Vivo in una casa di campagna fredda, non c’è riscaldamento centrale e la scaldo con una stufa a legna nonché un paio di altre stufette. La mattina, quando devo scendere dal letto, è molto freddo ed andare in bagno per lavarsi è una vera impresa. Togliersi la maglietta e restare mezzo nudo poi è un atto di coraggio. Mi aiuto con un po’ di kungfu per riscaldarmi brevemente e poi mi lavo (acqua calda, un piccolo privilegio).
Quando leggo: " Mi alzai e feci una doccia…" mi sembrano cose marziane. La doccia d’inverno la faccio una volta o due la settimana (più una che due) e solo dopo aver riscaldato un po’ la casa con la stufa a legna.
Racconto questo perché vedo in questi gesti la vita vera, non anestetizzata dalle comodità moderne in cui viviamo. Sono gesti veri, antichi: uscire ed andare nell’orto a prendere la legna,
accendere il fuoco, alimentarlo. Andare nell’orto a prendere la legna mi ricorda tanto mio padre. Seguo le sue orme. In tutte queste pratiche provo talvolta sofferenza fisica (per il freddo) ma non vi è sofferenza mentale di fondo. C’è anzi una curiosa esplorazione di questo modo di essere che è andato perso man mano che le comodità moderne ci hanno addormentato. E’ proprio praticando così che sento di aprirmi ancora di più alla sofferenza che c’è nel mondo. Mi colpisce spesso brutalmente l’idea che nella gelida Russia per esempio vi sono milioni di persone che vivono, disperate, in questo modo, senza denaro per scaldarsi, con poco cibo, avendo come unica risorsa l’alcolismo e con temperature rispetto alle quali quelle che sperimentiamo noi sono tropicali; soprattutto persone anziane, spesso sole ed abbandonate, angosciate nella loro mancanza di consolazione. Non è che sia contrario al progresso (prima o poi metterò forse qualche sistema più comodo di riscaldamento anch’io), ma trovo che veramente il lusso relativo in cui viviamo ci impedisce di vedere la crudezza della vita vera e le sofferenze degli esseri che vivono più semplicemente a contatto con essa.
Un altro esempio di questo sono gli animali. Sono rimasto colpito, in questi giorni, dal fatto che nel bailamme della cosiddetta ‘mucca pazza’ non una voce si sia alzata, per quello che almeno ho potuto rilevare, per attirare l’attenzione sul destino di questi poveri esseri, gli animali. Il grande baccano attuale sembra quello di una folla di orchi improvvisamente privata della carne e sangue di cui si nutriva. Il terrore degli animali quando vengono portati al macello (e se ne accorgono, amaramente se ne accorgono, terrorizzati se ne accorgono) non è diverso da quello degli ebrei nei campi di concentramento nazisti. Talvolta alle vacche viene messo un anello nel naso. Vi siete mai chiesti come mai? Non un vezzo sciocco, come potrebbe sembrare: con quell’anello le si può trascinare letteralmente avanti- grazie al dolore inflitto al naso dall’anello- al taglio della gola o simile. E quanto sonno c’è, anche, su concetti come ‘carne di vitello’, ‘carne di agnello’? Siamo veramente degli orchi che mangiamo senza pietà i bambini delle altre razze viventi. Pensiamo al nostro terrore seun giorno una razza più evoluta (perché questo noi siamo rispetto ai nostri fratelli animali: solo altri animali più evoluti), ci mettesse in gabbie, stie e stalle e ci togliesse i bambini per mangiarseli…
Un giorno (in parte piccola anche adesso), alla razza umana verrà forse posto il conto da pagare per tutto questo e per la mancanza di consapevolezza e compassione. In particolare verrà forse posto a quelle religioni che parlano di difesa della vita ma solo a compartimenti stagni: non dimentichiamo che in passato anche le donne ed i negri non venivano considerati pienamente esseri umani. Per parte mia abbandonai il Cristianesimo decine di anni fa quando mi resi conto della sua mancanza di compassione e della sua cecità verso gli altri esseri. Ciò non è casuale: i testi ‘sacri’ di questa religione pongono l’uomo non come un ‘primo fra altri esseri coscienti e senzienti’ ma come l’unico essere cosciente a cui un qualche presunto essere divino avrebbe detto:" Riempite la terra e soggiogatela, ed abbiate dominio sui pesci del mare, sui volatili del cielo, sul bestiame e su ogni essere vivente che striscia sulla terra" (Genesi). Che presunzione! Come studioso di storia so bene quanti testi vengano creati a posteriori per giustificare le cose peggiori. Come è facile capire come ad es. testi come questo siano giustificazionisti ! Ma il bello è che ci sono fanatici che citano il Libro (con la maiuscola) e non si rendono conto che è l’uomo che ha creato queste parole in bocca di questo Dio.
Se guardassero alla propria esperienza reale si renderebbero conto della coscienza, sia pure inferiore alla nostra, che esiste ad es. in cani e gatti. Perché negarla allora a mucche e galline (mi ricordo ancora di una gallina assai intelligente che avevo anni fa, poi mi fu uccisa)? La realtà è che vogliamo vedere solo quello che ci fa comodo e credere in quello che ci fa comodo. Questo è il giustificazionismo umano (anni fa veniva, come dicevo sopra, adottato per donne, negri ecc.).
Non condanno nessuno per quello che mangia. Ma è la mancanza di vera consapevolezza che è davvero triste. E’ l’adesione cieca a punti di vista più o meno tradizionali, perché così comodi! E’ l’accettazione della violenza e del massacro purchè possiamo continuare a mangiare la nostra bistecca! E’ l’adesione cieca a fedi senza mai domandarsi nulla!
Ancora una volta bisogna non aderire a questa o quella teoria, questa o quella religione ma ‘vedere’. Vedere ad es. che la coscienza esiste in tutti gli esseri viventi, a cominciare da quelli che ci sono più vicini ma arrivando anche a quelli più lontani. Possiamo avere, trovare questo coraggio di vedere, di uscire dalla nostra comodità? Possiamo abbandonare punti di vista di comodo? Possiamo avere quel coraggio di essere critici a cui per es. le famiglie –e raramente la scuola- mai ci educano?
Non si tratta di costruire nuovi punti di vista. Si tratta di vedere le cose come sono, di dire che c’è sofferenza dove c’è sofferenza, che c’è coscienza dove c’è coscienza, di non essere complici volutamente ciechi della violenza e del massacro. Il fatto scomodo per tutti coloro che parlano di amore etc. è che QUI SIAMO NOI IN PRIMA LINEA. LA DIFESA DELLA VITA O E’ GLOBALE O E’ A COMPARTIMENTI STAGNI, IPOCRITA E GIUSTIFICAZIONISTA. Non c’è solo l’Uganda, Il Kossovo o che altro. Del massacro siamo complici noi per primi.
Possiamo trovare il coraggio? Tolleranti verso tutti ma chiari con noi stessi.
mercoledì 19 aprile 2006
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