Praticando la meditazione, accade spesso che la mente si distragga, vada ad altre cose, addirittura intraprenda percorsi complicati di ragionamento, saltando da un argomento all’altro. Non c’è da preoccuparsene troppo. Già accorgersene è consapevolezza. Ma mentre non bisogna preoccuparsene più di tanto, un’occhiata andrebbe data al ‘meccanismo’ che sta alla base di questo distrarsi, poiché esso ci dà una base per la conoscenza delle ‘cose come sono realmente’ e, paradossalmente, di come funziona l’Universo intero.
‘Perché la mia mente ha pensato a questo?’, questa è la domanda. Beh, la funzione della mente è quella di pensare. Come la mente percepisce qualcosa tramite i sensi, essa comincia a ricamare e tinteggiare. Il godimento della coscienza, intesa come attività conoscitiva, è infatti
afferrare ed elaborare. Se la mente facesse solo questo potrebbe anche andare bene. Il fatto è però che la mente, basandosi sui suoi contenuti precedenti, sui semi lasciati
dalle piante scomparse delle esperienze precedenti, tende a colorare, con colori piacevoli o spiacevoli, l’esperienza stessa del conoscere.
Posso interrogarmi su cosa ha fatto sorgere ad es. la connotazione di piacevolezza di qualcosa . E’ indubbio che sarà stato il contatto(phassa) con quella cosa tramite i miei sensi (āyatana) a fornirmi la piacevolezza di una sensazione (vedanā). Questo però non spiega tutto. Perché la reazione suscitata dal contatto è stata piacevole e non spiacevole o neutra? Appare evidente che ancora qualcos’altro va cercato a monte di basi sensoriali<corpo/mente, contatto e sensazione. Dovevano esserci predisposizioni, volizioni o costruzioni mentali (sa.mkhārā) come basi, semi di una coscienza (viññāna) pronta a fornire al contatto sia l’immediatezza della sensazione( ‘Ah!’-dolore;’Oh!’-piacere)
che la successiva interpretazione ‘mi piace’>lo voglio, ‘non mi piace’>lo detesto.
Tutto ciò è, come analisi, alla portata empirica di noi tutti. Da bravi investigatori possiamo mettere in fila sul tavolo ciò che abbiamo, assai banalmente, scoperto finora:
semi,volizioni,costruzioni (samkhara)> coscienza (vinnana)> corpo-mente > sensi>contatto sensoriale>sensazione.
Queste ‘prove’ che abbiamo messo in fila non vanno intese come una successione meccanica: diciamo che ognuna di esse è immediatamente compenetrata con l’altra successiva ed influisce su tutte le altre. In realtà sono un tutto unico che però è possibile analizzare.
Torniamo a noi, al momento in cui la mente si è distratta in meditazione, afferrando qualche oggetto piacevole -o anche spiacevole. C’è stato quindi questo DESIDERIO DI AFFERRARLO, dopo che c’erano stati il contatto con esso e la sensazione- diciamo di interesse. Nel caso del pensare, desiderio e afferramento si sono succeduti come un flash, senza vera interruzione. Subito dopo c’ è una NASCITA- in questo caso di una elucubrazione- e c’è un DIVENIRE di questa. Prima o poi però anche il ragionamento comincia a dissolversi, A DECADERE e poi a MORIRE,SCOMPARIRE.
Di nuovo, da bravi investigatori, poniamo sul tavolo questi nuovi reperti:
desiderio>afferrare>nascere>di-venire>decadere e svanire.
Ma indagando sulla nostra distrazione, non abbiamo forse tracciato un quadro di quello che accade sempre nella vita?
C’è di più. Tutta questa esperienza, svoltasi ciecamente sotto l’impulso del desiderare, si svolge e mantiene nell’IGNORANZA, intesa come non-coscienza-consapevole di quello che è realmente accaduto. Ogni esperienza, una volta consumata, lascerà inoltre dei semi, delle predisposizioni, ancora una volta i sankhārā che troveranno nel terreno fertile della non-consapevolezza una buona base di crescita. E quindi, completando il giro, andranno ad arricchire la coscienza,le basi sensoriali, il contatto, la sensazione, il desiderio, l’afferrare e così via.
Questa fu la grande, banale scoperta del Buddha che per questo prese il titolo di Risvegliato: che la Causalità(intesa in senso non meccanicistico)implicita nei Dodici Anelli sopra menzionati forma la collana del SORGERE DIPENDENTE. Il Buddha respinse tutti gli assolutismi e scoprì che al centro dell’Universo c’era Ta.nhā, il Desiderare. Egli scoprì anche che era possibile introdurre un cuneo tra gli anelli di questa catena e precisamente tra la sensazione ed il desiderare. Il cuneo era la consapevolezza senza interpretazione della sensazione come semplice sensazione, colta durante la meditazione. Ecco perché la meditazione di consapevolezza è così importante! Essa fa vedere ‘le cose come sono’ ,libera la mente dagli assolutismi metafisici e produce Saggezza e Libertà. La permanenza dei sa.mkhāra, i ‘semi’ del desiderio, dell’avversione e dei punti di vista metafisici porta ogni volta a ripro-
durre la ruota di coscienza-sensazione,desiderio ecc., con la conseguenza del sorgere continuo dell’insoddisfazione. Personalmente, senza sapere nulla di tutto ciò, mi avvicinai alla Meditazione quando mi accorsi di come riproducessi sempre le situazioni allo stesso modo, con le stesse pulsioni , gli stessi sbagli e la creazione di sofferenza. Mi accorsi che c’era qualcosa che andava indagato. Giungere alla pacificazione dei sa.mkhāra, dei ‘semi’, è il contenuto della Liberazione.
lunedì 19 settembre 2005
Le basi della conoscenza e della saggezza
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