mercoledì 5 dicembre 2012

NON SI VINCE L’ODIO CON L’ODIO


Di fronte a una delle cose fatte bene dal governo Monti, cioè la decisione di votare a favore del riconoscimento (peraltro incompleto) della Palestina come Stato osservatore alle Nazioni Unite, si è avuta una reazione dello Stato di Israele per cui un suo rappresentante ha dichiarato che il voto italiano contribuiva ad allontanare la pace.Ora non si vede come il prendere atto di una realtà, cioè che nella cosiddetta ‘terrasanta’ (sic!) esistono effettivamente due nazioni, Israele e i Palestinesi, possa aumentare il pericolo di guerra. Casomai il contrario. Occorre sempre prendere atto della realtà e non dei propri desideri (in genere egoistici). Anche lo scrittore israeliano David Grossman, una voce scomoda che ha il coraggio di andare controcorrente nel proprio paese, ha definito la reazione israeliana come una ‘reazione prepotente al voto delle Nazioni Unite’. Ha aggiunto: ‘ Siamo oggetto dell’ira anche di paesi che capiscono la complessità del contesto e vorrebbero davvero arrivare alla pace…Avremmo dovuto essere i primi a riconoscere lo Stato palestinese, e invece abbiamo mortificato noi stessi”.

Il Buddha lo aveva detto: ‘Non si sconfigge l’odio con l’odio’. Questo mi fa riflettere anche su un altro aspetto della vita di oggi. Ci sono dei gruppi estremi (di destra) che predicano l’odio: contro gli ebrei, contro gli zingari, contro gli immigrati ecc. Ora è vero che problemi come quello degli immigrati sono gravi. Ma occorre riconoscerne la complessità e cercare di risolverli, non spingere all’odio. In fondo questo destino è toccato anche a noi italiani, in passato. Nessuno emigra per andare a dare noia a pacifici cittadini di un altro paese. Si emigra per necessità, ognuno preferirebbe restare a casa propria. Una pratica spirituale sarebbe cercare di immedesimarsi nell’altro, di pensare di essere lui e di vedere la complessità della vita altrui.

Mi sono trovato delle volte a discutere con gente che predica l’odio verso gli Ebrei. ‘Sono loro, sono i grandi banchieri ebrei che hanno creato la crisi e che speculano… ecc. ecc.’. La verità è che queste persone, a volte per ignoranza, a volte per calcolo politico, indicano il singolo albero e non vedono la foresta. La foresta è il grande capitale finanziario, è il mondo del capitalismo nel suo insieme. Non c’è dubbio che Berlusconi ad es. sia forse il più grande capitalista italiano e certamente ha uno zampino anche nel grande capitale finanziario. E’ ebreo? No. Allora?

Il capitale oggi ha creato un suo mondo astratto e pur drammaticamente concreto. Lo scopo del Capitale non è favorire gli Ebrei o i tedeschi o Berlusconi o altro. Lo scopo del Capitale è creare profitto. Stop. Che alcuni grandi banchieri siano ebrei è solo un risultato storico di secoli di emarginazione in cui certi lavori venivano ipocritamente lasciati agli ebrei dei ghetti dai sovrani cristiani che, cristianamente, non si volevano sporcare le mani. Stop. Al Capitale, questa entità ormai divenuta globale e astratta, andrebbe bene anche un marziano come speculatore. Indicare qualche suo settore come responsabile della crisi significa fare quello che storicamente ha sempre fatto la destra estrema (Hitler, Mussolini e altri): indicare qualche capro espiatorio (gli Ebrei, gli zingari, i comunisti ) per salvare il quadro generale (del Capitale): Indicare un albero per salvare la foresta.

Creare odio rende ‘odiatori’. L’odio, una versione dell’avversione e della rabbia, imbruttisce le persone, dentro e fuori. Chi prenderebbe un’immagine di Hitler come un’immagine di benevolenza e amore? Quell’aria arcigna che aveva mostrava bene come era dentro, un abisso di passioni torbide dominate dalla volontà di potenza e dall’odio.

Anche nella nostra vita quotidiana dobbiamo avere consapevolezza di quando l’avversione si scatena dentro di noi. L’avversione, la rabbia, l’odio, ci imbruttiscono, dentro e fuori. Pure siamo talmente abituati a vederli come normali che ci sembra quasi impossibile escludere queste passioni dal nostro intimo. Questo è invece un aspetto del Nirvana. Le cose come sono senza l’accecamento passionale. Non c’è nessuna differenza fra il mondo in cui viviamo e il Nirvana, nemmeno la più piccola differenza. E tuttavia c’è una differenza. E’ come vediamo il mondo, predeterminati dalle nostre predisposizioni (sankhara ), quello che fa la differenza.

Stamani, uscito fuori all’alba (uscite anche voi più spesso all’alba, è davvero bello guardare il mondo in quel momento), ho sentito gli spari dei cacciatori. Mi è venuto da pensare a quei poveri esseri che subiscono queste stragi. Pure non odio i cacciatori. Non li approvo ma accetto che vi siano. E d’altra parte questo è un mondo basato sulla predazione, ogni specie contro tutte le altre specie. Anche da questo si può dedurre che non esiste un dio creatore ‘buono’. Non si può essere buoni a settori: verso la specie umana, ad es. e non verso tutte le altre specie. O si è buoni o non lo si è. Punto. E’ buffo come viviamo senza mai mettere seriamente in discussione certe asserzioni che ci sono state inculcate da piccoli dai nostri genitori, dai catechisti, dai preti…. SENZA MAI RIFLETTERVI SERIAMENTE… per il terrore inculcatoci di andare contro un essere immaginario e immaginato – oltre a vivere in un mondo predatore, viviamo anche in un mondo di religioni psicologicamente terroristiche. Per questo la mia presa di rifugio è: PRENDO RIFUGIO NELLA VACUITA’ DI TUTTI I FENOMENI E DI TUTTI I CONCETTI.

NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK. Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.


PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , martedì, ore 19,30-20,30 e ven. , ore 19,30-21 e il CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione, orario 19,30-21,00, lunedì e mercoledì, sono ripresi.

Per informazioni e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/

mercoledì 7 novembre 2012

UFO, E ALTRI CONCETTI.


Un mio amico, appassionato di Ufologia, dopo una certa discussione mi ha scritto:

‘Senza voler far polemica, in sintesi, io credo al fenomeno ufo perchè sono informato dei fatti. Tu non ci credi perchè non sei informato dei fatti. Ho impiegato 20 anni per capire la realtà del fenomeno. Sono stato più scettico di molti altri. Alla fine ho dovuto piegarmi alla realtà. … L'ufologia non è una materia semplice che si impara con un libro. E' una materia complessa (non lo dico io) che richiede almeno 2 anni di studio. Dopodichè uno può cominciare a parlare con senno e non a vanvera. Non prima. Con ciò spero di aver chiarito’.

La mia risposta:

Mi dispiace che la discussione si sia così tanto infervorata. Ad ogni modo io non sono scettico sugli UFO, credo che esistano, se non altro, come dice il nome, come oggetti non identificati. Mi sembrerebbe assurdo pensare che siamo soli nell’universo. Perciò non è qui il motivo del contendere. Per me il discorso importante è che vi sia un approccio critico (che, si badi bene, non vuol dire necessariamente negativo) verso OGNI ARGOMENTO. Io per esempio non ho NESSUNA VERITA’ DA DIFENDERE, e quindi posso approcciare ogni argomento con attenzione e agnosticismo. 
Il fenomeno degli UFO ha una tale documentazione che sarei uno stolto a negarlo. Quello che mi disturba è l’approccio fideistico, per cui ogni giorno c’è una notizia sensazionale di cui giorni dopo nessuno dice più niente. Questo lo rilevo in Ray che frequento molto (te ti frequento meno quindi posso dire poco). Ray è sempre alla ricerca di qualcosa di sensazionale e di meraviglioso. Essendo così infervorato, ogni giorno ce n’è una e tutte vengono presentate come verità. Perché? Perché l’ha detto Tizio o Caio, perché è stato visto in televisione, perché il libro tale lo dice.... Il guaio è che siamo nell’epoca della falsificabilità assoluta e in questa società dello spettacolo ci sono infinite motivazioni per voler creare o falsificare una notizia. Grandi falsificatori esistevano già nelle epoche passate, sia in archeologia, sia in pittura e, insomma, in ogni campo. Figurarsi oggi, con i prodotti mediatici che vi sono in giro e che anche un dilettante può usare. Perciò? Io credo che un atteggiamento interessato ma critico, cioè attento alle prove ma anche (e qui sta il difficile da accettare per chi è innamorato di alcune tesi) alle controprove, sia auspicabile. Io leggo molto di storia. Capita di vedere autori, anche famosi, talmente innamorati delle proprie tesi da arrivare a vedere cose partendo da indizi risibili. Ho sempre pensato che il metodo migliore per affrontare ogni argomento sia quello in uso nei processi americani, tipo: ‘Obiezione, si tratta di un sentito dire’ oppure, rivolto al teste: ‘Dica ciò che ha visto realmente e non ciò che ha pensato sul fatto’ oppure ancora ‘questa è un’interpretazione, non un fatto’ e così via. Questo è il metodo per affrontare gli argomenti: i fatti distinti dalle opinioni. Purtroppo al giorno d’oggi anche i fatti possono essere facilmente manipolati. Il campo ufologico si presta molto all’innamoramento, alla fede, al protagonismo. Per questo non vi ho interesse, anche se l’argomento sarebbe molto interessante. L’innamoramento è sempre mendace: basta vedere come le prime volte che siamo innamorati di qualcuno ne vediamo solo i lati presunti meravigliosi: la realtà cominciamo a scoprirla quando la mente si raffredda un po’ e comincia a prendere le distanze. Per questo gli innamoramenti finiscono. A volte al loro posto subentra l’amore, che è diverso dall’innamoramento...ma questo è un altro discorso.

Questo atteggiamento io l’ho anche in campo spirituale. Io non ho innamoramenti per nessuno né fede cieca in nessuno. Né in Dio, né in Gesù, né nel Buddha e tantomeno in Krishna o altri, per non parlare dell’Islam o di Osho. Senza preconcetti mi interesso a tutto ma non sposo niente. Recentemente ho riletto la Bibbia e i vangeli e anche l’Apocalisse. Una mente libera può vedere tutte le incongruenze che vi trova, soprattutto nella Bibbia e nell’Apocalisse e anche nel Vangelo di Giovanni, e questo pur riconoscendo con obiettività la stranezza e il valore storico, sociale e spirituale di un Gesù. Per esempio è riconosciuto da molti storici che Gesù pensava che il regno di Dio fosse per venire davvero mentre egli era in vita. Lo scrittore dell’Apocalisse pensava a questo trauma storico come un fatto che doveva avvenire a brevissimo tempo. I Testimoni di Gehova, altri infatuati, l’hanno pensato a proposito del 1914 e poi, visto che non era accaduto, hanno proposto e propongono altre date! Ma lo stesso spirito critico l’ho applicato al Buddhismo. Tutti gli ‘innamorati’ delle varie fedi hanno glorificato i loro fondatori. Questo vale per Gesù, la cui resurrezione è tutt’altro che chiara. Se un giudice moderno (americano e non fideista) avesse esaminato il caso, cosa avrebbe dedotto? Avrebbe visto una vicenda dai contorni incerti dove lo stesso Matteo che parla di Gesù in vita con dovizia di particolari, diventa improvvisamente vago. Lo stesso Buddha è stato, nel tempo, glorificato finché, nel Pantheon orientale, è divenuto quasi un Dio creatore.

Mi interessa il Buddhismo storico perché dice che tutto è privo di sostanza reale, compresi i concetti e i punti di vista (intendendo con quest’ultimo termine un concetto a cui si aderisce acriticamente contando sul fatto che ‘io sono eccezionale’ e quello che credo è senz’altro vero). Ho degli amici che mi classificano come buddhista pensando, in cuor loro, di come io sia stolto. Ma si sbagliano. Da vero buddhista non aderisco a niente, neanche al buddhismo stesso, se non come un metodo di indagine del reale e di pratica. Perciò non devo difendere nulla perché tutto è privo di sostanza reale. Così puoi criticare il Buddha, il Dharma e il Sangha e io resto relativamente indifferente. Cito sempre l’episodio di mia zia che, essendo a pranzo con me e un amico, per provocare disse: ‘Il Buddha non vale niente’. ‘Ed è proprio così’ dissi ridendo, ma lei non capì ovviamente il senso che c’era dietro questa mia affermazione. Anche per questo non mi vedrai mai con una divisa (grazie, il militare l’ho già fatto e da allora detesto le divise) né mi vedrai usare bastoncini di incenso o erigere altarini (il Gonzohon che già nel nome...). Invece qualcun altro per un bel pezzo ha vestito di arancione o simile, ha portato ciondoli e catene, e tu sai a chi mi riferisco. Lo scopo del Buddhismo è quello di divenire liberi. ma si può divenire liberi aderendo a rituali, divise e concetti? Per divenire liberi bisogna praticare la libertà da subito, non aspettando un evento salvifico misterioso, un giorno X o un salvatore Y. Essere liberi vuol dire fare pulizia nella mente. La mente deve essere una stanza vuota oppure una stanza dove tutto può transitare ma niente si ferma.

Ti ringrazio per avermi spinto a scrivere questa lunga risposta. Vista la mia pigrizia, ti avviso che me ne servirò per la mia nuova Newsletter (così avrò preso due piccioni insostanziali con una sola fava ) .


NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK.  Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.


PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , martedì, ore 19,30-20,30 e ven. , ore 19,30-21 e il  CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione, orario 19,30-21,00, lunedì e mercoledì, sono ripresi.

Per informazioni  e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/

lunedì 24 settembre 2012

LA GIOIA, FATTORE DELL’ILLUMINAZIONE


Scrivevo, nell’ultimo numero:

“Occorre, insomma, questa visione profonda dei fenomeni, fisici e mentali per arrivare a vedere il mondo così com’è! LE COSE COME SONO! Quando si comincia a vedre la realtà nella sua complessità, senza concettualizzare, allora si giunge a liberarsi di tutta la spazzatura che si è accumulta nella nostra mente. Ed è questo che significa LIBERAZIONE! Per questo un Buddha sorride. Un Buddha, un Risvegliato, è un Liberato. Vede le cose come sono, mosse dalle forze che costituiscono il reale, dalla connessione di causa ed effetto. Ci può essere spazio per la recriminazione? No, le cose sono come devono essere in base alla causalità (non la casualità) che governa le nostre vite.. Le cose non sono né belle né brutte, sono come devono essere, dovute alla legge di causa ed effetto ed alle forze psichice che governano il mondo”.

Vorrei qui portare l’attenzione sul fatto che il sorriso non è solo un risultato dell’illuminazione (risveglio) ma è anche un elemento che porta ad essa. Insomma, non c’è differenza fra quello che vogliamo raggiungere e quello che già ora pratichiamo: la Via è l’obiettivo (sarà per questo che i taoisti chiamano quella che rozzamente potremmo definire come realtà ultima con il nome di ‘Via’ [Dao 道 ] ?). Il sorriso a sua volta è una componente della gioia – e contemporaneamente ne è determinato. Non sempre è però facile sorridere. Lo scrivevo in un recente ‘post’ sulla pagina di Facebook MEDITAZIONE, da me gestita:
‘LIBERAZIONE DELLA MENTE (CETOVIMUTTI) 6 
Viviamo in un mondo di sofferenza di cui spesso nemmeno ci accorgiamo. Non penso alla sofferenza fisica o a una forte sofferenza mentale, mi riferisco a quella sottile inquietitudine che avvelena la nostra giornata. Se non c'è felicità, c'è sofferenza, sottile quanto può essere. La Liberazione è liberazione da questa sofferenza,è ovvio quindi che un elemento della liberazione è la gioia (che il Buddha elencò come il quarto dei sette fattori del risveglio). Nella meditazione di ieri ci siamo posti, come compito a casa, di fare caso ai momenti di gioia e di raccoglierne e conservarne la scia. Potete farlo anche voi? E' importante.’
[Per inciso: la Newsletter Meditazione uscirà, da ora in poi, in maniera saltuaria. Dopo tanti anni della sua esistenza, scriverla mi risulta un po’ faticoso e a volte ripetitivo. Perciò ho adottato il sistema di brevi note di una serie chiamata CETOVIMUTTI / Liberazione della Mente che pubblico da qualche tempo sulla suddetta pagina di FACEBOOK: chi è interessato a leggerle può chiedermi l’amicizia su Facebook e solo allora potrò iscriverlo alla pagina, dove non scrivo solo io ma molte altre persone] 

Come ho detto altre volte, la GIOIA è il quarto fattore dell’illuminazione. Ma può non essere facile avere l’atteggiamento della gioia: mi è capitato di notare, in passato, durante ritiri di meditazione a cui partecipavo, di vedere, durante la meditazione camminata, persone ingrugnite e tristi.

Personalmente pensavo. ‘Poiché ho scelto io di esser qui, tanto vale gioirne’ . Poi scoprii la facilità del sorriso, tanti anni fa. Erano ancora vivi, ma malati, i miei genitori, così il pomeriggio ero confinato in casa. Mi ritagliai però un’ora libera in cui andavo nel rio Visona, che scorre qui, a S. Andrea di Compito, e lì cominciai a praticare in maniera diversa dal solito, adottando delle posizioni e delle mudra (gestualità) statiche in cui l’unico oggetto di attenzione erano il sorriso e la posizione stessa. Mi accorsi subito come questo nuovo modo di praticare mi desse serenità e gioia oltre che calma mentale. Da allora il sorriso è divenuto una componente fondamentale delle nostre sedute. Ho trovato anche un riscontro ad esso sia nell’aspetto del Buddha (sorridente) , sia nel quarto fattore dell’illuminazione, che è appunto la gioia.

Ma come portare, in pratica, la gioia nella nostra pratica meditativa?

La gioia di cui parliamo qui non è la gioia esaltata della sghignazzata o della sensualità. E’ una gioia serena, non legata alla sensualità e non egoica. E’ la gioia che viene guardando il vostro gatto o il vostro cane, godendo di un paesaggio e così via. Ricordo ancora una volta, quando praticavamo sulle mura di Lucca (con il caldo o con il freddo, con il tempo secco o umido, io e il mio amico Alessandro Lenzi in particolare, eravamo sempre là – la vita, come succede, ci ha poi divisi) . Quella volta eravamo in gruppo e ad un certo punto sentii un cane vicino a me. Dopo un attimo il cane si strusciò al mio fianco. Questo mi procurò una gioia che mi spedì in meditazione profonda. Sì, perché la gioia precede immediatamente passaddhi , la calma, samadhi, la concentrazione profonda e, ultima, upekkha , l’equanimità.

Ma come trovare la gioia? Se essa non vi è ‘disponibile’ naturalmente, c’è un espediente che, sempre molti anni fa, lessi in un libro di Mirko Fryba, uno psicanalista che aveva praticato la meditazione con dei monaci Theravada. Sfortunatamente non riesco a rintracciare il libro ma ne ricostruisco il senso così: portate alla mente qualche episodio che vi ha ha dato gioia e , ricostruendone il sentimento, usatene la scia come un vettore per la vostra pratica. A volte, prima di iniziare la seduta, la mia gatta Prilla è presente e allora parliamo di lei brevemente e un sorriso ci scappa sempre. Allora proviamo a utilizzare la scia di questo sorriso come vettore per la nostra pratica.

C’è anche un altro fattore che rende il sorriso e la gioia interessanti. Nella pratica meditativa spirituale non dovrebbero esservi fattori utilitaristici (niente compensi, soldi ecc. ad esempio) , ma non è male sapere che questa pratica del sorriso e della gioia fa bene anche alla salute. Io l’adotto ad es., con scopi salutistici, nelle mie lezioni di Taijiquan. Bene, ho detto abbastanza. Spero che questo sia di utilità a qualcuno, anche a chi non pratica la meditazione.

CENTRO DI MEDITAZIONE SAMATHA-VIPASSANA, S. Andrea di Compito - Lucca. 
OGNI SABATO ORE 15,30. Tel. 0583977051; e-mail: asiaticus@teletu.it
Sito WEB: EMPTINESS/VACUITA’, MADHYAMIKA MEDITATION




“Qualunque sia il limite del Nirvana
Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara ).
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro
E nemmeno la cosa più sottile”
(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)


La pacificazione di ogni oggettivizzazione e la pacificazione dell’illusione. 
Nessun Dharma fu insegnato dal Buddha, in nessun tempo, in nessun luogo, ad alcuna persona’
(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)


NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK. Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.

PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , martedì, ore 19-20 e ven. , ore 19,30-21 e il CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione, orario 19,30-21,00, lunedì e mercoledì, sono ripresi.

Per informazioni e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/


lunedì 4 giugno 2012

PERCHE' UN BUDDHA SORRIDE


In questi giorni una persona mi ha chiesto in che cosa consista la meditazione. Gliel’ho spiegato e poi, sapendo che questa persona è anche una catechista, mi sono sentito in dovere di aggiungere, riferendomi alla meditazione di consapevolezza e visione profonda,: “E’ semplice e difficile; è solo questione di praticarla un po’, tutto sommato. E poi non entra in merito alle proprie convinzioni religiose” .
Questo è vero e allo stesso tempo non è altrettanto vero. Se uno prende la meditazione sotto un aspetto di calma, consapevolezza e accettazione del mondo, in parte è sicuramente vero. Ma se uno va un po’ a fondo nella pratica, le cose non filano più così lisce. Finché pratichiamo sati (consapevolezza) , che però è solo il primo fattore fra i sette fattori del risveglio, tutto può essere OK. In fondo si tratta di avere una chiara registrazione di quello che accade dentro di noi e della relazione esistente fra il nostro apparato psico-fisico e l’esterno. Però questo, se portato avanti coscienziosamente, scivola nel secondo fattore, dhamma-vicaya , cioè ‘analisi dei fenomeni’ . In questa fase di ‘scivolamento’ comincia ad apparire chiara e manifesta la separazione (e l’unione allo stesso tempo) fra fenomeni sensoriali e nascita dei pensieri che ne derivano. Una cosa sono le percezioni sensoriali (un rumore, ad esempio) , una cosa sono i pensieri che ne nascono. Sono seduto e percepisco il rumore del cancello del cortile che si apre. “E’ Pola (mia sorella) ?”. Il rumore era solo un dato fisico, il pensiero ne è sorto in conseguenza.Se riesco a vedere unità e differenza di questi due oggetti di attenzione, comincio a rendermi conto dei fattori costitutivi della realtà. Posso dedurre, ad es. , che mentre il rumore ha una probabilità elevata di esistere davvero, il pensiero o concetto che ne sorge (‘E’ Pola?’) non ha in effetti una certezza di essere corretto. Poteva essre Pola, ma poteva essre l’altra mia sorella che mi viene a trovare, mio nipote che viene a prendere il trattore, un ladro o chissà chi altro. Insomma, il dato fisico (il rumore) ha un’altissima probabilità di corrispondere al vero (a meno che non abbia allucinazioni sonore, cosa a volte possibile) ma la concettualizzazione che ne segue non ha questa alta probabilità di verità. Dopo aver verificato varie volte questo tipo di esperienza, il meditante intelligente comincerà a chiedersi se le proprie concettualizzazioni siano davvero così sicure. Potrà anche cominciare a mettere in dubbio le cose in cui hasempre creduto. Per esempio, il sistema di credenze con cui ci hanno colonizzato fin da piccoli, ha buone probabilità di essere valido? Se si va a vedere con una certa oggettività (ammesso che si abbia voglia di farlo e quindi, inevitabilmente, di mettersi in discussione, perché di questo poi si tratta e la maggior parte delle persone non ne ha il coraggio) , concetti teologici di tutti i tipi (a cominciare dal peccato originale, da un Dio creatore – e lui si è creato da sé?- fino alla resurrezione della carne – a vent’anni, a quaranta? A ottanta?) salteranno. Sempre , naturalmente, che siamo disposti a scardinare il nostro quieto vivere. Insomma, inconsciamente abbiamo ereditato dall’ambiente intorno a noi, addirittura dalle persone più care, tutta una montagna di spazzatura. Sì, la nostra mente è ripiena di tutti questi concetti fasulli. E’ il destino di chi crede. Chi è così sarebbe musulmano in Arabia, Cristiano a Roma, Buddhista a Bangkock. Quelli che portano più all’estremo questa già miserevole condizione sono quelli che seguono la Religione del Libro. Come se la Bibbia non l’avessero scrittagli uomini. Se fosse davvero parola di Dio, come molti credono,non ci potremmo sedere su una sedia dove si è seduta una donna con le mestruazioni. La Bibbia considera uno sgabello simile impuro! Ma in fondo è proprio la beata ignoranza di ciò che davvero dice la propria religione che ci permette di vivere in una rassicurante ottusità.

Quindi tutto quello che è basato su concettualizzazioni è incerto. Tutti dobbiamo usare concettualizzazioni, ma si dovrebbe fare in modo che abbiano un alto livello di approssimazione alla Verità. E qual è la verità? La verità è / sono le cose come sono, senza interpretazioni. Questo è, ovviamente, un livello alto, a cui pochi giungono.

Le concettualizzazioni, se non sono messe in discussione, portano anche a vedere le cose in maniera dualistica e quindi di opposizione. Qui c’è il Bene e qui c’è il Male; qui c’è A e qui c’è B. Ho un amico che fa delle affermazioni politiche estreme. Non c’è spazio per vari livelli di gradazione, in mezzo. Ancora una volta si torna alla Vacuità, all’assenza di sostanza reale dei fenomeni. A e B non esistono realmente: esistono A / 1, A / 2; A / 3, A / 4 ….fino, forse, a raggiungere B, per cui vale il percorso inverso.

Occorre, insomma, questa visione profonda dei fenomeni, fisici e mentali per arrivare a vedere il mondo così com’é! LE COSE COME SONO! Quando si comincia a vedre la realtà nella sua complessità, senza concettualizzare, allora si giunge a liberarsi di tutta la spazzatura che si è accumulta nella nostra mente. Ed è questo che significa LIBERAZIONE! Per questo un Buddha sorride. Un Buddha, un Risvegliato, è un Liberato. Vede le cose come sono, mosse dalle forze che costituiscono il reale, dalla connessione di causa ed effetto. Ci può essere spazio per la recriminazione? No, le cose sono come devono essere in base alla causalità (non la casualità) che governa le nostre vite.. Le cose non sono né belle né brutte, sono come devono essere, dovute alla legge di causa ed effetto ed alle forze psichice che governano il mondo.



AVVISO: MEDITAZIONE  RIPRENDERA’ AI PRIMI DI SETTEMBRE.



NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK.  Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.itse vuoi essere ammesso.



PUBBLICITA’: Il CORSO DI TAIJIQUAN E QIGONG PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , mercol. e ven. , ore 19,30-21 e il  CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione e orari, lunedì e mercoledì riprenderanno ai primi di settembre.

Per informazioni  e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/














lunedì 30 aprile 2012

LO SPAZIO E’ INFINITO


MEDITAZIONE / NUOVA SERIE - MAGGIO 2012

CENTRO DI MEDITAZIONE SAMATHA-VIPASSANA, S. Andrea di Compito - Lucca. OGNI SABATO ORE 15,30. Tel. 0583977051; e-mail: asiaticus@teletu.it





“Qualunque sia il limite del Nirvana

Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara  ) .

Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro

E nemmeno la cosa più sottile”

 (Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)




‘La pacificazione di ogni oggettivizzazione e la pacificazione dell’illusione. Nessun Dharma fu insegnato dal Buddha, in nessun tempo, in nessun luogo, ad alcuna persona’

(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)




‘Lo spazio è infinito’ è un’antica pratica meditativa che esisteva prima dell’illuminazione del Buddha. Essa esisteva insieme ad un’altra serie di pratiche meditative chiamate ‘La mente è infinita’ , ‘non c’è niente’ e ‘né percezione né non percezione’ . Queste pratiche erano insegnate da alcuni maestri di cui il giovane Gotama, che poi sarebbe divenuto ‘il Risvegliato’, fu allievo. Benché sotto questi maestri egli non giungesse al Risveglio e alla Liberazione, pure queste pratiche furono per lui talmente importanti che in seguito egli (o i suoi discepoli) le introdusse nel curriculum delle meditazioni buddhiste conosciute come dhyana o jhana . Poiché il Buddha raggiunse il risveglio nel 4° Jhana, l’aggiunta di queste pratiche sembra superflua, quasi il voler includere qualcosa che era un sovrappiù. Già arrivare al 4° Jhana non è una cosa semplice, perché aggiungere pratiche supplementari? Questo può spiegarsi con l’ inclusivismo buddhista, cioè l’assorbimento di pratiche religiose diverse (il contrario delle religioni monoteiste, dove ogni scuola semplicemente diversa è vista come un’emanazione di satana) . Questo inclusivismo poteva però avere motivazioni più importanti di quelle di un semplice assorbimento.

Nei primi testi buddhisti, quelli riportati nel Canone Pali, l’unico con una buona dose di veridicità (con buona pace del Mahayana) , i riferimenti alla vacuità sono sparsi qua e là. E’ principalmente con Nagarjuna che questo concetto di vacuità, cioè di assenza di sostanza reale nei fenomeni, viene assunta a tema principale del buddhismo. Non che il Buddha non ne parlasse: tutto il canone Pali parla continuamente dell’assenza di sostanza, del fatto che quindi tutto è impermanente, del fatto che non vi è un sé stabile…i fenomeni vengono paragonati a bolle, a schiuma, quindi a niente di sostanziale. Qual è allora la pratica meditativa che più è vicina a questo concetto di vacuità? Ebbene, la pratica più vicina è appunto quella de ‘lo spazio è infinito’. Io sospetto che questa pratica pre-buddhista sia ciò da cui si sviluppò la teoria della vacuità, che essa abbia avuto, insomma, un ruolo importante nello sviluppo teorico mentale del giovane Gotama.

E’ singolare come la fisica moderna sia giunta alle stesse conclusioni del Buddha. Secondo la fisica moderna, noi non siamo sostanziali. Si potrebbe dire che, guardando qualcosa di solido, noi guardiamo il vuoto, noi guardiamo realmente dello spazio. Qui vorrei introdurre una lunga citazione dal libro di Richard Dawkins, Il più grande spettacolo della Terra. Perché Darwin aveva ragione (pag. 80, Oscar Mondadori, 11 €)

ma manca lo spazio e dovrò sintetizzare: 

a cosa somiglia un atomo di piombo, rame o carbonio? Beh, non somiglia affatto a piombo, rame o carbonio. In realtà non somiglia a nulla (anche il modello di Niels Bohr, di una specie di sistema solare in miniatura, è superato). Diciamo che c’è un nucleo e intorno uno sciame di elettroni. “Gli elettroni sono minuscoli in confronto al nucleo e lo spazio che li separa da esso è enorme in confronto alle dimensioni sia del nucleo sia degli elettroni. Secondo un’apprezzata similitudine, il nucleo è come una mosca al centro di uno stadio sportivo e il nucleo più vicino è un’altra mosca al centro di uno stadio adiacente. Gli elettroni di ciascun atomo ronzano intorno alle rispettive mosche, più piccoli del più piccolo moscerino, troppo minuscoli per essere visti sulla scala delle mosche. 

Quando guardiamo un solido pezzo di ferro o roccia, ‘in realtà’ GUARDIAMO UNO SPAZIO CHE E’ QUASI INTERAMENTE VUOTO. All’occhio e al tatto appare solido e opaco perché il nostro cervello e il nostro apparato sensoriale trovano pratico trattarlo come tale”. In sostanza, scrive un altro autore, Deepak Chopra, “se tocchiamo un oggetto, noi percepiamo la solidità là dove si scontrano le nubi di elettroni. Questa è la nostra interpretazione della solidità… I nostri occhi sono programmati per vedere gli oggetti come tridimensionali e solidi, le nostre terminazioni nervose sono strutturate per percepire gli oggetti come tridimensionali e solidi. Nella realtà del regno quantico, invece, la solidità non esiste. C’E’ FORSE SOLIDITA’ QUANDO DUE NUVOLE SI INCONTRANO, SI UNISCONO E SI SEPARANO? 

Qualcosa di simile avviene quando tocchiamo un oggetto: i nostri campi di energia (e le relative nubi di elettroni) si incontrano, minuscole porzioni si fondono e si separano… a ogni incontro noi procediamo a tali scambi, e in seguito ci ritroviamo leggermente cambiati” (Deepak Chopra, Le coincidenze… , p. 21, Sperling Paperback). Quindi, aggiungo io, non vi sono confini reali fra noi e gli altri e questo è il discorso della vacuità. Ecco perché è importante la meditazione sullo spazio, per superare il dualismo (cioè noi e il resto del mondo). Ed ecco perché sono fallaci le religioni monoteiste, perché, nate in un ambiente povero e pericoloso, quello dei pastori nomadi palestinesi, creano questo dualismo (si veda ad es. la concezione assurda di popolo eletto: noi, eletti, contro il resto del mondo, i Gentili), parlano di bene e male come assoluti, di un Dio creatore e di un Creato e così via: e, al contrario del Buddhismo, non forniscono alcuna spiegazione sull’essenza reale, quantica direi, del mondo.

La meditazione sullo spazio, e di conseguenza sulla vacuità, che normalmente è la mia pratica principale, ci offre invece uno shuttle per passare oltre questo mondo dualistico.




AVVISO: SABATO 12 MAGGIO NON VI SARA’ LA SEDUTA DI MEDITAZIONE A S. ANDREA DI COMPITO. LE SEDUTE RIPRENDERANNO SABATO 19 MAGGIO, ore 15,30.



NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK.  Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.itse vuoi essere ammesso.



PUBBLICITA’: CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , mercol. e ven. , ore 19,30-21. CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione e orari, lunedì e mercoledì.

Per informazioni  e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/




venerdì 23 marzo 2012

SORRIDERE



“Qualunque sia il limite del Nirvana

Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara  ) .

Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro

E nemmeno la cosa più sottile”

 (Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)



‘La pacificazione di ogni oggettivizzazione e la pacificazione dell’illusione. Nessun Dharma fu insegnato dal Buddha, in nessun tempo, in nessun luogo, ad alcuna persona’

(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)




‘Ci sono parole che hanno potere’ scrivevo nella News precedente. Ci sono atti che hanno potere, too . Sorridere è uno di questi atti. Ho già scritto altre cose sul sorriso interiore ma non è mai troppo scrivere su qualcosa che è così connaturato alla meditazione buddhista e nel contempo allo star bene personale.

Ho subito di recente un lutto, la morte di mia zia, una zia con cui ho vissuto gomito a gomito negli ultimi sette / otto anni e con cui ho condiviso tante cose. Non ultima la sua agonia. Quello che le faceva bene, lo vedevo, erano il mio sorriso e le mie carezze. Non siate mai avari di sorriso e di carezze verso le persone care e verso le persone in difficoltà. A volte si ha ritrosia a fare una carezza, ma questo è uno sbaglio assoluto. Come la mano della mamma che da piccoli ci passava sulla fronte prima di dormire (me lo ricordava mia sorella, giusto qualche giorno fa), così una carezza ci riporta a quei dolci primordi della nostra vita in cui eravamo totalmente dipendenti dall’amore degli altri. Allo stesso modo una carezza ad una persona che sta male ha anche un, sia pur minimo, potere curativo. Allo stesso modo il sorriso e, perché no, anche lo scherzo? Tutto quello che può sollevare l’animo di chi è in difficoltà…

C’è il sollievo quando una persona termina le sue sofferenze, sollievo a cui, dopo breve, subentra la mancanza. Le persone care ci mancano, è indubbio. Vuol forse questo dire che NON ACCETTIAMO? No, noi accettiamo totalmente il ciclo di nascita e morte ma proprio questo ciclo ha una durata e una sedimentazione di rapporti umani, e questo produce un vuoto, una vacuità, un’assenza emozionale. Ci fu un monaco a cui fu rimproverato da qualcuno di piangere per una persona cara (un amico? Un genitore? Non ricordo) e quindi di abbandonare, apparentemente , l’equanimità. Lui diede questa risposta: ‘ Se non piango per una persona cara, per chi devo piangere?’ E quando morì il Buddha, molti monaci e dei (deva) piansero per la scomparsa di questo Grande, scomparsa che sicuramente lasciava un grande vuoto di insegnamento e di condotta di vita. Pure, fu loro dato come risposta l’insegnamento del Tathagata. ‘Tutte le cose condizionate sono della natura di decadere; praticate instancabilmente’ . Queste, dice il Mahaparinibbana Sutta , il Sutra della Grande Estinzione, furono le ultime parole del Buddha. Subito dopo, racconta quel testo, “tutti quei monaci che non avevano ancora vinto le loro passioni piansero e si strapparono i capelli… gridando: ‘Troppo presto il Signore benedetto se n’è andato, troppo presto il Benefattore se n’è andato, troppo presto l’Occhio del Mondo è scomparso’. Ma quei monaci che erano liberi dal desiderio sopportarono consapevolmente e chiaramente consci, dicendo: ‘Tutte le cose composte sono impermanenti – a che serve ciò?’

Così stamani me ne stavo in meditazione e sorridevo lievemente. La mia meditazione era il sorriso, la risposta consapevole alla sofferenza. Prilla, la mia gatta, vedendomi in meditazione, ne ha approfittato come al solito per venire a stiracchiarsi e a stirare i suoi unghioli sul mio corpo. Birbante di una Prilla! L’ho guardata sorridendo lievemente ed emettendo amorevolezza nei suoi confronti, senza però limitarla a lei ma emettendola in senso lato. Lei era semplicemente l’essere più vicino nel raggio della mia amorevolezza. Così l’accarezzavo (anche per tenerla ferma e impedire ai suoi unghioli di entrami nella carne) e sorridevo. Era felice e ronfava.

Ecco, sorridere è una meditazione semplice e senza scopo, la più semplice, e non mi stanco di raccomandarla. Ha una valenza spirituale, salvifica e anche salutare. Probabilmente si dice, a livello medico, che produce endorfine. Ma non è questo che ci deve interessare, se non come un piacevole effetto collaterale. Quello che ci deve inmteressare è il sorriso come superamento, senza scopo, del dualismo. ‘Riempirsi di sorriso’ ed emetterlo. Potete pensare a voi come una divinità che emette questo alone ma è ancora meglio emettere e basta e nemmeno pensarvi al centro dell’emissione. Non deve esserci un centro, un ego che emette, questa è ancora la limitazione dei deva o divinità (ecco perché nel buddhismo gli dei o deva, che pure godono della permanenza in una dimensione mentale superiore, sono purtuttavia considerati inferiori a un Buddha e anche a qualsiasi altro essere umano liberato). Se vi immaginate al centro del sorriso, c’è ancora dualismo, voi e gli altri. Se invece pensate all’irradiazione, senza un centro, questa è una cosa che in qualche modo rassomiglia al Nirvana.

DOMENICA 1 APRILE, INTENSIVO DI MEDITAZIONE a S. Andrea di Compito dalle 9 alle 16,30 con sosta per pranzo.
Ogni sabato vi è la solita seduta di meditazione a S. Andrea di Compito, via della Torre 9, ore 15,30.

NOVITA’: E’ APERTO IL NUOVO GRUPPO ‘MEDITAZIONE’ SU FACEBOOK. Registrati su Facebook e scrivi ad asiaticus@teletu.it se vuoi essere ammesso.

PUBBLICITA’: CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , mercol. e ven. , ore 19,30-21. CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione e orari, lunedì e mercoledì.


Per informazioni e molti video sulla nostra attività, visita il sito ‘WUDANG BAGUAZHANG. ANIMAL KUNGFU’ su : http://wudangbaguazhang.altervista.org/

lunedì 5 marzo 2012

LA PAROLA MAGICA

“Qualunque sia il limite del Nirvana
Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara ) .
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro
E nemmeno la cosa più sottile”

(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)


Ci sono parole che hanno potere. Sì, come nella vita quotidiana, dove ogni parola può cambiare i vostri rapporti con gli altri, così nella meditazione vi sono parole che hanno la magia di dischiudervi nuovi scenari. Vi è mai capitato, nella vita quotidiana, di usare una parola o una frase che nelle vostre intenzioni avrebbe dovuto essere scherzosa e che magari ha guastato un’amicizia? Oppure, in senso inverso, usare una parola di incoraggiamento verso qualcuno e notare come avvenga un suo meraviglioso cambiamento? Le parole hanno potere! Provate, come ho già detto altre volte, a mettere una firma su un assegno e ve ne accorgerete. Questo fa capire come la vacuità funzioni: non c’è quasi niente di più insostanziale di una firma, eppure funziona! E’ questa una cosa su cui riflettere. Le cose sono prive di sostanza, eppure funzionano. Il mondo è privo di sostanza stabile, eppure funziona. Un film drammatico è privo di sostanzialità, eppure ci fa star male!

Ci sono due parole magiche (molto più di due, per la verità) nella meditazione e sono, rispettivamente, CONSAPEVOLEZZA e ACCETTAZIONE. Entrambe sono un compendio della pratica meditativa. Mentre la prima è ben nota, della seconda si parla meno, pure è fondamentale. Accettazione è il fine verso cui dirigiamo la pratica, accettazione è la pratica stessa, accettazione è la visione delle cose come sono, accettazione è l’accettazione delle cose come sono.

Questo ci porta a un nodo della nostra pratica. Pratichiamo per sfuggire alla sofferenza, si dice. Ma possiamo noi sfuggire alla sofferenza (e, si badi, non mi riferisco alla sofferenza fisica, anche il Buddha ne soffrì ma l’accettò tranquillamente). Possiamo sfuggire alla sofferenza mentale? Possiamo sfuggire al frequente dolore che sorge nei rapporti con gli altri, al dolore della separazione o dell’abbandono? E se soffriamo, non è questo un fallimento della nostra pratica meditativa? Non è questo che manda all’aria la nostra stessa voglia di fare meditazione?

Come ho detto altre volte, come dico ora, la confusione è il Buddha, la sofferenza è il Buddha, la mente agitata è il Buddha. Ma al di là di queste, che possono sembrare frasi retoriche (e non lo sono) come fronteggiare la sofferenza?

Lontano da me l’idea di dare formule semplici, valide per tutti. Ognuno ha un suo rapporto speciale con la sofferenza, ognuno poi ha livelli di maturità e consapevolezza diversi. Ma è alle persone che hanno una consapevolezza più profonda che dico: se si sa cambiare il punto di vista, quella è l’illuminazione, quella è la realtà ultima. Facevamo un discorso su questo in una recente seduta. Una nostra amica, che medita da anni, diceva, in quella seduta e parlando appunto della sofferenza che viene da certi rapporti personali: ‘E’ la vita quotidiana che è il nostro campo di battaglia!’

_Bene, pensa di essere un soldato su un campo di battaglia, che cosa vedi?

_Vedo morte, scontro, sofferenza.

_Pensa ora di essere Napoleone, in cima a una collina, che cosa vedi?

_ Vedo tutta la battaglia, vedo il tutto.

_ Bene, tu sei nella battaglia, provi dolore, fisico e mentale, perché sei nella tua situazione particolare, nel tuo piccolo. Napoleone non prova le stesse sensazioni, eppure siete entrambi nello stesso quadro!

Non voglio dare soluzioni facili. Riflettiamo su questo esempio e ciascuno trovi la soluzione e magari me la comunichi. E ancora una volta torniamo alla frase di Nagarjuna: ‘Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro (fra il samsara o vita mondana e Nirvana), e nemmeno la cosa più sottile’. Non sarà, allora, che l’illuminazione è semplicemente un cambio di prospettiva, un altro lato della stessa collina?

Mi siedo e mi ripeto nella mente: ‘ Accettazione’. Ma accettazione di cosa? E’ chiaro che mi riferisco alla visione di qualcosa. Di che cosa? Del mondo esterno e di come influisce su di me? Di me stesso? Di come sono?

Qualunque risposta io dia – e volutamente non la do, accettazione implica visione, visione profonda. Non posso accettare quello che non vedo. Certo, mi si dirà, ma se sono in confusione, non riesco a ‘vedere’ . Come no, rispondo. Osserva la confusione e ne saprai certamente intuire le cause.

Accettazione è anche pacificarsi con le cose, con il mondo. Così com’è. E’ come la Storia. Non esiste la Storia del ‘se fosse andata così’ . La Storia è quello che è. Le cose come sono.

E’ a questa pacificazione a cui allude Nagarjuna quando dice: ‘La pacificazione di ogni oggettivizzazione e la pacificazione dell’illusione. Nessun Dharma fu insegnato dal Buddha, in nessun tempo, in nessun luogo, ad alcuna persona’. Un’altra frase misteriosa (?) su cui riflettere.



DOMENICA 1 APRILE, INTENSIVO DI MEDITAZIONE a S. Andrea di Compito dalle 9 alle 16,30 con sosta per pranzo.

Ogni sabato vi è la solita seduta di meditazione a S. Andrea di Compito, via della Torre 9, ore 15,30.


PUBBLICITA’: CORSO DI TAIJIQUAN E MEDITAZIONE PER LA SALUTE, Piazza S. Francesco (Lucca) , mercol. e ven. , ore 19,30-21. CORSO DI KUNGFU (BAGUAZHANG, XINGYI, TANGLANG, YONGCHUN (Wingchun) , stessa locazione e orari, lunedì e mercoledì.

sabato 28 gennaio 2012

PERCEPIRE IL DUALE COME NON-DUALE

“Qualunque sia il limite del Nirvana
Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara ) .
Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro
E nemmeno la cosa più sottile”

(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)


Idealmente questa è la continuazione del precedente testo sulla ricapitolazione. Lo sto scrivendo durante una pausa del ritiro annuale di cinque giorni, un ritiro che si sta svolgendo senza risultati, quindi con un grande risultato. Si svolge, dunque, sulla base dell’osservare, del vedere che proprio il non-risultato è il risultato. E’ questa una cosa difficile da fare, la vera religione. Come si può essere più religiosi di chi sta così, senza sapere a che santo votarsi, capace di stare un’ora o tre quarti d’ora o mezzora semplicemente seduto, senza aspettarsi niente, sapendo appunto che non vi saranno risultati, che non c’è nessuno a cui rivolgersi, se non noi stessi?
“Io prendo rifugio nella vacuità [=la VUOTEZZA] di tutti i fenomeni e di tutti i concetti che è il Buddha”.  Molti principianti pensano che lo scopo della meditazione sia quello di raggiungere il vuoto. E sia. Ma questo ‘vuoto’ che significa? Vuol dire ‘assenza’ , non presenza. Molte persone, principianti e non, praticano meditazione sperando, più o meno consciamente, di arricchire la propria personalità. Alcuni si spingono oltre aderendo a questa o quella corrente, Theravada o Mahayana che sia e quindi praticando quel dualismo che significa ’io [noi] e, fuori da me, il resto del mondo’, in ciò non troppo dissimili dal dualismo di cattolici e musulmani. Ma non c’è illuminazione o liberazione nella dualità.

C’è però un modo, l’andare oltre, il superare il dualismo. Ma questo sembrerebbe riproporre un altro dualismo, solo di un gradino superiore (superamento del dualismo contro dualismo) . E allora, l’andare oltre il dualismo non può che avere come base il dualismo stesso. ‘Ma che dice questo?’, vi starete dicendo. Cercherò di spiegare.

Quando, durante la pratica, ci si accorge che la testa è piena di pensieri, che stiamo progettando, calcolando ecc., viene lo scoraggiamento. ‘Non sono buono, non sono capace, la meditazione non fa proprio per me’. Ma se si avesse un po’ di attenzione a guardare L’ALTRO LATO DELLA COLLINA o meglio a guardare le cose da un’altra prospettiva, si vedrebbe che noi stiamo in effetti realizzando qualcosa, cioè l’assenza di risultati. Se noi guardiamo a questo con attaccamento, questo si risolverà in sofferenza, sconforto, disgusto. Ma se noi guardiamo a questo senza attaccamento, vedremo che siamo arrivati giusto dove volevamo andare. Qui c’è il vuoto, qui l’assenza. Giorni fa un amico mi diceva: ‘Io non sono così bravo come te nella meditazione’. Ma quale bravo? Lui per me è un Buddha, uno che sa di non avere risultati. Lo stesso dicevo oggi a un altro amico che era qui a praticare. Tutte persone molto modeste, la figura del praticante ideale. Io ho letto un mucchio, io scrivo, io organizzo… chi è più un Buddha, loro o io? Un Buddha è un semplice anche se, come già detto, un semplice non è necessariamente un Buddha. Anche qui occorre sapere, sapere cosa guardare. Mi viene in mente una storia narrata da De Mello, di un esploratore che, in una tribù indigena, scoprì dei sassolini con cui giocavano i bambini e che erano in realtà diamanti. Con questi fece una fortuna. I membri della tribù semplicemente non sapevano cosa guardare. Allora, se si sa guardare, si vedrà che siamo già dove volevamo arrivare.

Un mio caro amico, con cui, anni fa, ho condiviso le prime sedute di gruppo qui a S. Andrea, mi scrive:

‘Grazie per le tue parole. arrivano al punto giusto. anche se il concetto di base lo capisco solo col cervello e non lo sento dentro come realizzazione.
Un testo da rileggere più volte... se avrai voglia di ampliare, benvenuto!

Ma la mia insoddisfazione nasce principalmente dal fatto che durante il tempo dedicato alla meditazione passo dall'iperattività della mente (pensieri in cui mi perdo) direttamente alla letargia (sempre pensieri ma più di tipo onirico). Non riesco a stare nell'oggetto di meditazione, quindi alla fine non "medito", in un certo senso, ma rivivo il passato e programmo il futuro o semplicemente fantastico, attività interrotta da momenti in cui ne divento consapevole e ritorno all'oggetto primario, per ripartire quasi subito dopo con l'attività di cui sopra. Ultimamente cerco di concentrarmi proprio sull'insorgere dei pensieri, per accorgermene prima che mi portino via, ma il più delle volte questa attenzione è vana e mi ritrovo nel vortice senza accorgermi.da qui la frustrazione, il senso di inutilità. C'è il desiderio, non di ottenere uno stato particolare, ma semplicemente di essere presente (beh sotto sotto c'è il desiderio che questo porti a qualcosa di più profondo, come un benessere, una sensazione di connessione, addirittura una realizzazione) ma questo desiderio è in fondo il desiderio della liberazione; quindi alla fine c'è uno scopo al senza-scopo, cioè qualcosa che spinge a mettersi in cammino e continuarlo.
beh niente sto razionalizzando ciò che va solo sentito, forse…--

Questa è la lettera di un meditatore onesto. Secondo me basterebbe che guardasse con più attenzione quello che gli sta succedendo, per capire che quella discorsività, quella confusione sono proprio quello che è l’illuminazione. Ancora una volta: “Qualunque sia il limite del Nirvana / Quello è il limite dell’esistenza ciclica (samsara).

Non c’è nemmeno la più piccola differenza fra loro / E nemmeno la cosa più sottile” (Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25). Ma questa frase, così importante, la leggiamo senza capirla realmente.


DOMENICA 5 FEBBRAIO, INTENSIVO DI MEDITAZIONE a S. Andrea di Compito dalle 9 alle 16,30 con sosta per pranzo.

Da venerdì 2 Dicembre, ore 21,15, è iniziato un corso di meditazione anche a Lucca. 

Indirizzo: via del fosso 132, a dx uscendo da piazza San Francesco, verso via dei borghi, lato dx. , campanello F.Donati. Poi il sabato vi è la solita seduta di meditazione a S. Andrea di Compito, via della Torre 9, ore 15,30. 

LIBRI CONSIGLIATI: Jack Kornfield, Il cuore saggio. Una guida agli insegnamenti universali della psicologia buddhista, Corbaccio editore. Potete richiederlo o ordinarlo in libreria.
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
______________________________________
CHIUNQUE E’ BENVENUTO
______________________________________
Visit the Kungfu site "Wudang Baguazhang"
http://wudangbaguazhang.altervista.org/