Capita spesso che nelle sedute di meditazione o in altri momenti della vita qualcuno entri in argomenti ‘religiosi' (o ‘politici' o ‘sindacali' o ‘sportivi' ecc.). Capita spesso anche di venire identificato come ‘buddhista' , nel che non ci sarebbe nulla di male, a parte l'uso di un - ismo, -ista che è pericoloso perché serve a incapsulare le persone, a ‘reificarle', cioè a ghettizzarle mentalmente in qualche categoria mentale ...E non ci sarebbe nulla di male se si conoscesse veramente il discorso originale del Buddha, che è un discorso di Liberazione, di Libertà assoluta, anche dalle etichette. Purtroppo si parla a sproposito e perfino nel campo della scuola, dove si dovrebbe avere il privilegio della ‘Conoscenza' (l'ho ‘reificata' usando la maiuscola), non si sa nulla di storia delle filosofie e religioni...Ognuno trasmette la sua visione del mondo, a cui è ferocemente attaccato, senza preoccuparsi di vedere le motivazioni degli altri e tantomeno di vedere realmente le proprie... così si attaccano al giorno d'oggi le ‘sette' senza rendersi conto che ogni religione è una setta (compresa la cristiana ,la buddhista, la musulmana), ogni partito è una setta, ogni sindacato è una setta, ogni squadra di calcio è una setta...E' una setta tutto ciò che invece di rendere liberi crea attaccamento, asservimento, a Gesù, a Dio, al Buddha, a Mohamed,a berlusconi, a d'alema, a fini, alla cgil e così via. Tutto ciò che insomma impedisce l'uso dello spirito critico, della libertà. Chi educa ad es. allo spirito critico nelle scuole? Forse gli insegnanti che insegnano religione? Forse coloro che trasmettono attaccamento alle grandi figure come Gesù, Buddha, Marx ecc.? Il cosiddetto plagio è molto più diffuso di quanto si sospetti . Come insegnante vedo arrivare in prima classe bambini già indottrinati (nel senso veramente peggiore del termine)e vedo colleghi che contribuiscono felicemente a questo indottrinamento, vedo altri che li indottrinano in altre direzioni; io stesso sono sospettato di volere, nascostamente, indottrinare...
Ho un grande rispetto per il Buddha perché lo riconosco come l'unico pensatore veramente libero che ha ricondotto ogni -ismo, ogni forma religiosa, ogni punto di vista a quello di cui realmente si tratta: l'attaccamento al sé, all'ego. Detto questo non ho altro attaccamento per il Buddha. In un'occasione mi è capitato di dire: ‘ faremmo veramente un pessimo servizio al Buddha... se ci preoccupassimo del Buddha'.
Quello di cui ci dobbiamo occupare con impegno è invece quello di essere mentalmente liberi. Il contenuto dell'esperienza di Risveglio che ebbe il Buddha e che hanno avuto tutte le persone risvegliate dopo di lui è quello della libertà assoluta...nessuna paura, nessun condizionamento, niente di niente... la felicità della non-ostruzione, dello spaziare senza ostacoli.
Detto questo ecco il motivo della mia riconoscenza a questo grande uomo. E' dare pane al pane.
Il Buddha disse: il mio insegnamento è come una zattera: serve ad arrivare alla riva della libertà ma se poi ve la caricaste sulle spalle vi sarebbe d'impaccio, di grave peso.
Il suo discepolo, Nagarjuna, asserì che anche ogni insegnamento del Buddha, come tutti i fenomeni del mondo era vuoto di sostanza( e che sostanza può avere infatti l'essere liberi?); egli asserì anche che il massimo della scemenza( non disse proprio così, naturalmente) era attaccarsi a questa vuotezza, renderla di nuovo in qualchemodo una sostanza... Un patriarca dello zen disse: SE INCONTRI IL BUDDHA UCCIDILO, SE INCONTRI IL PATRIARCA UCCIDILO (in senso metaforico naturalmente).
Quale cristiano o musulmano avrebbe questo coraggio della libertà: se incontri Gesù uccidilo, se incontri Dio uccidilo....
Un cristiano non ha quasi nemmeno il coraggio di pensarlo...i condizionamenti sono feroci, si va all'inferno...
Quindi nessun Buddh-ismo e invece buddhismo, nel senso di essere liberi. Ogni volta che ci identifichiamo non siamo più liberi.
Viene il monaco Chandapalo. Ecco la contraddizione, griderà felice qualcuno. Un monaco addirittura! Ecco la setta, la religione, l'indottrinamento...neanche per idea. I monaci in questa tradizione danno solo una metodologia di lavoro. La metodologia della liberazione dalle identificazioni, dagli attaccamenti di ogni tipo. Ma se ci attacchiamo anche ad essa come a qualcosa di sostanziale, non renderemmo un buon servizio al Buddha.
Ancora una volta: quale sostanza, quale dio, quale setta ci può essere nell'imparare ad essere liberi?
sabato 19 novembre 2005
Se incontri il Buddha uccidilo
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