Mi telefona un'amica. E', come spesso, scontenta, insoddisfatta della vita. Questa vita è uno schifo ecc., si sente un profondo senso di insoddisfazione in quello che dice. La invito a vedere le cose in maniera più tranquilla ma sono colpito dal pessimismo che esprime.
<<Ma tu>>, mi chiede, <<che ti aspetti dalla vita?>>
Resto un attimo in silenzio.
<<Veramente non mi aspetto nulla>>.
<<Ma questo non ti crea sofferenza?>>
<<No, anzi!>>.
<<Ma vivere così…>>
<<E proprio perché non mi aspetto nulla che sto bene. Certo, a volte soffro anch'io ma riesco, credo, a vedere gli aspetti di fondo. Ci pensavo proprio stamattina: ero in macchina e ad un tratto, ripensando alla gentilezza di mio padre verso di me, ai piccoli doni che ci faceva trovare la mattina sul letto, al fatto che anche quando ormai era fuori di sé si ricordava di comprare al bar un gelato per mamma, tutta questa sua grande, semplice gentilezza mi ha fatto sentire immensamente la sua mancanza… mi sono commosso, mi commuovo ancora se ricordo… è sorta sofferenza ma poi ho saputo riconoscere che si trattava di un ricordo e, senza volerlo escludere o reprimere, aver visto che si trattava di un fenomeno mentale, averlo visto, mi ha rasserenato.>>
Le ho detto perché non provava a venire a fare meditazione di consapevolezza.<<In fondo non l'hai mai provata. Non che ti debba aspettare miracoli; ma anche semplicemente stare ad osservarti un po' nel silenzio, a vedere quello che compare dentro di te, potrebbe forse aiutarti. Il problema è che le persone non vogliono vedersi, non vogliono cambiare, stanno cos bene come sono, anche quando soffrono, sono così affezionate a tutto il proprio modo di essere… In realtà vogliono soffrire. E' una forma di godimento masochistico ma anche una forma di comodità.>>
<<Forse vero. Ma come funziona?>>
<<In un certo senso come fare psicoanalisi; con la differenza che nella psicoanalisi ti si chiede di rintracciare nel passato le cause del tuo star male; nella meditazione si chiede invece di vedere attentamente quello che c'è nel presente. Vedere e basta, accettare quello che c'è, senza giudicarlo. Ma quando vedi cominci a cambiare; lentamente ma cambi, un processo lento e di cui quasi non ti accorgi. Del resto ti accorgi anche che tutto è una serie di processi in cambiamento; tu sei una serie di processi in una serie di processi- in cambiamento.>>
<<Ma perchè secondo te si sta male?>>
<<Si sta male perchè diamo troppa importanza a noi stessi, prendendoci come qualcosa di stabile, di sostanziale, non appunto come qualcosa di instabile, insostanziale dentro processi instabili e senza sostanza. Mi vien da ridere quando la gente dice: Questa è la mia personalità, come dire: non posso proprio cambiarla. In realtà questa personalità si formata sotto l'influsso di diecimila condizionamenti, non c'è nulla di veramente nostro. Abbiamo messo così tanto tempo a formare questa immagine, a costruire questo piccolo guscio fortificato contro il mondo che poi ci dispiace assai lasciarla…Difendersi è proprio ciò che crea attrito con il mondo.>>
<<Ma che vedi nella meditazione?>>
<<Intanto cominci a distinguere chiaramente i fenomeni fisici da quelli mentali. Ti accorgi ad es. che spesso è più la sofferenza che costruiamo in una situazione pensando al futuro- quindi fabbricando quello che non c'è ed oscurando quello che realmente c'è- di quella sofferenza che realmente esiste.>>
<<E' proprio il mio problema. Quante volte mi accorgo di allargare le situazioni col pensiero!>>
<<Quindi imparare a vedere: questo è fisico, questo è mentale. Questo è reale, questo è una costruzione della mente, una fantasia. Allora possiamo cominciare a vedere le cose come sono realmente e cominciare ad accettarle. E ad accettarci. Noi siamo così come siamo, in questo momento siamo proprio così, non potevamo essere diversamente.>>
<<Invidio la maniera che hai di prendere la vita.>>
<<Penso che la vita vada presa come fa un fiore: la mattina spunta, la sera è scomparso. Vogliamo disperatamente trovare un senso in tutto ciò. Allora costruiamo diecimila teorie, religioni, filosofie. Ma il fiore non chiede nulla, non costruisce. Sicuramente prova anch'esso sofferenza fisica. Ma non ha la sofferenza mentale. Nella meditazione funziona così. Si vedono i processi e li stacchiamo dalle opinioni. Può essere terribile per il nostro ego pensare che non c'è scopo; o può essere fonte di accettazione, di fluire tranquilli con le cose. Il mondo scorre, la vita scorre, indifferente a te, a me, a tutti. Se siamo molto attaccati alle nostre costruzioni mentali- la personalità è una costruzione__ questa indifferenza della vita (che ci teniamo accuratamente nascosta, coprendola di sensi, costruendo ad esempio la religione che, come dicono giustamente i preti davvero è un nostro bisogno, il bisogno di non vedere), questa impersonalit della vita pu essere veramente spaventosa. Ma se impariamo piano piano a riconoscere le costruzioni mentali come costruzioni, se impariamo a lasciare andare, ad accettare che le cose siano così, si può vivere felicemente. Ti posso sintetizzare lo scopo della meditazione in tre parole: vivere, accettare, accettarsi.>>
lunedì 19 giugno 2006
Vivere, accettare, accettarsi...
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