"Sentirsi tremare i polsi". E' un detto popolare che indica sgomento ed esprime bene un attimo in cui l'"io" si sente perduto. Questa stessa sensazione fisica, in forma positiva, la ritrovo nel tipo di meditazione che vado ad esporre, una meditazione Madhyamika, basata cioè sulla metodologia analitica esposta dal famoso logico e mistico buddhista Nagarjuna (2° sec.d.C. circa) .
Madhyamika vuol dire "la Via di Mezzo" e la sua opera rappresentativa principale si chiama Mulamadhyamikakarika , cioè le strofe del Cammino di Mezzo. In cinese è nota come Zhonglun 中 論 traducibile con "Teoria del Mezzo" o "Discussione sulla Via di Mezzo".
Alcune delle sue affermazioni più note, apparentemente paradossali e che la distinguono da altre tradizioni, sono:
"Qualunque sia il limite del Nirvana
quello è il limite dell'esistenza ciclica.
Non c'è nemmeno la più lieve differenza fra loro,
o la cosa più sottile""La Pacificazione di ogni oggettivizzazione
e la pacificazione dell'illusione:
Nessun dharma è mai stato insegnato dal Buddha
in nessun tempo, in nessun luogo, a nessuna persona"(Nagarjuna, Mulamadhyamakakarika 25)
Non c'è dunque nessuna separazione fra Samsara o mondo corrente e Nirvana, essendo entrambi privi di sostanza stabile e il Buddha non insegnò alcun dharma (qui inteso come realtà oggettiva, essenziale) .
Questa asserzione fa capire che la trascendenza al Nirvana esiste qui nel mondo convenzionale e può esistere solo perché le cose sono vacue di sostanza e quindi in fluire, dinamiche . Cose reali, dotate di sostanza stabile, sarebbero immutabili. Tutto sarebbe pietrificato.Essendo entrambi come incapsulati l'uno nell'altro, Samsara e Nirvana sono la stessa cosa. Paradossalmente occorre praticare per arrivare qui dove siamo già, sia pure con una qualità diversa.
La meditazione che vado ad esporre presuppone una certa familiarità con la pratica seduta. Essa è basata su una ‘parola d'ordine' , quella del NON RISIEDERE, cioè del non lasciarsi afferrare dai pensieri.
Cominciamo con qualche profondo respiro, seguendone il corso in modo che la mente cominci a calmarsi e a concentrarsi. Visualizziamo poi il fatto che il nostro respiro all'interno è collegato con l'aria all'esterno e che spazio interno e spazio esterno sono collegati. In questo SPAZIO si presentano qua e là dei fenomeni: il respirare, il contatto fisico, sensazioni, rumori, pensare. Cerchiamo di essere consapevoli di tutti questi fattori come si presentano qua e là in questa spaziosità. Possiamo aiutarci ripetendo il mantra "PURA ATTENZIONE" . Allo stesso tempo cerchiamo di NON-RISIEDERE in nessuno di essi ed in particolare nei pensieri (che hanno sempre una terribile forza di attrazione, di risucchio) : lasciamo cioè che essi vengano in essere senza reprimerli, sfiorandoli appena, come con il tocco di una piuma. Passiamo così all'incirca una metà del nostro periodo di pratica in questa attenzione, cercando in particolare di cogliere i pensieri più o meno nel momento in cui sorgono.
Ad un certo punto lasciamo però sorgere la consapevolezza che questo NON-RISIEDERE richiede un certo sforzo mentale che non è del tutto naturale. Benché infatti si lasci via libera di sorgere a fenomeni e pensieri c'è comunque una costrizione legata al fatto di NON-RISIEDERVI.E CO Questo, sia chiaro, era assolutamente necessario per prendere le distanze dalla continua prassi di afferramento che la mente mette in atto: stabilire insomma uno spazio fra noi e i pensieri, fare un passo indietro, osservarli da lontano ed al contempo stabilire consapevolezza e concentrazione. Però questo NON-RISIEDERE è un estremo, non è naturale. Non essendo naturale ha poco a che fare con LE COSE COME SONO. Le cose come sono sono il mondo convenzionale così com'è venuto in essere in seguito alla legge di causa-effetto. Quello che è non potrebbe essere diverso, perciò è perfetto in quel determinato momento del tempo-spazio. Vedere le cose come sono significa vedere la legge di causalità all'opera e la conseguente mancanza di sostanza dei processi. Tutto avviene, tutto funziona, tutto è senza sostanza reale. Ho fatto altre volte l'esempio di un film. Ci appassioniamo ai suoi personaggi, ci commuoviamo, eppure sappiamo che non sono reali. Ma funzionano.
In ogni caso quello che è forzato ha poco a che fare con le cose come sono, è un loro stravolgimento. Perciò occorrerà NON RISIEDERE NEPPURE NELLA PRATICA DEL NON-RISIEDERE. Questo si chiama anche NEGAZIONE DELLA NEGAZIONE.
E come fare?
Semplicemente lasciando andare anche questo sforzo del NON-RISIEDERE. Poché eravate pienamente consapevoli, la consapevolezza non vi abbandonerà. Però abbandonate lo sforzo. E facendolo "lasciate cadere tutto giù" . E' a questo punto che potrete, forse, percepire la vostra energia interna che si dirige, da sola, verso il basso. E' qui che io percepisco il suo passaggio nei polsi e li sento come vibrare. E' qui che potrà verificarsi qualche fenomeno fisico o mentale come vibrazione oppure una sensazione mentale rinfrescante di entrare più in profondità. Vi accorgerete che la mente continuerà in una sua attività produttiva però voi la lascerete fare, ACCETTANDOLA COSI' COM'E' . Non produrrete nessun giudizio su di essa come poteva invece succedere nella fase precedente. E' tipico della mente produrre, vi sono cause e condizioni perché lo faccia, e voi non svilupperete né accettazione né avversione verso questa produzione. Andare contro sarebbe andare contro le cose come vengono in essere, sarebbe quindi andare contro la realtà, la verità.Lasciate che la mente abbia questa sua attività e così facendo la mente non darà alcun giudizio né su questa produzione né su se stessa (e se lo farà lo osserverete spassionatamente) .
Osservando quel che succede vi accorgerete del discorsio mentale ma anche, paradossalmente, del SILENZIO che si è creato. Vi troverete al centro delle cose come devono essere e nello stesso tempo nel silenzio. Avrete insomma fatto tanta strada per arrivare esattamente dove eravate già. Ma la qualità sarà diversa.