata può arrivare a livelli di intuizione notevoli (ma non sempre sicuri) . Il resto sono concetti mentali che la nostra mente opera a nostra consolazione. Certo, ognuno può mettere sull'esperienza i cappelli che vuole. io penso che sia meglio limitarsi all'esperienza e diffidare di queste concettualizzazioni.
Ciao
MAINATO: Caro Loriano,la via di mezzo è il tanden. Ognuno può guardarselo e bearsi mentre sta seduto. Il mondo fuori è terribile. Che male c'è?
LORIANO: Giusto
CLAUDIA SOLDATICH: (CON RISPOSTE DI Loriano nel testo in maiuscolo)
> Ho letto casualmente la sua news letter di settembre, concordo sul fatto
> che nulla esiste, come intrinsecamente esistente e stabile...non c'è nulla
> di stabile.
> Mi trovo a pensare..... liberarsi dai condizionamenti vorrebbe dire andare
> verso la libertà, ma penso a quanto sia difficile sfuggire ai
> condizionamenti! PIU' CHE GIUSTO!
> Affermare che nulla esiste come intrinsecamente esistente, mi riporta
> all'immagine dualistica (immagine probabilmente determinata da idee
> condizionate) del nulla contrapposto all'esistenza, come parlare di
> silenzio e di suoni, non si può parlare di suoni senza ammettere
> l'esistenza del silenzio, come di esistenza senza ammettere l'esitenza del
> nulla e viceversa.
ATTENZIONE. NON SI DICE CHE NULLA ESISTE. SI DICE CHE
OCCORRE EVITARE L'ESTREMISMO DEGLI ASSOLUTI (CIOE'
DELL'ESISTERE E DEL NON-ESISTERE) . SI USA UNA FORMA NEGATIVA:
LE COSE NE' ESISTONO NE' NON ESISTONO. SI DICE CHE NON
ESISTONO IN FORMA ASSOLUTA MA CERTAMENTE ESISTONO
IN FORMA RELATIVA. COME DICI GIUSTAMENTE, ESISTERE E
NON-ESISTERE SONO RECIPROCAMENTE DIPENDENTI.
> Mi sorge un pensiero: potrebbe invece l'essere, essere disposto come su di
> un continuum rispetto al nulla?
CREDO CHE ANCHE QUI SIA VALIDO IL DISCORSO PRECEDENTE.
STIAMO REIFICANDO QUESTI DUE CONCETTI DELL'ESISTERE E
DEL NON ESISTERE. E' UN'ANTICA TENDENZA UMANA
CHE VIENE DAL TIMORE DELL'ANNULLAMENTO. MA ESISTERE
E NON-ESISTERE NON ESISTONO IN FORMA ASSOLUTA
COME GIUSTAMENTE FACEVI NOTARE PRIMA NE' TANTO
MENO ESISTE UN CONTINUUM DI FRONTE A UN NULLA.
ESISTENZA E NON ESISTENZA SONO RECIPROCAMENTE
(CONCETTUALMENTE) DIPENDENTI.
L'esistenza sarebbe un continuo tendere al
> nulla o meglio "esistere sarebbe come de si-tuarsi da questa puntualità
> (l'impermanenza di cui lei parla), disporsi nel cammino dell'assenza, ove
> è possibile rinvenire un senso"...(Galimberti). Mi rendo anche conto che
> questa visione potrebbe nascere da un punto di vista che ha come
> riferimento il se', ma un sè instabile, in tensione. In questo momento di
> tensione verso il nulla, momento di espressione della "vitalità"
> dell'uomo, non potrebbe esservi la liberazione?
UN SE' INSTABILE, IMPERMANENTE, è CORRETTO.
TENSIONE VERSO IL NULLA E'
A MIO MODO DI VEDERE SBAGLIATO. ASSOLUTIZZA IL NULLA.
FORSE E' PIU' CORRETTO DIRE TENSIONE CONTINUA
FRA ESISTENTE E NON ESISTENTE. MA NEMMENO
QUESTO MI SEMBRA CORRETTO. REIFICA/ASSOLUTIZZA
QUESTI DUE CONCETTI, NE FA DELLE ENTITA'.
> Non so se sono stata comprensibile, subito la newsletter mi è apparsa
> molto chiara, ma in un secondo momento mi ha fatto sorgere tutta una serie
> di pensieri, in parte anche contraddittori, che ho sentito la necessità di
> comunicarle.
BELLO QUESTO. "SUBITO LA NEWSLETTER MI E' APPARSA MOLTO CHIARA" .
UN LAMPO INTUITIVO.
TI RINGRAZIO PER QUESTA LETTERA CHE MOSTRA UNA FORTE TENSIONE A CAPIRE....