(Continuazione dal numero precedente)Trasferiamo l'uso del tetralemma, nella sua forma positiva, all'idea di Dio.DIODio esiste (E)Dio non esiste (N)Dio sia esiste che non esiste (EN)Dio né esiste né non esiste (NN)E) [=Esiste] Questa affermazione è sottoposta alla ‘domanda del bambino'. Se Dio esiste, chi lo ha fatto? E se c'è qualche altra entità che lo ha fatto, chi ha fatto questa seconda entità? E così via, in un infinito regresso.N) [ = Non esiste] . Anche quest'affermazione è difficile da accettare. L'universo o tutto, esiste, è un dato di fatto, e questo fa pensare a una creazione da parte di qualche entità. Ma questo è assurdo, vedi E qui sopra.EN) L'affermazione che Dio esiste e non esiste allo stesso tempo ci sembra assurda.NN) L'affermazione che Dio né esiste né non esiste ci sembra ugualmente assurda.Le prime due affermazioni fanno parte della logica aristotelica e corrispondono al modo di pensare della realtà convenzionale in cui viviamo. Logiche come sono, pure ci appaiono estreme. Sono quelle che portano all'intolleranza, sia da una parte che dall'altra, che portano alle guerre e al fondamentalismo in generale sia religioso che ateo. Nella loro apparente concretezza ci parlano di fantasmi: Dio c'è, Dio non c'è. Questo è il dualismo che esiste nella logica ‘normale' . Può questo dualismo dare una chiave di lettura riguardo a (chiamiamolo così per convenzione) l'esistente? Non pare.Le ultime due affermazioni sono altrettanto assurde come le prime ma su un piano diverso. La loro logica non è più aristotelica ma, diciamo così, mistica. Nella loro assurdità incomprensibile esse si pongono in una via di mezzo ineffabile cioè inesprimibile, dando un'intuizione apofatica, negativa, silenziosa, di qualcosa che non può essere espresso razionalmente. E' la logica del mistico, è una logica anch'essa, non è tuttavia la logica che usiamo tutti i giorni. E' la logica del Madhyamaka o Via di Mezzo. In questa logica si situa tutto ciò che nella realtà ordinaria appare contraddittorio e paradossale, tutto ciò che riporta all'unificazione degli opposti.Da quanto esposto sopra si può capire l'importanza della cetovimutti o liberazione della mente. Poiché tutte quattro le affermazioni sono assurde, tutte quattro vanno rifiutate. Altrimenti non vi sarebbe liberazione e la mente rimarrebbe ingombra con qualche tipo di ciarpame, sia pure sottile. Pure, pure... pure è indubbio che la posizione apofatica, silenziosa, negativa di EN, NN,, è quanto di più vicino esista all'intuizione mistica. Essendo però anche EN e NN delle affermazioni, anch'esse vanno abbandonate, e questa è la logica madhyamika. Nagarjuna, seguendo fedelmente ed elucidando il sentiero del Buddha, illustrò il Sentiero di Mezzo mostrando come ogni affermazione sia erronea, in sé contraddittoria, logicamente non difendibile e quindi da abbandonare. Egli non esitò a distruggere pure le idee (idee) sul Buddha e sul Nirvana e a dimostrare così la loro intenibilità. Con ciò si spiega quello che a volte dico in conversazione: che cioè il Buddhismo è l'unica religione suicida nel senso che è l'unica che giunge a negare se stessa.CONCLUSIONE. Apparentemente tutto questo può sembrare una speculazione filosofica. In realtà esso è un derivato dalla pratica meditativa dove ci si accorge che si sta pensando e che tutto questo pensare è un ciarpame che ingombra, sporca la mente. Quello che non capiscono molti è che anche il pensare spirituale è puro ciarpame. Si può usare il ragionamento per distruggere questo ciarpame ed è quello che faccio in queste note. La creazione di giudizi e punti di vista, tipica del mondo convenzionale dove ha anche una sua necessità, non può avere nulla a che fare con la mente pura, purificata, resa libera. L'entrata in contatto con l'assoluto può avvenire solo quando il vuoto (della mente) entra in contatto con il vuoto (del mondo) . L'entrata in contatto con l'assoluto può avvenire solo quando si entra in contatto vero (cioè privo di idee, preconcetti, eredità varie del passato sia personale che storico) con il non-assoluto che è la vita di tutti i giorni. Da qui l'importanza che il Buddha e Nagarjuna hanno dato all'eliminazione dei punti di vista. E questo dobbiamo farlo anche nella vita quotidiana. Poiché però nella vita quotidiana i punti di vista e i giudizi sono talvolta necessari e ci vengono richiesti dal mondo, dobbiamo almeno renderci conto che stiamo esprimendo punti di vista, non verità assolute. E questo richiede che cosa? CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA. D'altra parte arrivare alle cose come sono, a una visione pacificata con esse, richiede ACCETTAZIONE, ACCETTAZIONE E ACCETTAZIONE. Le cose come sono sono già qui. Si tratta solo di non negarle ma di accettarle. In questo senso tutte le ricerche spirituali e tutti i turismi spirituali sono ridicoli.
sabato 11 dicembre 2010
Non dare nomi a dio
sabato 20 novembre 2010
mercoledì 27 ottobre 2010
IL TUTTO
Quello che volevo dire, nei due testi precedenti (Bisogno di metafisica; Dio), è che è necessario, per una corretta ‘Liberazione della mente' (cetovimutti ) osservare che i concetti ingenui che provengono dal mondo pastorale medio-orientale (un mondo dove il pericolo era fortemente e costantemente percepito e dove il bisogno di protezione da parte di qualche entità superiore era molto forte) si sono sviluppati in Occidente creando un attaccamento potente a questa idea. Si è persa di vista l'idea del Tutto, di cui facciamo parte, per sostituirlo con una creazione immaginaria dotata di tutti gli attributi umani (sentimenti, passioni ecc. ).Quello che invece voglio qui ribadire è che non abbiamo alcun mezzo conoscitivo su questa presunta entità mentre possiamo invece osservare che ‘tutto questo esiste anziché no' e prendere atto che solo questo abbiamo modo di conoscere. Sarà forse panteismo o sarà solo un senso di rispettoso silenzio verso l'esistente con esclusione di ogni altra idea metafisica, ma di fronte a questo ‘tutto' ogni altra idea dualistica appare meschina. Un amico mi ha chiesto che cosa voglio dire con dualismo. Si possono voler dire tante cose ma nel caso della metafisica io dico che se Dio (e prendo questo termine come un termine di comodità) è onnipotente sia in senso spaziale che temporale, il tutto di cui facciamo parte e che è l'unica cosa che realmente possiamo conoscere, manifesta una realtà che è già perfetta e assoluta in sé. Quest'ultima frase mi porta anche a fare un'altra osservazione: i mezzi di conoscenza umani sono potenti ma allo stesso tempo limitati.Non abbiamo alcun modo di definire quello a cui semplicemente non arriviamo. Per questo è presunzione dare nomi (Dio) anche perché la mente umana tende subito a reificare, a ‘cosizzare', a creare fantocci immaginari (questo volevo dire parlando di bestemmie e in questo senso mi associo al detto cristiano: non nominare il nome di Dio invano, estendendolo a' non lo nominare per nulla' e per questo cito così spesso la famosa frase di Wittgenstein) . In sé il concetto di Tutto include tutto ed il bello è che è già qui, qui ed ora. Se il tutto è tutto, OK, siamo nella perfezione (con tutta la sua imperfezione) , le cose come sono.E allora trovo buffe certe frasi che mostrano come la mente non sia affatto libera ma ancora insozzata da creazioni ridicole: il mio dio, dio nostro padre, l'Onnipotente (cioè in qualche maniera una persona). Queste sono davvero bestemmie. Anche il semplice dire: 'Credo in Dio' è assurdo poiché come si fa a non credere al tutto, all'esistente? Oppure si dice: l'amore di Dio. Cosa c'è da amare nella realtà tutta, con il suo bene, il suo male ecc., con tutto insomma, perché evidentemente il tutto comprende tutto, compreso il male, il brutto ecc.. Se dio ha creato il tutto si può scegliere una sua parte contro un'altra parte? Questo è dualismo, bellezza! Sarebbe come dire a qualcuno: io di te amo la bocca ma odio il naso; io parteggio per la tua bocca ma non per il tuo naso. Sì perché quando si dice così, ad es. credo in Dio, si intende che si parteggia per Dio. Ma contro chi? Contro una sua parte (il male ad es.)? O c'è un'entità uguale a Dio che lo combatte (ma allora abbiamo due dei)? Non ci si accorge di quanto la nostra mente sia ancora inquinata dal pensiero primitivo medio-orientale che trovò forse la massima espressione in Mani, fondatore del manicheismo. Per lui l'Universo era un campo di scontro tra la luce e l'oscurità, e questo a sua volta risale a Zoroastro ecc. Quando cresceremo, abbandonando il pensiero dualista infantile?Il Buddhismo è molto più avanzato nel modo di pensare. Il Buddhismo non individua entità ma fenomeni, non prende posizione sull'origine dei fenomeni stessi ma ne spiega il funzionamento. Ad es. nella meditazione non si è interessati al contenuto di un pensiero ma al funzionamento: al fatto puro e semplice che si sta pensando. Il Buddhismo (o meglio: la visione profonda) non vede cose sostanziali, durevoli, ma fenomeni in evoluzione. Non vedendo cose sostanziali esso usa un metodo di ragionamento speciale chiamato tetralemma (catuskoti ) per analizzare le sole quattro possibilità logiche.Nella logica, da Aristotele in poi, si dichiara che esistono solo due possibilità riguardo all'essere: una cosa è o non è, è vera o è falsa, non è dato che sia vera e falsa insieme o che non sia né vera né falsa. Il catuskoti invece esamina tutte le quattro possibilità, il che è ovviamente in direzione di un pensiero mistico. E' un dato concorde di tutti i mistici la dichiarazione dell'unità degli opposti, da cui nasce una serie di paradossi. Applicando il catuskoti all'idea di Dio ad es. , noi troviamo le quattro possibilità: esiste (E), non esiste (N) , esiste e non esiste (EN) , né esiste né non esiste (NN). Le prime due fanno parte del pensiero assolutista che possiamo identificare con il credente e l'ateo. Le altre due portano a una posizione relativista e pragmatica, quella che si chiama Via di Mezzo (Madhyamika) dove gli assoluti vengono evitati per una via mediana. Perché ho definito questa posizione pragmatica? Perché era un pensiero del Buddha storico evitare le affermazioni metafisiche assolutiste e cercare ciò che porta alla libertà (o liberazione) : non si è liberi (o liberati) quando si parteggia per qualcosa, anche solo per un'idea contro un'altra idea. Questa è la posizione del Buddha che si trova ad es. nel Sutta Nipata , considerato universalmente uno dei testi realmente più antichi del Buddhismo.Nagarjuna, forse il mistico e logico buddhista più famoso, nella sua opera massima, il Mūlamadhyamakakarikā (‘Le Stanze del Cammino di Mezzo', abbreviato in MMK) riprese il tetra lemma classico in due maniere diverse, una positiva e una negativa. Riguardo al problema della realtà delle cose, ad es. egli formulò così le quattro asserzioni del tetralemma (la traduzione è quella di Tsong kha-pa, le parentesi mie):MANIERA POSITIVAOgni cosa a] è reale e b] non reale,
c] sia reale che non reale
d] né reale né non reale.
Questo è l'insegnamento del Signore il Buddha
(MMK XVIII.8)Riguardo alla proposizione che il Buddha esista in assoluto, quindi anche dopo la morteMANIERA NEGATIVANoi non asseriamo ‘vuoto'
Noi non asseriamo ‘non vuoto'
Noi neppure asseriamo entrambi né nessuno dei due.
Essi sono asseriti solo per lo scopo di designazione.
(MMK 22, 11)
Applichiamo questo tipo di logica all'idea di Dio. Che cosa otteniamo?
[Al prossimo numero, conclusivo di questa serie]AVVISO. QUESTO SABATO, 30 ott., VI SARA' MEDITAZIONE (nonostante avviso contrario dato a voce).Non vi sarà invece nei due sabati successivi. Normale meditaz. : ogni sabato, ore 15,30. Chiunque è il benvenuto.
DIO
Torno alla celebre domanda che è alla base di ogni ricerca filosofica o religiosa. "Perché tutto esiste invece che no?"
La risposta data convenzionalmente nel Medio Oriente e poi in Occidente è stata che c'è un'entità superiore, chiamata normalmente Dio, che è il creatore di tutto. La stessa esistenza del tutto viene presa a prova dell'esistenza di questa entità, Dio.
A questo l'ateo oppone normalmente qualche facile domanda. "Se Dio è un creatore, chi ha creato Dio?" che poi è la prima domanda semplice che fanno a volte i bambini.
Un inciso. Perché affronto ancora una volta questo argomento- continuando così il numero del Giugno scorso intitolato ‘BISOGNO DI METAFISICA'? Perché è, inevitabilmente, quello su cui si va a finire come si comincia a parlare di ricerca spirituale, di religione, di misticismo. Mi trovo spesso a ricevere domande su questo argomento. Una volta avevo un atteggiamento negativo verso ogni domanda su Dio. Era facile rispondere con la ‘domanda del bambino' e mostrare l'inconsistenza di questa domanda. Però... però...'Perché, allora, tutto esiste invece che no?" mi ronzava nella testa.
La risposta data da certi Buddhisti (da certi Buddhisti) , risposta semplicemente negativa o basata sulla conoscibilità del mondo in cui viviamo in base alla semplice legge della causalità (Y esiste perché esiste X, X esiste perché esiste Z, Z esiste perché... ecc.) pur dando una risposta pragmatica e operativa, mi sembrava in qualche maniera insufficiente e poi, in ultima analisi, sembrava riportare, in fondo in fondo, alla causa teista: ‘C'è una causa ultima, origine di tutte le cause' (a cui però, inevitabilmente si riproponeva la ‘domanda del bambino: ‘ Se è una causa, qual è la sua causa?") . Un guazzabuglio, insomma. A questo la religione oppone il dogma del MISTERO. Ma mistero vuol dire qualcosa di cui non si può dire niente e invece si continua a dare un nome (DIO) personificando il mistero come entità e da questo nome sorgono tutta una serie di attributi che sono, altrettanto inevitabilmente, solo delle proiezioni della mente umana dovute alla paura della morte e alla credenza in un sé stabile. Questi attributi, che nella chiesa cattolica sono stati portati all'estremo, sono che essendo Dio il creatore di tutto , esso è nostro padre e se è nostro padre è buono ecc , ecc. , tutte cose insensate come dimostra facilmente la realtà spesso crudele, ingiusta e discriminatoria in cui viviamo. Ma anche restando agli assunti di base, la ‘domanda del bambino' pone una severa critica ad ogni asserzione.
Ma insomma, ho io una risposta a questo dilemma (Dio c'è; Dio non c'è?) . Sì, ho una risposta. La mia risposta viene dalla pratica meditativa dell'ACCETTARE, pratica che in una sola parola riassume in sé un metodo e un fine, eliminando il dualismo di molte pratiche religiose. ACCETTARE è la mia parola magica ed è una parola MISTICA perché in essa tutto è contenuto, domande e risposte. E' di una banalità assoluta come si conviene alla banalità del mondo e di una complicazione assoluta, come si conviene alla complicazione del mondo.
Sì, perché essa pone dei problemi. Pone il problema di indagare la realtà del mondo, le forze che lo muovono. Ma, come diceva il Buddha, il mondo è tutto in questo corpo nutrito con il cibo, alto tanto e durevole tanto: con questo volendo dire che non si può prescindere dal contatto dei sensi con la realtà fisica. Perciò occorre la VISIONE PROFONDA, visione che è basata sulla percezione del rapporto, dei CORRIDOI SENSORIALI che si creano fra i nostri sensi (ivi inclusa la mente) e il mondo.
Perciò:CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA, CONSAPEVOLEZZA > ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE. Perché non si può accettare ciò di cui si è inconsapevoli. La visione delle COSE COME SONO è, ancora una volta, sia metodo che scopo della meditazione di visione profonda (Vipassana) .
Ma se metodo e scopo coincidono (le cose come sono) , questo significa che NOI SIAMO GIA' DOVE VOGLIAMO ARRIVARE. E a questo punto, se già siamo dove dobbiamo andare, questo non ha più neanche bisogno di essere concettualizzato e neppure ha bisogno di un nome (Dio) . Anzi, sovrapporre un concetto alla realtà ultima è una vera e propria bestemmia (e proprio quelli che credono di essere più religiosi sono i massimi bestemmiatori) . LE COSE COME SONO, LA REALTA' COM'E' è tutto quello che c'è e che ci serve. Chiamiamolo IL TUTTO, se vogliamo. E non possiamo applicare alla realtà massima, ultima, concetti come quelli temporali (un prima in cui qualcuno ci creò) o un CHI. Sono concetti della mente umana e come tali vuoti e del tutto insufficienti.
Questa è la mia visione profonda. ACCETTARE COME REALTA' ULTIMA CHE NON C'E' UNA REALTA' ULTIMA nel senso che comunemente viene ascritto a questa parola ma che QUESTA REALTA' ULTIMA E', SEMPLICEMENTE, LA REALTA' ORDINARIA ( in un prossimo numero dimostrerò meglio questo basandomi sul cosiddetto tetralemma o catuskoti (pronuncia :*ciatuskoti) buddhista) . Voglio però mettere in guardia: Accettare le cose come sono non significa che non dobbiamo fare niente, perché il mondo convenzionale in cui viviamo è dualista e quindi crea discriminazione, conflitto e illusione. Accettare questo dualismo è necessario ma è anche insufficiente. La meditazione per vedere quello che c'è davvero (il Nirvana) si ripropone perciò come strumento necessario.
Abbiamo ripreso- ma quando abbiamo smesso?- la meditazione del sabato (ore 15,30) a S. Andrea di Compito, via della Torre 9. Come regola poi riprenderemo anche la pratica di un intensivo al mese, normalmente la prima domenica del mese. Il primo intensivo ci sarà questa domenica, 3 ottobre, dalle ore 9 alle 16,30 (con pausa pranzo e riposo 12,30-14,30). Chiunque è il benvenuto. Corsi e intensivi sono gratuiti.
lunedì 21 giugno 2010
IL BISOGNO DI METAFISICA
Cerco di tenermi alla larga dalle discussioni metafisiche ma sempre più incappo in persone che mi fanno dichiarazioni assolutiste, convertitiste o comunque metafisiche. E' davvero un bisogno umano, creare idee rassicuranti. Per conto mio a volte mi diverte lasciarmi coinvolgere. E' un gioco.
Stamani arriva un amico che non vedevo da un po' e mi dice che da qualche tempo, pur non credente, frequenta il gruppo valdese di Lucca. Mi parla di loro e mi dice che, al contrario della Chiesa cattolica, loro pensano che conta solo il rapporto personale con Dio. Ho conosciuto io stesso un professore valdese e avevo stima di lui; ho visto anche di recente le loro posizioni riguardo la scena politica nazionale e mi sono piaciute abbastanza. Mi sembrano, fra i gruppi religiosi teisti, senz'altro fra i più onesti e meno compromessi con il potere. Questo mio amico mi parlava della loro visione religiosa e ad un certo punto, pur ascoltando con attenzione, mi sono sentito di dire la mia. Un inciso: in questi ultimi tempi non ho più fatto la news per vari motivi: una certa stanchezza di scrivere - scrivere una news fra una cosa e l'altra mi porta via un paio d'ore. La consapevolezza di fare il grillo parlante. La consapevolezza di un discorso difficile che non passa nelle coscienze. La consapevolezza che sempre più la gente invecchia e, invecchiando, si rivolge alle varie metafisiche. E' come la critica ai giovani. "I giovani di oggi sono dei fannulloni, non hanno più rispetto di nulla, non hanno più alcun valore...". Questo discorso, così sintetizzato, sapete chi lo faceva? Anche se è un discorso ricorrente (qualcuno scrive libri su un presunto ‘nichilismo' dei giovani come se questa fosse una categoria uniforme), bene, dicevo, questo discorso viene più o meno così riportato in una tavoletta cuneiforme del tempo di Hammurabi di Babilonia. Allora cos'è cambiato? Quando lo sento fare, io invariabilmente dico al mio interlocutore: ‘Non sarà che sei tu che stai invecchiando?' In fondo ogni generazione ha sempre detto queste cose della generazione successiva. Mancanza di valori (sic!). Come se vi fossero valori assoluti, eterni.
Ma torno al discorso di stamani, poiché è invecchiando, vedendo la morte all'orizzonte, come dico io, che anche i presunti atei si gettano nella metafisica. Allora dico al mio amico: "Ma anche costoro che parlano di un rapporto personale con Dio o come lo vogliamo chiamare....Mi dici che credono in Dio, ok. Ma che cos'è Dio? C'è una bella frase del famoso mistico del ‘300, Meister Eckhart, che dice: ‘Prego Dio che mi liberi da Dio'. Io concordo con lui, ma non è che Eckhart fosse ateo, anzi, era una specie di dottore della Chiesa di quel tempo, ma il fatto è che aveva capito che non si può nominare la perfezione se non facendone inconsciamente un ritratto grottesco. In fondo quando si dice Dio noi in qualche maniera vediamo un vecchio vestito con grossi panni con un gran libro eccetera... Nel migliore dei casi pensiamo a Dio come un essere impersonale con cui possiamo entrare in rapporto o tramite una chiesa o individualmente. Ma che vuol dire entrare in rapporto con qualcuno? Vuol dire poter interrogare e rispondere, una relazione. Ma l'idea di Dio o della divinità o che altro è implicitamente quella della perfezione e la perfezione non può trovarsi in un essere. E la perfezione, per essere assoluta, deve comprendere tutto, ma proprio tutto, bene e male compresi. E inoltre la perfezione non può avere una volontà discriminatoria, che sceglie. Si sceglie quando c'è imperfezione, perché c'è da cambiare qualcosa. Ma se c'è da cambiare qualcosa vuol dire che quello che si era creato era imperfetto, il che mostra già una contraddizione micidiale. Un dio perfetto costretto a scegliere. Il popolo eletto, per esempio, è un'idea del tutto assurda se non ridicola in questi termini.
Se l'idea di un dio, chiamiamolo così per comodità tecnica, è la perfezione, egli non può avere nessuna relazione con noi. Nel senso che non può dialogare con noi, non può accedere alle nostre preghiere. Perché? Perché sarebbe imperfetto, sarebbe imperfezione per lui intervenire a modificare qualcosa. Tutto è perfetto nell'idea di Assoluto. E questa perfezione comprende tutto: il bene, il male, l'amore, l'odio, la pedofilia, l'omicidio.... Un dio perfetto che entra in rapporto con qualcuno o qualcosa vuol dire che modifica qualcosa: un rapporto, una relazione, implica sempre la modifica di qualcosa, anche fosse solo di qualche virgola del mondo. Ma una qualsiasi modifica da parte di un essere perfetto lo denuncia come imperfetto! E' un dio da operetta. Allora io concordo con Laozi quando dice: il Dao che può essere nominato non è il vero Dao. Sostituisci Dio a Dao e ...Concordo con Wittgenstein: ‘Di quello di cui non si può parlare bisogna tacere'.
"Ma anche tu ricadi in questo, nel parlare di quello di cui si deve tacere".
"Sì, per comodità tecnica, uso anch'io questi termini, dio ecc. , ma non sono io a creare questa immagine di Dio. Sono proprio quelli che credono in Dio a bestemmiarlo, a ridurlo a un fantoccio. Si crea questo ectoplasma, che esiste solo nella loro mente, e gli si attribuiscono tutta una serie di qualità - UMANE. Così dio è vendicativo, nella Bibbia. Dio è buono, nel Vangelo. Tutto ciò è limitante, è ridicolo. Se si deve proprio dare un'idea del più vecchio quesito filosofico dell'umanità - perché tutto questo esiste invece che no, bisogna tornare a dire: di quello di cui non si può parlare si deve tacere. Ci può essere un rapporto tra quello che è assoluto e quello che è minimo e inadeguato anche solo a livello di comprensione e espressione quali siamo noi? Se c'è un rapporto può esservi solo un rapporto di contenenza, nel grande è compreso il piccolo, come una goccia è compresa nel mare, ma non di comunicazione. Allora dio, se vogliamo usare questo termine, dio, non si può credere in dio, è un assurdo, perché se dio è tutto è anche questa pietra, è lo spazzolino del cesso, insomma è il tutto, è un rapporto di contenenza, non di comunicazione. In questa grande imperfezione, tutto è perfetto, il bene, il male... ma allora che senso ha anche soltanto parlare di dio, credere in dio? Se proprio volessimo darci un'idea, potremmo pensare alla vita, al fluire che so... ma c'è bisogno di credere nel vivere, nel fluire? No di certo, queste cose vanno avanti da sole, non hanno alcun bisogno di un'interazione con noi. Chi crede in Dio è semplicemente un tifoso... ma un tifoso di cosa, poi? Se dio è l'assoluto e tutto è compreso in lui, si può tifare a favore di una parte contro una sua parte?!? E i cosiddetti libri sacri dicono solo delle corbellerie SCRITTE DAGLI UOMINI per i propri interessi: come quando si legge nella Bibbia che Dio fece passare a fil di spada dal suo ‘popolo eletto' tutti gli abitanti di una città filistea, donne, vecchi e bambini e credo anche animali!!! Così è vero quello che ha scritto qualcuno. Che le uniche informazioni valide che ci possono dare i ‘libri sacri' sono quelle sui loro compilatori.
E' questa una critica religiosa? Sì, poiché sbarazzare la mente da tutte le idee assurde significa purificarla, entrare in sintonia con il tutto così com'è, accettare....
lunedì 4 gennaio 2010
IL POTERE DELLE PAROLE
Non è che le parole abbiano poca importanza. Esse, infatti, hanno il duplice compito di formare da una parte la nostra visione del mondo, anzi, letteralmente, di costruire il nostro mondo e dall'altra di esprimere il nostro mondo nella relazione con altri mondi personali . Le parole servono ad esprimere concetti e la nostra realtà è concettuale. Non a caso i grandi truffatori riescono a creare, per le loro vittime, mondi immaginari e appetibili fatti di parole. Tutti, inoltre, conosciamo il potere della pubblicità. E le parole hanno tanta influenza su di noi che io, da anni, pur non credendovi, ho smesso volutamente e intenzionalmente di leggere o ascoltare gli oroscopi. Questo perché conosco il potere della parola su di me.
Poiché il nostro è un mondo concettuale e quindi fatto di parole, dobbiamo credere al loro potere. Io ho una conoscente che per anni ha maledetto l'ex marito augurandogli un tumore (sic) . Sarà un caso ma quest'uomo è morto davvero di tumore. Può non essere significativo, naturalmente, al giorno d'oggi tanti muoiono di tumore. Però la cosa mi ha fatto pensare. Al tempo del Buddha e un po' in tutta l'antichità le maledizioni venivano prese molto sul serio. E ancor oggi pensate che esperienza tragica può essere venire maledetti da qualcuno!
Il potere della parola è grande anche nella reificazione cioè nella ‘cosizzazione' di concetti. Prendiamo, in politica, l'accezione negativa data da Berlusconi al termine ‘comunista' o a quello di ‘sinistra'. In un'epoca in cui questi due termini sempre meno corrispondono a qualcosa di reale, la cosizzazione / reificazione di un fantasma ha creato davvero un ectoplasma, qualcosa che nella mente collettiva sembra avere sostanza reale. Qualcosa di minaccioso, di pericoloso. Lo stesso vale in senso opposto, anche se a sinistra c'è meno capacità di uso della parola o forse più correttezza. Non si sente in maniera altrettanto gridata l'accusa di fascismo (che sarebbe inappropriata) a chi non esita ad allearsi con forze dichiaratamente neofasciste come Forza Nuova e altri.
Il potere della parola è quello di incapsulare in nomi, di incasellare l'avversario. Demonizzare. Questo viene fatto da entrambe le parti. Un tentativo, quello di Veltroni, di spostare lo scontro e la politica su soglie alte è miseramente fallito. Alla guerra come alla guerra. Non sembra esserci posto per nobili visioni.
Dunque il potere della parola è alto. Chi ha in mano l'informazione televisiva plasma le menti e questo è indubitabile. Non c‘è paragone fra l'informazione visiva e quella scritta. L'informazione visiva viene assorbita passivamente, se non altro perché all'ora di cena siamo tutti davanti ai vari telegiornali. L'informazione scritta richiede, il più delle volte, una partecipazione attiva, se non altro per l'atto di comprare il giornale. Quindi, al di là dei vittimismi, chi ha in mano l'Italia? Chi possiede , direttamente o indirettamente, cinque reti televisive più diversi giornali? Chi possiede dunque la maggioranza delle menti degli Italiani e in particolare delle nostre zie, nonne, nonni a volte figli?
Le parole ci accecano. Non tutto quello che viene detto o fatto a sinistra è sbagliato. Non tutto quello che viene fatto o detto a destra è sbagliato. Certo la visione del mondo dei due schieramenti è diversa ma ci sono aree in cui le due visioni si sovrappongono, concordano. E' bene che le due aree restino distinte, evitando trasformismi, ma questo può evitarci di costruire demoni. L'avversario può essere un avversario ma non necessariamente il nemico.
E' in questo che ci aiuta metta , la meditazione di benevolenza. Ci sono dei personaggi verso cui anch'io provo antipatia, ad es. un certo avvocato di prima linea di cui non faccio il nome. Però è proprio lui con cui cerco di identificarmi quando, in metta , visualizzo la persona, appunto, antipatica. Tra gli animali quello che mi terrorizza è il coccodrillo (ho fatto anche brutti sogni su di esso) . E' con il coccodrillo che mi identifico quando esamino il mondo animale. Perciò metta - benevolenza può aiutarci a cambiare la nostra visione del mondo, a raggiungere una visione più equilibrata. Vi sembra poco? A me fa bene, ha fatto bene, mi ha cambiato.
Il potere della parola lo verifico anche in altre fasi della meditazione. All'inizio io prendo sempre rifugio: ‘Prendo rifugio nella vacuità di tutti i fenomeni e di tutti i concetti...' . Questo è grande. Prendo rifugio nel fatto che tutti i fenomeni e anche tutti i concetti non hanno un contenuto reale, sorgono in dipendenza da altre cose. Queste parole sono liberatrici, hanno un valore soteriologico cioè di liberazione. Prendiamole un attimo in considerazione: ‘ tutti i fenomeni sono vuoti di sostanza intrinseca' cioè la mia stessa vita è priva di sostanza reale, indipendente ed è perciò impermanente, dentro di me vedo, come esempio, un fiore che spunta, vive brevemente e decade, avvizzisce, secca. Questa è la vita e non c'è niente a cui attaccarsi realmente, niente a cui appigliarsi, niente da portarci dietro. Lo stesso vale per i concetti. Non c'è nessuna idea che non sia condizionata, sono tutte prive di sostanza reale. Sì, ciascuna idea, ciascun concetto, ciascun ‘valore' (termine oggi tanto di moda: la crisi dei valori ecc.) . Quindi questa frase, ‘io prendo rifugio nella vacuità di tutti i fenomeni e di tutti i concetti' è liberatrice, crea una visione che libera.
Un'altra indicazione che do alla mia mente nella pratica meditativa è: ‘SENZA SCOPO, SENZA DIREZIONE' . Questo è molto importante. La mia conoscente, di cui parlavo all'inizio, per telefono mi ha detto, quando ha saputo che ero in ritiro di meditazione: ‘ Ma a che ti serve? Non serve a niente' . E aveva ragione. Non deve servire a niente, deve essere senza scopo, senza direzione. Altrimenti ci sarebbe qualcosa da desiderare, qualcosa da afferrare. Il mezzo è lo scopo. In ciò sono d'accordo con Mac Luhan. Questa frase può essre tacciata di creare uno scopo, quello di non avere uno scopo. E' proprio così. Ma poiché non siamo a reificare niente, io so che si tratta solo di un mezzo abile e niente più. E la frase successiva sarebbe: ‘SENZA NEMMENO LO SCOPO DI NON AVERE SCOPO' .
Stare senza scopo significa ACCETTARE, ACCETTARE, ACCETTARE. Accettare la realtà così come si presenta e anche noi stessi così come siamo. Così se, ad es. , la nostra mente è discorsiva, accettiamo che sia così poiché VI SONO CAUSE E CONDIZIONI PER QUESTO. Questa è la terza frase che ci può aiutare a instaurare uno scenario adegato, una struttura adeguata per la nostra meditazione. Così possiamo usare in senso utile il potere della parola.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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