giovedì 12 marzo 2009

Alcuni testi molto antichi...2: il misticismo del Paramatthaka Sutta


"Prendo rifugio nella vacuità di tutti i fenomeni e di tutti i concetti ..."
Atthakavagga, IV.5



  • 796. Quando, risiedendo nei propri punti di vista, [pensando] ‘E' il punto più alto', una persona lo considera come il più elevato nel mondo, egli dice che tutti gli altri [punti di vista] sono inferiori a questo. Perciò egli non ha superato le dispute.

  • 797. Qualunque vantaggio egli veda per se stesso in ciò che è visto e udito, in condotta virtuosa e voti, o in ciò che è pensato, afferrandosi a quella stessa cosa là, egli vede tutto il resto come inferiore.

  • 798. Quello stesso [punto di vista] gli esperti chiamano un laccio, dipendendo dal quale egli vede il resto come inferiore. Perciò un bhikkhu [ = un asceta mendicante] non dovrebbe dipendere da [alcuna cosa] vista, udita o pensata o da virtuosa condotta e voti.

  • 799. Né egli dovrebbe formarsi un punto di vista nel mondo a causa di conoscenza o virtuosa condotta e voti. Egli non dovrebbe rappresentare se stesso come uguale, né dovrebbe pensare a se stesso come inferiore, né come superiore.

  • 800. Abbandonando ciò che è stato adottato, e non adottandolo [di nuovo] , egli non dovrebbe dipendere neppure dalla conoscenza. Egli realmente non segue alcuna fazione fra quelli che tengono differenti punti di vista. Egli non ricade per niente in alcun punto di vista.

  • 801. Se qualcuno non ha fatto alcun proposito rispetto ad entrambe le fini qui, rispetto a differenti esistenze qui o nel prossimo mondo, egli non ha afferramenti [a punti di vista] afferrati fra le[varie] dottrine dopo averli presi in considerazione.

  • 802. Da lui nemmeno la minima nozione (saññā ) è stata formata qui rispetto a ciò che è visto, udito o pensato. Come potrebbe qualcuno qui, nel mondo, avere dubbi su quel brahmana che non adotta alcun punto di vista?

  • 803. Essi non formano [punti di vista] , essi non hanno preferenze. Né essi aderiscono a dottrine. Un brahmana non deve essere intuito tramite condotta virtuosa o voti. Andato all'altra sponda, questi non ricade indietro [su niente] .


Ecco, questo è uno dei Sutta o sutra più mistici, a mio parere, del Sutta Nipata. Personalmente se solo dovessi avere un breviario, userei questo breve testo e pochi altri. Ne farò un breve commentario.


‘Quando, risiedendo nei propri punti di vista...". Ecco l'inizio, l'incipit, come si dice. Già questo ci dà l'idea di cosa parlerà il sutra. Risiedendo nei propri punti di vista.... Normalmente, nel Canone buddhista, vengono attaccati i vari punti di vista in nome del ‘retto punto di vista'. Ma, come dice Gomez, nell'Atthkavagga (e anche nel Parayana, l'ultima sezione del Swutta Nipata), ‘al contrario dell'abituale insistenza sul 'retto punto di vista', l'Atthakavagga parla di abbandonare i punti di vista'. In questo è stata vista una prefigurazione delle Stanze del Cammino di Mezzo di Nagarjuna; o meglio, invertendo i fattori: Nagarjuna, contro la scolastica del suo tempo, riscoprì il messaggio originale buddhista. E' chiaro che questo è misticismo. Non a caso il titolo è Paramatthaka, cioè ‘Il Superiore, il Punto più alto'. La fine, l'abbandono dei punti di vista libera la mente. E' come una stanza piena di cianfrusaglie, ci sembrano utili (il mio studio ne è un esempio). Una volta gettate via, cosa resta? "Ahh!" la sensazione di vuoto, di spaziosità, di libertà! Ecco perché non sarà mai libero chi si attacca ferocemente a un qualsiasi punto di vista (ma, riprendendo ancora dalla metodologia di Nagarjuna: non bisogna attaccarsi nemmeno a questo!- sic ! ). Ma come facciamo? Sappiamo bene che noi comuni mortali, non monaci, abbiamo la mente per pensare e che a volte la necessità decisionale ci impone di avere punti di vista. Per esempio nel mio lavoro mi si richiede di dare anche giudizi. E lo stesso può accadere se abbiamo un minimo di impegno sociale [e quindi politico: il sociale è sempre politico].


Si tratta allora di ponderare, di giudicare, di agire anche, senza però considerare come valido in assoluto quello che pensiamo, giudichiamo, facciamo. Questo ci offre quel minimo di apertura verso il mondo che poi la pratica meditativa continuata ci permetterà di allargare. Vi saranno, per questo, medicine coadiuvanti: le quattro Residenze Infinite ad es., cioè la gentilezza amorevole, la compassione, la gioia altruistica e l'equanimità.


‘Quando, risiedendo nei propri punti di vista, [pensando] ‘E' il punto più alto', una persona lo considera come il più elevato nel mondo, egli dice che tutti gli altri [punti di vista] sono inferiori a questo. Perciò egli non ha superato le dispute.'


L'attaccamento al proprio punto di vista è la base della litigiosità e dei contrasti nel mondo. Ecco perché chiunque sia attaccato a una religione particolare, ivi compresa quella buddhista in alcune sue accezioni, o a una ideologia politica particolare, non potrà fare passi avanti sulla via della Liberazione. Semplicemente perché non lo vuole, perché vuole continuare a trastullarsi con i suoi giocattoli, perché questi lo identificano, gli danno quell'identità di cui sente tanto il bisogno. Il che, si badi bene, non vuol dire non occuparsi ad es. di politica: anche questo sarebbe fare politica. No, si tratta solo di vedere le ideologie come falsa coscienza, come feticci. [continua].


Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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