Una delle domande che prima o poi tutti si pongono : Che senso ha tutta questa sofferenza?. Soffrire noi per primi, vedere i nostri cari soffrire, vedere il mondo intero in tragedia: profughi, stragi, violenza, malattia, milioni di persone che muoiono di fame, la morte…Anche la fede più salda in un essere che ci ama e di cui saremmo figli- cos ci dicono- può vacillare. L'esperienza, infatti, che è l'unico mezzo primario valido di conoscenza, NON CONVALIDA ASSERZIONI COME QUESTA. Conoscete del resto un padre che esporrebbe i propri figli a sofferenze simili? Come lo giudichereste? Tutte le giustificazioni per un simile stato di cose li leggiamo solo sui libri. La nostra esperienza porta ad esse convalida?
Non si tratta qui di esporre un punto di vista diverso: si tratta di mettere in discussione gli abituali mezzi di conoscenza, vedere come essi sono in relazione al desiderare, al sentirsi soli in questo universo, in ultima analisi ai bisogni dell'ego. Da questo sorgono tutte le visioni del mondo, da questo sorge l'idea che vi sia uno scopo nell'esistenza del mondo e così via. Lo scopo della meditazione di consapevolezza e di visione profonda non è quello di sostituire un'altra visione, buddhista o che altro, a quella mondana attuale. Non ci si faccia alcuna idea di questo mondo disse un saggio anticamente. Si adotti invece un'attitudine di osservazione delle cose per quello che sono: che siano sensazioni, percezioni o fenomeni mentali. Riguardo soprattutto ai fenomeni mentali occorre stare attenti. E' realmente difficile, per noi, accettare che una nostra opinione, una nostra percezione, sia solo un fenomeno mentale tra tanti altri. La prendiamo per garantita, ci attacchiamo ad essa e siamo pronti a difenderla contro altre opinioni. E' questa una forma di attaccamento, di afferramento, che ci porta lontani dal conoscere.
Vedere le cose come sono e stare lontani dalle opinioni su di esse: QUESTA E LA MEDITAZIONE DI VISIONE PROFONDA. Quando anni fa il giornale Repubblica usc in edicola, lo fece con uno slogan assai interessante: I fatti separati dalle opinioni. E vero questo? I suoi redattori lo direbbero oggi? Benchè sia un buon giornale, non è certamente così, come non lo è per nessun altro giornale. Bisognerebbe che i redattori dei giornali avessero seguito una lunga pratica meditativa per riuscire a far sì che i fatti descritti non fossero influenzati dalle loro opinioni personali.
Perciò non ci si faccia alcuna opinione di questo mondo (Sutta Nipata, Atthakavagga 799). La visione profonda porterà a vedere inequivocabilmente il mondo come una serie di fenomeni fisici e mentali. Questa non sarà un'opinione, questo non sarà un punto di vista. Dove osserveremo un dato fisico sarà un dato fisico, dove osserveremo un dato mentale sarà un dato mentale. Basta, nessuna attenzione ai contenuti. Un'idea politica? E' solo un'opinione basata sulle proprie predisposizioni; un'idea religiosa? Lo stesso precisamente! Un'idea filosofica? Anche! Un giudizio su qualcuno o qualcosa? Pure. E così via. E' l'ego con le proprie predisposizioni a colorare la realtà. Se cominciamo a stare attenti in questo modo cominceremo a superare questo mondo fatto di predisposizioni e condizioni. Per approdare dove? Anche qui non ci si faccia nessuna idea particolare; in ogni caso, sbarazzandoci di opinioni ed afferramenti, si arriverà certamente ad essere più liberi e poi liberi completamente.
Non diamoci quindi scopi di alcun tipo nella meditazione: ogni scopo, diventando una costruzione, un oggetto, provocherà afferramento e porterà lontano dalla libertà E' possibile aiutarsi, nella vita e nella meditazione, con questo "mantra"/aiuto-memoria: Senza scopo o meglio "Pura attenzione-senza scopo". Quando la mente si distrae, possiamo ritornare al respiro o alle sensazioni fisiche o a questo mantra. Senza scopo è, in qualche modo, un equivalente di VACUITA', ASSENZA DI UN SE' ASSOLUTO. Occorre perciò semplicemente STARE, sia che si sia seduti, sdraiati, in piedi o in movimento. E, naturalmente, anche STARE ATTENTI. Ma rilassandosi, lasciando andare, identificando sensazioni, percezioni ed oggetti mentali come fossimo spettatori nella grande arena dei processi psico-fisici. Non c'è nulla da raggiungere se non la libertà, la liberazione, e la libertà non la puoi afferrare, anch'essa è vuota di contenuti. Ecco perché, personalmente, mi è di grande ispirazione quell'antica frase: Tutte le costruzioni condizionate sono impermanenti, tutte le costruzioni condizionate sono (perciò) insoddisfacenti, TUTTI I FENOMENI sono privi di un sé (reale). Tutti i fenomeni, CONDIZIONATI E INCONDIZIONATI. Perciò anche nella ricerca spirituale non vi è niente da raggiungere: la Liberazione è vuota, priva di un s!
Questo può sgomentare qualcuno. In realtà- e questo viene dalla mia esperienza personale- la stessa collina può essere vista da due versanti diversi. La mancanza di scopo può essere vista come terrore e disperazione oppure come libertà, felicità. Detta nei termini in cui la espone Nagarjuna, non vi è alcuna differenza tra il flusso del mondo condizionato e la Libertà assoluta, il nirvana. Il che non vuol dire che siano la stessa cosa. Ma si prova terrore, spavento, disperazione quando si è attaccati a qualcosa: in tal caso lo spavento viene nello scoprire la mancanza di senso nelle cose che più ci piacciono. E' davvero terrore. Vi sembrerà esagerato ma è davvero così (ed è l'origine di tutti i tipi di depressione). La stessa consapevolezza è fonte invece di gioia, libertà. Perché? Perché se non si è attaccati a nulla, nulla ci può veramente più colpire! E' questa la libertà assoluta, quando non c'è più nulla e nessun ego da difendere. Si può allora anche stare nel mondo dando importanza a tutto perchè non si dà importanza a niente.
Talvolta in un ritiro, quando si lasci andare e quindi si purifichi la mente abbastanza a lungo,si può arrivare a scoprire questa libertà, questa felicità. Non c'è scopo? Bene, sono libero. Tutti i fenomeni, condizionati e non, sono privi di sostanza reale? Bene, questo significa che posso vivere nel senza-scopo con rilassata consapevolezza. Non c'è nulla da raggiungere, nulla da afferrare. Forse ci sarà invece da lasciare andare?