domenica 19 marzo 2006

ARRIVARE DOVE SIAMO GIA’! Meditazione madhyamika.

"Sentirsi tremare i polsi". E' un detto popolare che indica sgomento ed esprime bene un attimo in cui l'"io" si sente perduto. Questa stessa sensazione fisica, in forma positiva, la ritrovo nel tipo di meditazione che vado ad esporre, una meditazione Madhyamika, basata cioè sulla metodologia analitica esposta dal famoso logico e mistico buddhista Nagarjuna (2° sec.d.C. circa) .


Madhyamika vuol dire "la Via di Mezzo" e la sua opera rappresentativa principale si chiama Mulamadhyamikakarika , cioè le strofe del Cammino di Mezzo. In cinese è nota come Zhonglun 中 論 traducibile con "Teoria del Mezzo" o "Discussione sulla Via di Mezzo".


Alcune delle sue affermazioni più note, apparentemente paradossali e che la distinguono da altre tradizioni, sono:




"Qualunque sia il limite del Nirvana
quello è il limite dell'esistenza ciclica.
Non c'è nemmeno la più lieve differenza fra loro,
o la cosa più sottile"


"La Pacificazione di ogni oggettivizzazione
e la pacificazione dell'illusione:
Nessun dharma è mai stato insegnato dal Buddha
in nessun tempo, in nessun luogo, a nessuna persona"


(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)



Non c'è dunque nessuna separazione fra Samsara o mondo corrente e Nirvana, essendo entrambi privi di sostanza stabile e il Buddha non insegnò alcun dharma (qui inteso come realtà oggettiva, essenziale) .


Questa asserzione fa capire che la trascendenza al Nirvana esiste qui nel mondo convenzionale e può esistere solo perché le cose sono vacue di sostanza e quindi in fluire, dinamiche . Cose reali, dotate di sostanza stabile, sarebbero immutabili. Tutto sarebbe pietrificato.Essendo entrambi come incapsulati l'uno nell'altro, Samsara e Nirvana sono la stessa cosa. Paradossalmente occorre praticare per arrivare qui dove siamo già, sia pure con una qualità diversa.


La meditazione che vado ad esporre presuppone una certa familiarità con la pratica seduta. Essa è basata su una ‘parola d'ordine' , quella del NON RISIEDERE, cioè del non lasciarsi afferrare dai pensieri.


Cominciamo con qualche profondo respiro, seguendone il corso in modo che la mente cominci a calmarsi e a concentrarsi. Visualizziamo poi il fatto che il nostro respiro all'interno è collegato con l'aria all'esterno e che spazio interno e spazio esterno sono collegati. In questo SPAZIO si presentano qua e là dei fenomeni: il respirare, il contatto fisico, sensazioni, rumori, pensare. Cerchiamo di essere consapevoli di tutti questi fattori come si presentano qua e là in questa spaziosità. Possiamo aiutarci ripetendo il mantra "PURA ATTENZIONE" . Allo stesso tempo cerchiamo di NON-RISIEDERE in nessuno di essi ed in particolare nei pensieri (che hanno sempre una terribile forza di attrazione, di risucchio) : lasciamo cioè che essi vengano in essere senza reprimerli, sfiorandoli appena, come con il tocco di una piuma. Passiamo così all'incirca una metà del nostro periodo di pratica in questa attenzione, cercando in particolare di cogliere i pensieri più o meno nel momento in cui sorgono.


Ad un certo punto lasciamo però sorgere la consapevolezza che questo NON-RISIEDERE richiede un certo sforzo mentale che non è del tutto naturale. Benché infatti si lasci via libera di sorgere a fenomeni e pensieri c'è comunque una costrizione legata al fatto di NON-RISIEDERVI.E CO Questo, sia chiaro, era assolutamente necessario per prendere le distanze dalla continua prassi di afferramento che la mente mette in atto: stabilire insomma uno spazio fra noi e i pensieri, fare un passo indietro, osservarli da lontano ed al contempo stabilire consapevolezza e concentrazione. Però questo NON-RISIEDERE è un estremo, non è naturale. Non essendo naturale ha poco a che fare con LE COSE COME SONO. Le cose come sono sono il mondo convenzionale così com'è venuto in essere in seguito alla legge di causa-effetto. Quello che è non potrebbe essere diverso, perciò è perfetto in quel determinato momento del tempo-spazio. Vedere le cose come sono significa vedere la legge di causalità all'opera e la conseguente mancanza di sostanza dei processi. Tutto avviene, tutto funziona, tutto è senza sostanza reale. Ho fatto altre volte l'esempio di un film. Ci appassioniamo ai suoi personaggi, ci commuoviamo, eppure sappiamo che non sono reali. Ma funzionano.


In ogni caso quello che è forzato ha poco a che fare con le cose come sono, è un loro stravolgimento. Perciò occorrerà NON RISIEDERE NEPPURE NELLA PRATICA DEL NON-RISIEDERE. Questo si chiama anche NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE.


E come fare?


Semplicemente lasciando andare anche questo sforzo del NON-RISIEDERE. Poché eravate pienamente consapevoli, la consapevolezza non vi abbandonerà. Però abbandonate lo sforzo. E facendolo "lasciate cadere tutto giù" . E' a questo punto che potrete, forse, percepire la vostra energia interna che si dirige, da sola, verso il basso. E' qui che io percepisco il suo passaggio nei polsi e li sento come vibrare. E' qui che potrà verificarsi qualche fenomeno fisico o mentale come vibrazione oppure una sensazione mentale rinfrescante di entrare più in profondità. Vi accorgerete che la mente continuerà in una sua attività produttiva però voi la lascerete fare, ACCETTANDOLA COSI' COM'E' . Non produrrete nessun giudizio su di essa come poteva invece succedere nella fase precedente. E' tipico della mente produrre, vi sono cause e condizioni perché lo faccia, e voi non svilupperete né accettazione né avversione verso questa produzione. Andare contro sarebbe andare contro le cose come vengono in essere, sarebbe quindi andare contro la realtà, la verità.Lasciate che la mente abbia questa sua attività e così facendo la mente non darà alcun giudizio né su questa produzione né su se stessa (e se lo farà lo osserverete spassionatamente) .


Osservando quel che succede vi accorgerete del discorsio mentale ma anche, paradossalmente, del SILENZIO che si è creato. Vi troverete al centro delle cose come devono essere e nello stesso tempo nel silenzio. Avrete insomma fatto tanta strada per arrivare esattamente dove eravate già. Ma la qualità sarà diversa.



Grammatica del vivere


(testo fatto per i miei alunni/scuola elementare)


Come maestro elementare vi ho insegnato la grammatica della nostra lingua. Ad un certo punto vi ho anche introdotto all'analisi logica che, come dice la parola, serve a ragionare, a stabilire chi sia il soggetto, quale il predicato ecc.; vorrei ora introdurvi a qualcosa che si chiama la grammatica della vita.



In questa grammatica occorre partire dall'osservazione. Ricordate quando abbiamo cominciato a disegnare soggetti veri? Vi dicevo: non fate le cose, le persone o altro come ve le immaginate. Va bene anche quello per una fase della vostra vita, ma ad un certo punto dovete cominciare ad osservare.

Cerca di disegnare quello che vedi realmente, non quello che immagini. Così facendo, alcuni di voi, quasi tutti, hanno raggiunto risultati straordinari.

Bene, nella vita sarà uguale e questa la prima regola che possiamo stabilire. Già adesso vi trovate spesso a dipingere la realtà con i colori che preferite. Nulla di male in ciò, anzi. Però occorre sapere che sono i colori che noi, come artisti, scegliamo di mettere. Non sono probabilmente i veri colori. Se coloro la luna di verde devo sapere che ho scelto io di colorarla così. E' una scelta del soggetto che fa l'azione di dipingere. Se però volessimo dipingere le cose come sono davvero, forse il colore lunare sarebbe più grigio, più sbiadito. Prima lezione: le cose non sono come le vorremmo. Devo imparare a distinguere tra quel che c'è realmente e quello che io vorrei che ci fosse.

La seconda regola proviene dalla prima. Questa è una regola grammaticalmente diversa da quelle scolastiche. Per vedere le cose come sono realmente, dobbiamo cercare di usare pochi predicati nominali. Un predicato nominale è dato da un certo tipo di verbi + una qualità. Es.: Cristina è bella, Davide è intelligente, David è creativo, Loriano noioso. Il rischio dell'uso eccessivo di predicati nominali è che li incolliamo addosso alle persone e dopo per noi Loriano sarà sempre noioso, Davide sempre intelligente… e avremo sempre in antipatia Loriano anche quando dica cose non noiose ed ascolteremo con rispetto Davide anche quando dica baggianate… perciò questo ci porterà a parteggiare per questo e contro quello e questo diverrà fonte di conflitti, di scontri. Una mente rischiarata dall'intelligenza della consapevolezza vedrà invece che oggi Cristina ha fatto l'azione X e Lucrezia l'azione Y, senza aggiungervi un predicato, senza dare un giudizio. Questo ci permetterà di conoscere Cristina, Giada o Andrea come realmente sono in quel momento, come persone vere, cioè mutevoli e non come pacchi con sopra un'etichetta. Chi è stato pessimo per noi ieri può essere speciale domani e viceversa. Questo è essere liberi: non dare giudizi se possiamo, non etichettare gli altri.

Terza regola: Vorrei piacere a L. tanto quanto L. piace a me. Ma magari non è così. Magari a L. non piaccio o forse semplicemente ha altre idee. Cosa nasce in me? Frustrazione, forse rabbia. Se questo sentimento di furia mi prende, ecco che L diventa un nemico, qualcuno con cui essere furiosi. Ecco che allora l'amore si trasforma in avversione, rabbia, nella vita talvolta in odio. Diciamo che tutti i casi che vanno a finire sui giornali (violenze, talvolta omicidi, suicidi) vengono da questo: mancanza di accettazione delle cose come sono> eccessiva importanza data a se stessi > lasciare via libera nella mente a tempeste negative per noi e per gli altri. Quante persone hanno distrutto la propria vita e quella di altri per questo motivo? Quante di loro avranno poi riflettuto: Se ci avessi pensato, prima di fare quel che ho fatto! . La terza regola perciò è questa: osservarsi internamente, essere consapevoli di tutto quello che sorge nella propria mente. C'è un modo assai semplice per farlo: se sorge amore sapere che è sorto amore, se sorgono fantasie sapere che sono fantasie, se sorge rabbia sapere che c'è rabbia. Si può immaginare una lavagnetta mentale su cui, con il nostro gessetto mentale, scriveremo: amore, fantasie, rabbia, insomma qualunque cosa sorga nella mente. Qualcuno ha detto: L'uomo è quel che pensa. Questo si vede anche nell'aspetto fisico: chi è gioioso, chi coltiva sentimenti piacevoli è bello; è brutta invece la persona sempre arrabbiata, iraconda, gelosa, violenta o che pensa sempre e soltanto a se stessa ( e quindi è cupa, chiusa). Avete osservato mai queste cose?

Da questo viene la quarta regola: Sulla lavagnetta mentale è bene usare verbi in forma impersonale, all'infinito presente. Perchè questo? Per avere un po' di distanza da ciò che osservo, come un pittore che per rendersi conto di come sia venuto realmente un suo quadro si allontana da esso. Per es., invece di "io penso", usare pensare , notare cioè che c'è una funzione mentale, il pensare appunto. Quindi: pensare, sentire vedere ecc.

Quinta regola: coltivare una mente piacevole, attenta e gioiosa. E' per noi stessi che possiamo farlo. Ma noterete anche il cambiamento negli altri: diverrete come fari splendenti per gli altri che vi staranno intorno, contenti di godere della vostra compagnia. Questo avverrà se smetteremo di pensare a noi stessi, ad essere ossessionati dal nostro io e allora vorremo non prendere, afferrare, ma dare. Attenti a capire che quel tale nostro compagno soffre: aiutiamolo; attenti a non aspettarsi sempre questo e quello ma a dare. C qualcuno, tra noi, che già è così. Chi è così gode dell'amicizia di tutti, è cercato da tutti. L'avete osservato questo, anche nella nostra classe?

Sostanzialmente tutto questo si può riassumere in poche parole: siate attenti e consapevoli ed irradiate gli altri con affetto e comprensione. Allora vivrete felici, accettando la vita com'è.

(Nota). Non ho mai imposto niente delle mie idee ai ragazzi, tanto meno la pratica meditativa. Ma per noi grandi può essere singolare notare come le cose che qui dico a loro sono un breve compendio per la meditazione. In particolare il non usare predicati nominali implica il non sostanzializzare, la non-adesione al dualismo che pretende che esistano entità sostanziali ed assolute(e non relative e dipendenti) come il bene ed il male, la persona cattiva e quella buona. Il rifiuto degli assolutismi è necessario per la liberazione personale ed è stato necessario per la liberazione dei popoli nella storia (anche se in questa, per la mancanza di consapevolezza, ha poi quasi sempre portato a nuovi assolutismi: si vedano la rivoluzione francese o quella russa del 1917).
Le sedute comuni di Meditazione si svolgono ogni sabato pomeriggio, dalle 15, 30 alle 16,30 circa, a S. Andrea di Compito (Lucca) - Via della Torre 9.
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CHIUNQUE E’ BENVENUTO
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