C’è un film di guerra americano in cui si racconta di una pattuglia sottoposta ad una stressante serie di azioni nel Pacifico, contro i Giapponesi. Quando gli uomini sono ormai completamente esausti, sopraggiunge l’ordine implacabile di una nuova azione. Di fronte alla delusione , alla rabbia ed alla sofferenza dei suoi soldati, il loro comandante, anch’egli estremamente provato, dice ad un soldato: ‘ Dobbiamo solo mettere un piede davanti all’altro una volta, poi un’altra volta, poi un’altra volta…’
Questa mi è sempre sembrata una metafora assai efficace della pratica di sati, la consapevolezza. Sei stanco, esausto, non ne puoi più? Metti semplicemente un passo davanti all’altro . Non pensare al futuro, non pensare al passato, metti semplicemente un piede davanti all’altro.
Fuor di metafora: Non disperderti nel passato, non disperderti nel futuro, vivi semplicemente l'attimo presente.
Il passato non c’è più, il futuro non è ancora venuto- né si sa se e come verrà- c’è solo l’attimo presente.
Così anche nelle situazioni più atroci, più insostenibili, non ricorriamo al passato, non fantastichiamo sul futuro, non cerchiamo rifugio nel ‘se’ e nel ‘ma’: viviamo solo l’attimo, limitiamoci a mettere un piede davanti all’altro.
La consapevolezza è proprio questo: vivere attimo per attimo con pienezza e senza aggiungervi interpretazione. E’ solo l’attimo. Stai facendo qualcosa di ‘spiacevole’ me se lo vivi attimo per attimo dov’è che la nozione di ‘spiacevole’ può trovare una base d’appoggio?
Mi capita di vivere una difficile situazione familiare. Succede che in certi momenti nascano le preoccupazioni sul futuro, la mente cominci a fantasticare immaginando terribili scenari, ed è a quel punto che mi dico: ‘Metti soltanto un piede davanti all’altro’. Così facendo, in questi giorni mi sono reso conto di come sia facile affrontare ogni situazione. Stare nella situazione del momento libera dagli incubi del pensato. Vorrei che si cogliesse appieno la potenzialità di questa pratica: il senso di liberazione momentanea che essa dà corrisponde -in piccolo- al ben più grande stato di felicità(se così si può chiamare) che dà la liberazione totale. Più sopra dicevo che, se viviamo attimo per attimo, dove può trovare una base d’appoggio la nozione di ‘spiacevole’? Osserviamo adesso l’incredibile potenzialità di Liberazione che c’è in questa pratica: se portiamo il vivere in consapevolezza , attimo per attimo, al grado di eccellenza, non solo non vi sarà una base d’appoggio per la nozione di ‘ spiacevole’ ! Non vi sarà base d’appoggio per alcuna nozione! Si sarà completamente LIBERI, non toccati dal mondo, pur vivendo pienamente nel mondo.
Come si vede la meditazione non è una ‘fuga dal presente’ come molti pensano. Non è l’oppio dei popoli. E’, al contrario, vivere il presente e- di più- vivere il reale com’è realmente, senza aggiungervi nozioni dualistiche: bello-brutto, buono-cattivo, piacevole-spiacevole. Ma si tratta di viverle senza l’annebbiamento del pensare- per- il- pensare che turbina nelle nostre menti derubandoci della presenza nell’attimo vitale, derubandoci della vita! La vita, in questo modo, è solo un’accozzaglia di fantasie, simili a quelle del sogno. Questo potrà sembrare spiacevole (sic) a chi ama sognare ad occhi aperti: ma provi a ricordare, questa persona, quante volte questi sogni si sono infranti contro la realtà provocando sofferenza!
Per parte mia, giusto stamattina, di fronte al sorgere di pensieri angosciosi riguardanti il futuro, ho percepito pienamente il senso di liberazione che viene dal ‘metti un piede davanti all’altro’.Se metto un piede davanti all’altro e sono lì, semplicemente in quell’ atto, che spazio c’è per la nozione di ‘sofferenza’?
Questo è purificare la mente! Se vivo il presente, attimo per attimo, la mente è pura, è vuota(e piena: di presente),è spaziosa, luminosa. La preghiera è sì, ad esempio, una fuga dal reale: è una pratica dualistica, in cui sono presenti l’oggetto pregato ed il soggetto pregante: in tal modo c’è del tutto evidente, un forte riferimento al sé, all’ego, ai suoi sogni e bisogni. Ma anche nella preghiera può essere portata la consapevolezza: essere ad es. consapevoli delle vere motivazioni per cui prego; notare i cambiamenti( di intensità, fervore, assorbimento) e così via. Ma se non si ha una pratica di consapevolezza vera, efficace, una volta usciti dall’ assorbimento pregante, ci si andrà facilmente a schiantare contro i normali ostacoli della vita quotidiana e la mente si confronterà di nuovo, quasi senza alcuna consapevolezza, con l’astio, l’avversione, la confusione, l’illusione, il desiderio .
domenica 19 febbraio 2006
Passi nella consapevolezza
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